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Mig: il fumetto al servizio della fede |
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2/03/2015 | Venerdì 6 marzo 2015, a partire dalle ore 18.00, in Castronuovo S.A., il MIG. Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”- “Atelier Guido Strazza” ospiterà due appuntamenti in cui il libro diventa racconto intriso di arte e religiosità. Il primo incontro avrà come protagonisti Giuseppe Palumbo e Giulio Giordano, autori dei testi e dei disegni del libro a fumetti "I Cruschi di Manzù", edito da Lavieri. A seguire, la seconda parte della serata vedrà la presentazione de "Il Presepe Preghiera" di Raffaele Pentasuglia, pubblicato dalle Edizioni della Cometa. Gli incontri, supportati dal contributo critico di Giuseppe Appella, saranno un'occasione per mettere in nuce il particolare fervore di Giacomo Manzù, il dono dell’amicizia di Don Giuseppe De Luca e Papa Giovanni XXIII, la creatività esuberante di Giordano e Palumbo, l’ateismo che si interroga di Pentasuglia. In ogni caso, le ispirazioni religiose non sono state mai irretite da canoni iconografici preordinati, riuscendo sin dall’inizio a trovare un tramite diretto tra l’enunciazione dell’immagine sacra e la verità dei propri sentimenti.
"Amare senza risposta è l'eterno": questa semplice frase, scritta da Manzù dietro un suo disegno, è il punto di partenza per una riflessione sulla religiosità laica dello scultore, che deriva da una vita vissuta intensamente, nell'amore, come nell'incontro con la morte, da una passione per il contatto con la materia, da un senso forte dell'amicizia e dell'onestà nei rapporti umani, da una ricerca dell'essenzialità del vivere. L'alta religiosità laica di Manzù raggiunse l'acmé proprio nella Porta della Morte per San Pietro in Vaticano, a cui l'artista lavorò con alterne vicende dal '52 al '64. Per lo scultore era giunto il momento di mostrare al mondo la sua idea di pietà laica, per assemblare due facce di una stessa medaglia: il suo essere comunista con il suo cristianesimo di umili origini. In questo senso, nella Crocefissione, posta nel battente destro, emblema è la figura del partigiano, dotata di una semplice e profonda umanità e di un dolore universale. L'opera bronzea, dedicata a Papa Giovanni XXIII, fu realizzata grazie al fondamentale intervento del sacerdote lucano Don Giuseppe De Luca che, in un pranzo in Vaticano a base di pasta e fagioli, voluto da Papa Giovanni XXIII, portò una busta di peperoni rossi essiccati al sole e li fece friggere dalla suora che si occupava dei pasti del Papa. In questo modo, la zuppiera con la pasta e fagioli fu accompagnata dal grande piatto con i peperoni cruschi, lucidi e croccanti, che attrassero l’attenzione del Papa e ne accesero l’interesse al momento in cui li assaggiò. In quello stesso momento, Don Giuseppe disse al Papa del cruccio di Manzù per la “porta” che non andava avanti dal 1947 e il Papa, tra un peperone e l’altro, confermò che sarebbe stata portata a compimento immediatamente. L’episodio, strettamente lucano, ricordato da Leonardo Sinisgalli ne La fo¬glia ’mmesca – e da Giuseppe Appella che ha ispirato gli autori – oltre ad assumere i caratteri di una vera e propria leggenda, è alla base della doppia opera raccontata nel volume “I Cruschi di Manzù” attraverso una formula originale: il fumetto. Giulio Giordano, attraverso i suoi fumetti, eseguiti grazie all’assistenza della Red House Lab – Scuola lucana di fumetto e la direzione di Giuseppe Palumbo, ha brillantemente ripercorcorso tutta la storia della Porta di Manzù senza sottrarsi alla ricerca del sacro, al senso del mistero, alle espressioni del sentimento religioso, alle vitali suggestioni della fede. “Ogni fumetto che fa pensare è fumetto religioso” amava ripetere Domenico Volpi, per oltre vent’anni direttore dello storico settimanale per ragazzi il Vittorioso, affermazione che sembra dilatare il senso della famosa frase di Norberto Bobbio: “La vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa”.
Ciò significa anche che l’arte religiosa non debba isolarsi dal contesto di quella, viva, del proprio tempo, appropriandosi anzi dei fermenti di maggior innovazione che ne consentono un continuo sviluppo. Interpretazioni, queste, piuttosto affini alla poetica di Raffaele Pentasuglia, artista materano che, guardando proprio al fumetto, ha realizzato, per il Museo Internazionale del Presepio "Vanni Scheiwiller", il “Presepe Preghiera”. A Pentasuglia, che ammette di essere ateo, di non riuscire a pregare, interessa la figura umana nelle sue molteplici modulazioni, ma non vuole interpretarla nel modo tradizionale. I suoi personaggi sono tutti bloccati in un gesto o in un cipiglio, guardano titubanti, non vanno verso il Bambino, non portano doni, hanno lasciato il villaggio per i loro traffici quotidiani, si chiedono il perché della luce senza vedere la stella cometa. Proprio come il loro artefice che, con la sola forza delle mani e della creta, non si sottrae alla possibilità di usarli come punto di partenza di una incontro possibile.
