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Recensione di “Breve storia degli Stati Uniti d’Europa” |
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9/12/2013 | Nel libro dal titolo “Breve storia degli Stati Uniti d’Europa” Elidio Fazi e Gianni Pittella sottolineano gli squilibri della bilancia dei pagamenti di numerosi paesi dell’Eurozona, sintomo di una perdita di competitività: in Nord Europa, in attivo nel conto corrente della Bilancia dei pagamenti in cui cioè abbondano i capitali, ha inondato di liquidità il Sud Europa e quindi in molte economie europee è necessario un riequilibrio economico.
Lo sbaglio dei mercati finanziari è stato quello di accanirsi sul debito pubblico e sul deficit che, nell’eurozona sono inferiori a quello statunitense, britannico e giapponese.
Pertanto occorre creare un’Europa unita, tenendo conto della stabilità dell’Euro ed evitare il crollo delle economie dei paesi aderenti come nel caso della Grecia che è collassata a causa scelte di politica economiche scellerate compromettendo la sua stabilità economica.
Il default greco ha tenuto col fiato sospeso tutta l’Europa ed ancora oggi non è uscita dal tunnel della crisi.
Ma anche l’economia italiana da qualche anno annaspa ed a farne le spese sono stati in particolare le classi più deboli, che hanno perso il lavoro a causa del calo della produzione.
Ma non solo ad aggravare la situazione è stata anche la pressione fiscale che ha avuto un effetto negativo sulla crescita della produzione industriale e sulla competitività.
L’Europa è un progetto di civilizzazione che potrà vivere solo se saprà ritrovare un’ambizione mondiale che può esprimersi su due gradi:
la lotta contro le degenerazioni del capitalismo finanziario e la costruzione di un nuovo ordine monetario internazionale.
Il confronto con i mercati finanziari potrebbe essere il principale banco di prova per il progetto europeo.
Solo così si potrebbero risollevare le traballanti economie di alcuni paesi come l’Italia con un debito pubblico elevato, con un’alta percentuale di disoccupati e di tasse che hanno messo in ginocchio in particolare le classi meno abbienti che a malapena riescono ad arrivare a fine mese.
Questo chiama in causa il problema della politica fiscale uno dei problemi che la futura Unione dovrà affrontare.
La Germania a differenza dei paesi indebitati ha un’economia più florida con una diminuzione delle importazioni, un incremento delle esportazioni ed una politica di investimenti.
Nel libro si ripercorrono le tappe che hanno portato i vari stati a cercare di cementare quest’Unione, parlando anche del Trattato di Maastricht del 1992 firmato dall’allora Ministro degli Esteri Guido Carli.
Il metodo adottato a Maastricht per arrivare all’ unificazione si basa su due pilastri: quello della gradualità e quello della convergenza delle varie economie nazionali.
Nel primo stadio destinato a concludersi entro il 1993 si prevedeva la piena e libera circolazione di capitali tra i vari paesi.
Il secondo stadio che iniziò nel 1994 prevedeva il processo di istituzione del Sistema Bancario Europeo (SEBC).
Il terzo stadio che ebbe inizio nel gennaio del 1999 fu rappresentato dalla costituzione della UEM con la fissazione dei tassi di cambio con l’entrata in attività della BCE come unica autorità di politica monetaria in Europa.
Infine il quarto ed ultimo stato iniziò nel gennaio 2002 ha visto l’entrata in vigore dell’Euro.
A differenza degli altri stadi questo stadio ha rappresentato solo un atto di valore simbolico.
Quindi occorre darsi da fare al più presto affinché il sogno coronato in passato da eminenti assertori del dell’Unione Europea diventi realtà nella speranza che le economie dei paesi più in crisi compresa la nostra, si risollevino e diventino competitive.
Biagio Gugliotta
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