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Recensione libro:I padroni dell’umanita’.Saggi politici (1970-2013) |
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12/06/2014 | In questa formidabile serie di colloqui, l’ottantacinquenne linguista e politologo statunitense analizza il mondo contemporaneo e le tensioni che lo animano, denunciando i «sistemi di potere» – governi, organismi finanziari, multinazionali – che alimentano divisioni nella società allo scopo di assoggettare gli individui.
A finire sotto il suo sguardo chirurgico non è solo il nuovo imperialismo americano, che perpetua persino sotto Obama strategie consolidate, ma anche il potere, più recente e oramai forse più invasivo, del capitale finanziario transnazionale, che ha scalzato quello legato all’industria e al commercio. È il potere delle multinazionali, della BCE e dei fautori dell’austerity, che impoverisce il ceto medio e tiene sotto scacco l’Europa. Sono questi «sistemi» a muovere una nuova guerra di classe contro i lavoratori e la società, una guerra che non può che essere «unilaterale». Al servizio del potere, oggi come sempre, la macchina della propaganda, che induce nuovi bisogni e crea sottomissione.
“Il potere non si suicida”, afferma Chomsky, ma alcune forme di democrazia partecipata e di cittadinanza attiva emergono a contrastare la sua forza schiacciante: il movimento Occupy e gli indignados, la gestione operaia delle fabbriche, le rivolte della Primavera araba dimostrano che lottare per migliorare le cose è possibile. A patto di non sedersi davanti alla tv: Chomsky interviene qui, infatti, anche su questioni di politica culturale, facendo il bilancio della sua lunga attività di linguista e denunciando lo stato della cultura e dell’istruzione attNei saggi raccolti ne I padroni dell’umanità Chomsky pone interrogativi morali e giuridici sulla responsabilità accountability) e sul significato dei diritti stabiliti dalla legge.
Cosa significa, dunque, essere responsabili in relazione all’atto morale?
La responsabilità è una cosa ben diversa dall’atteggiamento di coloro che ritengono che l’obbedienza ad un ordine stabilito sia un dovere, in un contesto in cui i dissidenti sono considerati irresponsabili ed inutili ed i miserabili ed i manovali della società sono a malapena notati, a meno che non agiscano irresponsabilmente rispetto all’ordine stabilito il tema della responsabilità e del dovere ha poco a che vedere con la mera esigenza di attribuire le colpe.
Una nazione fa lo stesso, proclamandosi del tutto innocente e dicendo che è stato l’antagonista “ad inizziare”.
La responsabilità non si limita solo a questo e quando vi è la disuguaglianza la responsabilità grava soltanto su una parte, mentre quando Chomsky individua una serie infinita di doveri e responsabilità a cui i governi non ottemperano ed i funzionari che li gestiscono scansano.
In generale: da un capo all’altro del mondo le società indigene lottano per tutelare quelli che definiscono i “diritti della natura” laddove le società civilizzare e sofisticate si fanno beffe di quella che considerano una sciocchezza.
fanno beffe di quella che considerano una sciocchezza.
Esattamente l’opposto di ciò che imporrebbe la ragione, a meno che non si tratti di forma di ragione distorta dal filtro deformante della democrazia del capitalismo reale Biagio Gugliotta.
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