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Carmela: un treno per il futuro |
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3/09/2011 | Avevamo abbandonato i protagonisti della nostra storia, Carmela e Salvatore, innamorati alla stazioncina di Scanzano Ionico ad attendere il treno che avrebbe portato le loro mercanzie nella Valle dell’Agri, nel Vallo di Diano e nel Capoluogo di Regione. È passato quasi un anno da allora e i due giovani imprenditori si sono fidanzati e conducono una vita piena di impegni e di responsabilità: sono ormai due imprenditori. Salvatore pensa di comperare una nuova barca e Carmela, prudente ed oculata, non è troppo d’accordo. Una mattina Salvatore si presenta molto preoccupato nel frutteto dove Carmela è intenta alla potatura con la sua squadra di braccianti. Buon giorno a tutti, dice con fare cordiale il giovane pescatore ai presenti. Buongiorno, rispondono in coro gli operai contenti della sua presenza. Buongiorno amoruccio, risponde di slancio Carmela, felice ma anche sorpresa per quella improvvisata del suo fidanzato che conosce bene e che a quell’ora sa essere solitamente impegnato nel proprio lavoro. Ma, sensibile e discreta, fa finta di niente e invita Salvatore a sedersi in un posto appartato dove l’ombra è più fitta e il fresco più confortevole: cosa c’è amore? Domanda con garbo la ragazza. Ti vedo preoccupato! C’è che la barca si è rotta! Si è rotta? esclama Carmela sorpresa. Si, rotta! Inutilizzabile: il motore è andato. È stato un miracolo che non ha preso fuoco questa notte a largo, risponde cupo Salvatore. E ora come si fa? Chiede in un sospiro Carmela, sempre più preoccupata. Adesso è un guaio: replica lui; non mi preoccupo tanto per me ma per i cinque operai che campano con questo lavoro e che hanno famiglia. Il sole brucia in alto nel cielo abbagliante dell’estate. I due si abbracciano forte per darsi conforto: dai non ti preoccupare, sussurra dolcemente la ragazza nascondendo il viso di lui nella folta chioma corvina, vedrai che troveremo una soluzione. Proprio in quel momento un venticello leggero stacca dai rami un fiore di pesco che volteggiando si posa tra i bei capelli della contadina. Salvatore guarda la sua amata ed esclama: come sei bella. Il giorno dopo i due fidanzati si recano alla Banca Di Credito Del Mezzo Monte, la loro Banca. Lì depositano i loro risparmi da quando hanno iniziato a lavorare. Quel posto è un po’ come la loro casa e, giunti alle porte automatiche si sentono rassicurati e ottimisti passando dal caldo torrido della strada all’ambiente climatizzato della banca. Chiedono del direttore e dopo una breve attesa vengono ammessi alla sua presenza. Nell’ufficio privato del funzionario è molto caldo perché l’uomo soffre di forti attacchi di emicrania ed è convinto che il freddo contribuisca a renderli più frequenti. Buon giorno direttore, salutano Salvatore e Carmela. Buon giorno ragazzi, risponde questi con uno sbuffo. Accomodatevi, prego. Squilla il telefono, drinn…drinnn: ciao caro dimmi. Si, non so se posso raggiungervi in tempo, comunque voi andate avanti io arriverò con un po’ di ritardo. Va bene, a domani. Scusatemi, riprende il direttore, con la testa evidentemente da un’altra parte. Ditemi pure, è un po’ che non ci si vede. Come andiamo? Potrebbe andar meglio, mugugna il giovane con un certo imbarazzo, creato sicuramente dalla figura autoritaria ed ingombrante del funzionario della Banca Di C.D.M.M. Perché, cos’è successo? Chiede l’uomo sprofondato nella poltrona dietro la scrivania, sempre euforico, forse perché ancora non del tutto distaccato dal suo programmino per l’indomani. Purtroppo si è rotto il motore della mia barca. Ah! Schiocca come una frustata, nell’aria stagnante, l’esclamazione