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Moliterno ricorda Ferdinando Petruccelli della Gattina |
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27/08/2011 | Tra i cittadini illustri di Moliterno è senz’altro quello più conosciuto a livello internazionale, quello più eclettico, meno incline all’omologazione, lungimirante se non addirittura visionario. Lui è Ferdinando Petruccelli della Gattina, giornalista e scrittore, nato 196 anni fa nel centro valligiano. Domenica sera, 28 agosto, a partire dalle 19 presso giardino del convento francescano di Santa Croce, verrà posata la prima pietra di un percorso che porterà ai festeggiamenti per i 200 anni dalla sua nascita il 28 agosto 2015. “In cammino con Ferdinando” è il titolo della serata-incontro alla quale parteciperanno tra gli altri Francesco Sabia (direttore della Biblioteca nazionale di Potenza), Luigi Scaglione (consigliere segretario dell’ufficio di presidenza della Regione Basilicata) e Rocco Brancati, giornalista della testata regionale della Rai, il quale proporrà un filmato dedicato alla figura del Petruccelli della Gattina. L’evento è organizzato dall’amministrazione comunale e dal costituendo “Comitatus pro Ferdinando Petruccelli della Gattina”, voluto da un gruppo di cittadini moliternesi desiderosi di garantire la formazione diffusa dell’opera del giornalista sia a fini conoscitivi, sia a fini formativi. Lo stesso comitato, promosso dal Prospero Cassino e guidato dall’assessore alla cultura Raffaele Acquafredda, lavorerà alla realizzazione di un evento celebrativo per il 200esimo anniversario della nascita di Ferdinando Petruccelli della Gattina.
Chi è Ferdinando Petruccelli della Gattina
Ferdinando Petruccelli della Gattina fu una figura di spicco nel panorama agitato dell’Italia risorgimentale. Nato a Moliterno il 28 agosto 1815, da padre carbonaro e educato da uno zio ex prete e massone, crebbe animato da un acceso spirito ribelle e anticlericale che lo accompagnò per il resto della vita. Conosceva inglese e francese e cominciò presto a viaggiare: giornalista, fu anche autore di romanzi storici, secondo la moda del tempo. Nel 1848 fu tra i protagonisti della rivoluzione napoletana e perciò, al ritorno dei Borboni, costretto a fuggire; per essere poi, in contumacia, condannato a morte. Cominciò allora una serie di peregrinazioni: fu in Francia, in Inghilterra, in America, sempre scrivendo e sempre pronto a battersi, come quando si schierò dalla parte dei comunardi, a Parigi. Non poteva mancare, evidentemente, tra i combattenti per l’unità d’Italia: eccolo tornare per arruolarsi tra i Mille, pur continuando a mandare, giornalista ormai affermato e stimato, corrispondenze a giornali francesi, inglesi e belgi. Col 1861 e con l’Italia unita ebbe inizio una fase di attività politica istituzionale: fu deputato, all’estrema sinistra, nel 1861 e di nuovo nel 1874. Ma non rinunciò alla scrittura: fu anzi più prolifico che mai, di articoli e di romanzi; ed è nella vena polemica che si inscrive un pamphlet, I moribondi di Palazzo Carignano, che ebbe notevole successo, testimoniato anche da imitazioni e contraffazioni. Vi figurano originali profili dei protagonisti politici del tempo, come quello, particolarmente vivace, dedicato a Cavour. Il suo spirito mordace gli procurò molte inimicizie. Indro Montanelli lo ha definito “il più brillante giornalista italiano dell’Ottocento”. Morì poverissimo a Parigi nel 1890.
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