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Al Mig Henri Goetz e l’invenzione del ‘carborundum’ |
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4/03/2015 | Sabato 7 marzo 2015, alle ore 18.00, in Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG. Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” - Atelier “Guido Strazza”, si inaugura la mostra dedicata a Henri Goetz (New York 1909 – Nizza 1989) che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Mirò, Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Bernard accompagnati, rispettivamente, dalla mostra di Renoir in poi, dalla presenza in controcanto di un artista italiano: Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Bucci, Perilli, Raphael e Del Pezzo.
Poiché il MIG convive con la Biblioteca, ogni incontro è all’insegna di “un libro, una mostra”. Questa volta tocca al volume "Exploration", in cui confluiscono un testo di Francis Picabia e 10 litografie originali di Henri Goetz. L'opera, curata da Evrard De Rouvre, è stata stampata a Parigi nel 1947 da Julien Frazier per il testo e da Mourlot per le litografie, per conto delle Editions Pro Francia. Intorno ad Exploration ruota una mostra completa dell’opera di Goetz, selezionata da Giuseppe Appella, ricca di 80 opere datate 1947-1980, che coprono l'intera attività dell'artista, passata attraverso tutte le tecniche conosciute (xilografia, litografia, incisione all’acquaforte e a puntasecca, maniera nera, vernice molle, serigrafia, ecc.) per arrivare, poi, all'invenzione di una tecnica personale, il carborundum, in cui confluiscono disegno, pittura e ogni altro procedimento di stampa fino a quel momento conosciuto. Scrive Francis Picabia: “Goetz: un emozionante scopritore, un uomo monastico alla continua ricerca, come un benedettino in una biblioteca”.
La “tecnica Goetz”, utilizzata fin dai primi anni Sessanta, viene ottenuta con una vernice-collante mescolata precedentemente con polvere di carborundum (carburo di silice) e da qualche tempo con polvere di pomice, della grana desiderata, e quindi stesa col pennello o la spatola su una lastra di metallo o di plexiglas e lavorata secondo i propri codici espressivi, con la possibilità di acquisire variazioni materico-cromatiche delicatissime e brillanti al tempo stesso. L’indurimento della pasta permette l’inchiostratura e la stampa al torchio. A tiratura terminata, la matrice può essere riutilizzata togliendo l’impasto con il diluente. Per queste qualità, nel 1968 espresse da Goetz a livello pratico e teorico nel volume La gravure au carborundum, uscito a Parigi per le Edizioni Maeght, con una prefazione di Joan Mirò che intanto aveva utilizzato in molte sue opere il “procedimento Goetz”, molti artisti (Clavé, Hartung, Soulages, Tapies, Coignard, Masson, Papart), nel corso degli anni, sfruttarono graficamente la possibilità di divulgare il proprio lavoro accrescendolo di una vera e propria componente platica.
Goetz inizia la sua attività di incisore a partire dal 1940. La produzione totale di opere grafiche è stimata a circa 650 stampe, custodite presso il Dipartimento di Stampe e fotografie dalla Biblioteca Nazionale di Parigi.
Nella storia della grafica contemporanea, Goetz occupa un posto di rilievo, non inferiore a quello di Hayter e di Friedlaender e con una componente in più rispetto ai due maestri della scuola di Parigi.
Partito da posizioni realistiche e quindi espressioniste, Goetz ha partecipato a molteplici avventure, da quella surrealista a quella astratta; è stato amico-consigliere-confidente di Hartung, de Staël e Picabia, ha fondato gruppi ed accademie (insegnando a molti giovani non i dogmi tradizionali, le leggi e le formule accreditate, le esercitazioni intellettuali o puramente ornamentali ma l’amore per la libertà interiore, il gusto della scoperta, la conquista di una realtà nuova), ha perseguito sempre una propria linea autonoma di sviluppo, spirito continuamente in movimento, teso ad afferrare le risonanze interiori dell’oggetto.
In questa ricerca rigorosa la grafica ha avuto un peso determinante. I problemi dello spazio e delle loro sintesi di materia e di ritmo, i problemi della luce, vengono affrontati con una purezza che scartando qualsiasi supporto sentimentale (le sue opere non hanno titoli) libera nell’universo un mondo di immagini colme di poesia.
Notizie biografiche
Henri Goetz nasce nel 1909 a New York. Studia a Boston, nel Massachusetts Institute of Technology, alla Harvard University e nella Grand Central School of Art di New York.
Nel 1930 e a Parigi. Con l’amico Victor Bauer scopre le opere di Picasso, Braque, Matisse, Rouault, Klee e Kandinsky e acquisisce familiarità con il freudismo, la politica di sinistra, la scultura primitiva, la poesia e l’avanguardia internazionale. Nel 1936 sposa Christine Boumeester ed insieme espongono al Salon des Surindépendants, Hans Hartung diventa il suo migliore amico: per un anno intero vive nella sua casa e lo incoraggia alla pittura di pura invenzione, sottraendola all'utilizzo di oggetti del mondo reale. Nel 1937 tiene la sua prima personale alla Galeria Bonaparte. Durante il conflitto mondiale, lavora con la moglie nel movimento della resistenza e si rifugia nel sud della Francia dove incontra Nicolas de Staël che con lui e Christine concepisce il suo primo quadro astratto. Intanto, Magnelli, Arp, Picasso, Kandinsky, Picabia, Juan Brea e sua moglie Mary Basso, André Breton, Raoul Ubac, Benjamin Peret, Vieira da Silva, Schneider, Domela, Atlan e Óscar Domínguez sono diventati suoi frequentatori abituali. Ritornato a Parigi, si presenta in una serie di personali, Alain Resnais gli dedica il primo film Ritratto di Henri Goetz, con Christine, Ubac e Folon fonda il gruppo “Graphies”, con Ubac diffonde la rivista “La main à plume”, comincia la sua attività di insegnante che lo vede impegnato all’Accademia Ranson, alla Grande Chaumière, all’Accademia André Lhote, al Conservatorio americano di Fontainebleau, prima di diventare nel 1969 professore di pittura ed incisione all’Università di Vincennes e fondare l’Accademia Goetz. Muore a Nizza nel 1989. Il suo lavoro è presente nei musei di tutto il mondo. Un museo Goetz-Boumeester è stata fondata nel 1983 a Villefranche-sur-Mer.
Portato in Italia da Giuseppe Appella, nel 1971, nel 1973 (antologica dell’opera grafica a Roma, nelle sale de L’ARCO) e nel 1974, l'artista visita la Basilicata: Metaponto, Policoro, Tricarico, Craco, Aliano, Castronuovo e Matera. Proprio nell'attuale Capitale della Cultura 2019 Goetz aveva presentato nell'ambito de La Scaletta di Franco Palumbo, una mostra di 30 pastelli.
La mostra, corredata da immagini e documenti utili a far capire il mondo espressivo di Goetz, rimarrà aperta fino all’8 maggio 2015, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 17.00 alle ore 20.00 (la mattina per appuntamento).
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