del direttore che comincia ad interessarsi all’argomento. E quindi dobbiamo cercare una soluzione, continua Salvatore un po’ più sciolto rispetto all’esordio. Ti serve qualcosa per ripararla? Chiede in modo affettato il funzionario. È che ho fatto qualche conto e, se si considera che la barca l’ho ereditata da mio padre ed ha circa 40 anni, ed andrebbe restaurata quasi completamente forse converrebbe comprarne una nuova. E quanto costa una barca nuova? Incalza il bancario sempre più di buon umore. Duecento, duecentocinquantamila euro…sussurra con un fil di voce Salvatore, quasi confessasse un crimine. L’occhio del direttore emette un lampo sinistro e sul gruppo scende un breve silenzio opprimente. Improvvisamente, come se avesse ritenuto che la pressione sui presenti potesse bastare, prima che li schiacciasse del tutto, il funzionario sbotta dicendo: e come vorresti fare? Beh vorrei fare un finanziamento…dice timido Salvatore. Vorresti finanziare l’intero importo? Scandisce baldanzoso il direttore accentuando ogni parola. Sa, ci dovremmo sposare e coi risparmi…si ma così l’importo è troppo alto, lo interrompe il grassone e facendo seguire alle parole l’atto, si mette a fare di conto con una calcolatrice posizionata sulla scrivania. Il dito grasso, stretto da un grosso anello di oro vola su quei tasti i quali emettono un ticchettio che alle orecchie dei due ragazzi suonano come delle raffiche sparate da un plotone di esecuzione. Nessuno fiata, nulla pare poter fermare l’incedere di quelle cifre in un crescendo reso ancor più angosciante dallo srotolarsi del nastro bianco rigurgitato dal ventre di quell’apparecchio infernale sul quale pare che venga scritta una sentenza poi, d’improvviso un profondo respiro dell’uomo panciuto, incravattato e quasi soffocato nel suo abito firmato blu, fa arrestare tutto ciò che in quella stanza pulsa di vita: a occhio e croce, pur volendolo fare su quindici anni, verrebbe una rata di duemila euro al mese. I due ragazzi si guardarono fiduciosi nella loro età e nel loro amore. Si, disse Salvatore, ce la potrei fare. Contando che comunque la barca sarebbe ipotecata…no, no questo non centra nulla, interrompe in maniera brusca nuovamente il funzionario, gonfiandosi ancora di più quasi al punto di scoppiare, l’ipoteca… drinnn, drinnn, squilla il telefono: scusatemi, pronto. Carissimo come stai, è un secolo che non ti fai sentire, si, e li da voi?... Si lavora, cosa vuoi… Con questo caldo si starebbe bene al mare e invece…e purtroppo hai ragione tu. I due giovani restano in attesa con la testa china, senza parole, senza neanche guardarsi. Adesso mi devi scusare ma sono con dei clienti, ci sentiamo dopo, cià cià cià. Dove eravamo rimasti, sì dicevo che l’ipoteca da sola non basta perché è poco più di…drinnn, drinnn, drinnn, scusatemi. pronto: sono io; puoi darmi il numero di conto…sì; entro questo fine settimana…non so cosa dirti…a fine settimana richiamami e vediamo se riusciamo a trovare una soluzione ma sarebbe MOLTO MEGLIO se risolvessi il problema nel modo che avevamo stabilito…ti devo lasciare perchè ho dei clienti. Dove si era arrivati, ah sì l’ipoteca. Dicevamo che è poco più di un proforma. Se tu non pagassi potremmo non rivenderla più, la barca o rivenderla ad un prezzo molto più basso. E allora? Irrompono all’unisono in un’esclamazione i due innamorati… E allora occorrono garanzie, GARANZIE, scandisce distillando le parole il corpulento direttore. E quali garanzie potrei darvi? Stava per dire il giovane pescatore… case, terreni, altre barche, continua agitandosi il funzionario, sempre più borioso. Ma io non posseggo ancora, cerca di spiegare Salvarore, mio padre non ha ancora diviso. E allora fa firmare tuo padre e anche lei. A quel “lei” i