A costo di non sentirsi in colpa se i personaggi si muovono sull’onda di una antica passione per i fumetti e il guerriero Asterix, il trasportatore di menhir Obelix, il cane Idefix, il mezzo pirata Grandimais, lo aiutano a muoversi contro Cesare, per spezzare i tanti fili rossi che lo tengono ancorato alla terra. Pentasuglia descrive senza scivolare nella caricatura, nonostante i personaggi rimandino espressioni proprie degli irascibili, dei beffardi, dei guastafeste, sempre presenti nel mondo di Asterix. Affida al modo personale di lavorare la materia le possibilità di reagire alle tendenze formalistiche e artigianali dei suoi predecessori.
Manzù e Pentasuglia, pur così distanti l’uno dall’altro, di fatto aderiscono alla teoria di un cristianesimo globale, non tanto dal punto di vista estetico, quanto da quello etico, perché entrambi sembrano parlare di arte come veicolo di riscatto dell’umanità. La testimonianza offerta da Manzù per un’arte d’opposizione al cattolicesimo gerarchico e repressivo di una Curia che, dalle Crocifissioni e Deposizioni in poi, non fa che ostacolarlo ed attaccarlo, e che, al contrario, si apre in senso universale, testimoniando l’equivalenza del dolore del Cristo con quello del Partigiano nel comune destino di morte, sembra davvero, sotto tale profilo, corrispondere alle 'istanze religiose ed estetiche' di Raffaele Pentasuglia laddove rivendica la difficile autonomia dei due ruoli di arte e fede, destinati a convivere in un complesso ma indispensabile equilibrio. Il prevaricare dell’uno sull’altro, a dirla con Maritain, recherebbe danno alla loro arte.
Gli autori
Giuseppe Palumbo è nato a Matera nel 1964. Ha cominciato a pubblicare nel 1986 su riviste quali Frigidaire e Cyborg alle cui pagine affida il suo personaggio più noto: Ramarro, il primo supereroe masochista. Nel 1992 entra nello staff di Martin Mystére della Sergio Bonelli Editore e nel 2000 in quello di Diabolik della Astorina. Tra le pubblicazioni più recenti: Tomka, il gitano di Guernica (Rizzoli, 2007, su testi di Massimo Carlotto), Un sogno turco (Rizzoli, 2008), Eternartemisia e Aleametron (Comma 22, 2008), Uno si distrae al bivio. La crudele scalmana di Rocco Scotellaro (Lavieri, 2013).
Giulio Giordano è nato a Potenza nel 1975. Diplomato all’Istituto d’Arte, docente e fondatore della Redhouse Lab (la prima scuola di fumetto e illustrazione in Basilicata), esordisce disegnando l’albo X-comics per Coniglio editore, nel 2014 viene ingaggiato dalla Sergio Bonelli Editore su Le Storie e successivamente per Rusty Dogs un webcomic composto da storie brevi scritte da Emiliano Longobardi e disegnate da alcuni fra i migliori disegnatori italiani. Al di fuori del mondo del fumetto, numerose le sue incursioni nel campo dell’illustrazione e le elaborazioni pittoriche per alcune gallerie d’arte.
Raffaele Pentasuglia è nato a Matera nel 1980. Dopo la laurea in Fisica a Milano, scopre la creta e decide di tornare nella sua città per intraprendere la carriera di scultore proseguendo così una lunga tradizione familiare strettamente legata all’arte e all’artigianato. Apre un laboratorio e si dedica alla lavorazione della ceramica e della cartapesta, producendo lavori ispirati sia alla tradizione locale che all’illustrazione e al fumetto contemporaneo. Ha realizzato, a Matera, il monumenti bronzei a Giambattista Pentasuglia, Rocco Mazzarone e Giovanni Pascoli e, a Viggiano, quello dedicato a Giovanni Pascoli
Prossimi appuntamenti
7 marzo 2015 : Henry Goetz (New York 1909 – Nizza 1989) e l’invenzione di una nuova tecnica calcografica: il carborundum. Una mostra, ricca di 75 opere datate 1947-1980, costruita intorno al libro d’artista, EXPLORATION, con un testo di Francis Picabia e 10 litografie originali di Henry Goetz, Parigi 1947.
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