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A Moliterno 'Agri in corto' |
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25/10/2014 | Il movimento giovanile anni sessanta…La violenza sulle donne….Il disastro di Chernorbyl….La prima guerra mondiale…L’immigrazione, l’accoglienza dello straniero…Sono questi i tempi della prima giornata dell’ottava edizione di Moliterno Agri in Corto, piccola vetrina sul cinema a formato breve che inizia questa sera (ore 19.00) al Centro di Educazione Ambientale (ex casa Cantoniera Oasi Faggeto) e va avanti fino al prossimo 31 ottobre. Promosso dalla Regione Basilicata e curato dal giornalista e critico cinematografico Mimmo Mastrangelo, il contenitore in passato ha rappresentato uno spazio privilegiato per le ultime produzioni italiane nel campo del cortometraggio, invece quest’edizione si presenta quasi come una sorta di ricognizione del cinema-breve prodotto negli ultimi dieci anni nel nostro Paese con l’aggiunta di un particolare omaggio a Norman Mclaren, grande maestro (scozzese poi naturalizzatosi in Canadà) del cinema d’animazione fatto con persone vere. “Non solo uno schermo particolare - scrive in brochure il presidenza della Giunta della Regione Basilicata – ma una manifestazione di intenti, non un semplice scorrimento di sequenze ma un laboratorio di proposte questo vuole essere Moliterno Agri in Corto anche per l’edizione 2014”. Le opere in programma in serata sono Chernobyl di Titti Conte, Caffè capo di Andrea Zaccariello, Rosso fango di Paolo Ameli, Piccole cose di valore non quantificabili di Luca Miniero e Paolo Genovese. Infine, Il mondo di Papà Beat un lavoro tutto lucano realizzato da Vincenzo Galante su Antonio Di Spagna, alias “Papà Beat” che metà degli anni sessanta del secolo scorso fu tra i cofondatori a Milano del movimento beat dei cosiddetti capelloni. Una video-testimonianza in cui Papà Beat, originale di Sarconi (dove da molti anni è ritornato a vivere) racconta la nascita di quel movimento, che anticipò la protesta del 68’ e che si caratterizzò per la contestazione intesa come azione non violenta di massa per l’affermazione dei diritti e per la salvaguardia dell’ambiente. Il racconto di Di Spagna inizia da quando partì dalla Lucania e arrivò a Milano, segue con l’incontro coi fondatori dei Beat, le proteste, la nascita della rivista mondo beat, il pestaggio dai celerini, l’arresto dai celerini. Un Papà Beat quasi emozionato che rivive un pezzo della sua gioventù e dalle cui parole si può cogliere la stessa atmosfera borghese e codina della Milano del tempo. Il mondo di Papà Beat è un cinema esteticamente incompiuto, quasi balbettante, ma regge la prova dello schermo perché è retto da una storia, perché ci fa conoscere un personaggio rimasto tale, che ha mantenuto negli anni una vena di irriducibile contestatore….Non è poco… L’impegno politico del giovane Antonio Di Spagna è un nota stonata rispetto al fare politica di tanti giovani (opportunisti e senza idea) di oggi.
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