due si guardarono imbarazzatissimi senza dire una parola poi Salvatore con uno scatto di orgoglio replica: chi lei, Carmela? E cosa centra lei? L’occhio bovino del pasciuto funzionario sfolgorò nuovamente di luce sinistra: per forza, la banca deve avere MINIMO il 200% di garanzie…e cosa significa? Chiede candidamente Salvatore, il quale ormai comincia a non capirci più nulla. Significa che se la Banca ti dà cento deve assicurarsi almeno ipotecando 200. Ma in questo modo io non avrò la barca e perderò l’impresa, il lavoro. I miei dipendenti hanno famiglia…non so che dirti, replica tagliando corto il direttore. Portami questi documenti : dichiarazione dei redditi tua, di tuo padre e SUA degli ultimi due anni, codice fiscale e documento di tutti e tre, estratti catastali: terreni, case, barche e altre proprietà, e poi vedremo. Ma la banca non dovrebbe fare una valutazione dell’attività dell’impresa? una proiezione? Tentò di argomentare con un ultimo sforzo, Salvatore. Portatemi, portatemi fu la secca replica del Direttore. I due giovani clienti al quel punto erano rimasti muti, senza parole di fronte a quel foglietto appuntato con la biro e d’istinto si strinsero forte la mano poi Carmela, sentendo che il fidanzato si sarebbe alzato da lì a qualche secondo e avrebbe sbattuto la porta in faccia a quel repellente grassone e alla sua lurida banca chiede sicura: si, ma dopo aver fatto tutto ciò, che tempi ci sono per avere il finanziamento. Allora l’incravattatissimo, mezzo asfissiato dipendente della Banca Di Credito Del Mezzo Monte, emettendo un ennesimo sbuffo che avrebbe fatto invidia ad una delle locomotive dell’esercito Rosso di Trotsky, proferisce solenne: considerate che siamo a fine luglio quindi tra qualche giorno sono tutti in ferie. Se ne parla alla fine di agosto per la presentazione delle domande…ma noi consegneremmo subito, dice, interrompendo a sua volta il direttore, Carmela che aveva ormai preso la situazione in mano, visto che Salvatore rimaneva chiuso in uno spaventoso silenzio e con lo sguardo di un cane rabbioso…anche se mi portate i documenti io non saprei a chi consegnarli. Come vi dicevo, se va bene andiamo a settembre. A settembre presentiamo la domanda e poi questa verrà valutata e portata in consiglio di amministrazione che potrà approvarla o meno…quindi mista dicendo, chiede Carmela costernata, interrompendo per la seconda volta quella autorità, che per sapere se avremo o meno quel denaro dovremo aspettare due mesi almeno? E c’è anche la probabilità che ci venga rifiutato? Almeno due mesi! Bofonchia il funzionario. Ci vuole questo tempo se le cose vanno nel verso giusto, è inutile che vi prenda in giro. Ho il dovere di dirvi però, che non è una cosa semplice. Ma si rende conto, sbotta Salvatore sibilando, che la mia è una famiglia di pescatori da almeno sei generazioni, che abbiamo un mercato, dei clienti, degli impegni. È una vita di lavoro da parte di intere generazioni…non so cosa dirvi, taglia nuovamente corto il direttore e piegando il capo riprende fiato poi, per uscire dal silenzio imbarazzante: intanto portatemi quei documenti che cominciamo ad istruire la pratica insomma a fare qualcosa. Portatemeli subito anzi, e tende unilateralmente la mano ai due. In quell’attimo un treno passa veloce: non è diretto però nella Valle dell’Agri, non verso gli acquirenti in attesa del pesce fresco. Si tratta del Crotone- Milano, la così detta freccia del Sud, che chiama col suo canto da sirena i figli sfortunati di questa terra per portarli lontano, lontano. La mano del direttore resta saldamente a mezz’aria come le parole di quei due innamorati che vedono venir meno, in un lampo il loro futuro…
Antonio Salerno |
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