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Recensione libro:Massimiliano Griner “La zona grigia” |
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18/01/2015 | Nel libro di Massimiliano Griner “La zona grigia” edito dalla Casa Editrice Chiarelettere, si vuole ricostruire il percorso di chi, tra le fila della borghesia e anche della classe operaia, ha aderito, simpatizzato o accettato, talvolta a rischio della vita, di coprire e giustificare il fenomeno terroristico. Negli uffici, in fabbrica, nelle aule universitarie, nei giornali molti simpatizzavano con chi aveva scelto la linea di opposizione violenta allo Stato.
Documenti, dichiarazioni, articoli, fatti parlano chiaro e non possono essere smentiti. Non vale ora riscrivere la propria biografia, soprattutto per rispetto nei confronti di coloro che hanno pagato duramente le loro scelte. Per rispetto nei confronti delle vittime. Talvolta è mancata una franca assunzione di responsabilità ed è prevalsa la voglia di chiudere con il passato, cancellandolo. Per paura, per vergogna, per calcolo di potere.
Gli italiani e le italiane che negli anni Settanta hanno flirtato con la lotta armata hanno fornito al partito della sovversione quel retroterra confortevole insenza il quale non avrebbe potuto operare con efficacia né resistere ad una repressione progressivamente crescente.
La “zona grigia”, fu un fenomeno transgenerazionale, ampio, di un 'Italia che si intrecciò in mondo ambiguo con chi aveva scelto l'opzione senza ritorno della lotta armata e della clandestinità.
Donne e uomini che non si erano negati «il brivido di un sampietrino, ma si erano fermati “chi per paura, chi per resipiscenza, chi per caso sull'orlo del burrone, persino un passo più in là, rimanendo sospesi per un istante nel voto”
Il bilancio finale di quella stagione di follia e impressionante: vi furono molte vittime dell'eversione di sinistra tra le cui il Commissario Luigi Calabresi nel 1972, Aldo Moro nel 1978, Guido Rossa nel 1979 e tante altre vittime innocenti di una barbarie compiuta sia dai terroristi rossi, sia da quelli neri e gli anni in cui furono commessi, furono considerati anni di piombo.
Ci sono voluti anni prima che fosse fatta piena luce su quei fatti di sangue e smantellata la fitta rete organizzativa delle Brigate Rosse e quella dei terroristi neri che compivano attentati con le bombe come la strage di Piazza Fontana del 1969 e quelle sui treni con vittime e strazio per i loro familiari.
Biagio Gugliotta
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