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Mastrangelo: "Si alla Film Commission in Basilicata"

8/07/2011

Sicuramente una lodevole iniziativa è stata quella di aprire in rete, sul tema della Film Commission regionale, un forum che troverà il suo punto di sintesi in un incontro che si svolgerà a Matera il 10 luglio. Per onestà intellettuale ebbene che ricordi (innanzitutto a me stesso) che non sono stato mai un forte sostenitore del progetto, nel senso che pur riconoscendone l’importanza, non ho mai pensato che una Film Commission potesse essere il moloch tanto della promozione di un’ impresa-cinema regionale quanto del sostegno a quel cinema dei margini al di sopra di ogni nazionalità per cui, come se fosse una bandiera politica, mi batto da cinecronista ed operatore culturale da circa un ventennio. E per onestà di cronaca, è giusto che ricordi pure di essere stato nell’agosto del 2006 l’organizzatore, insieme al sindaco e all’assessore alla cultura del comune di Castelsaraceno, di uno dei rarissimi convegni sull’argomento tenuti in Basilicata. Un incontro a cui parteciparono, tra gli altri, l’attore Domenico Fortunato, Prospero Bentivenga (uno dei migliori registi lucani) , il senatore Filippo Bubbico e l’allora presidente della Provincia di Potenza Sabino Altobello. Fatta la premessa provo a dare il mio modesto contributo alla discussione e credo che abbia fatto bene il regista potentino Antonello Faretta a richiamare gli interlocutori alla lettura dello statuto dell’Apulia Film Commission, fortemente voluta in Puglia dal governatore Nichi Vendola per riscontrare come è stata impiantata sulla carta una “agenzia cinematografica” e poi, come nei lavori, si sia fortemente affermata. E non soltanto come agenzia, struttura, impresa con mezzi e servizi a disposizione delle produzioni cinematografiche che vogliono girare in territorio pugliese, ma anche come un canale che ha saputo mettere in sinergia l’esperienza personale degli addetti ai lavori (pugliesi per maggior parte), inglobare sotto il proprio marchio festival e rassegne e, cosa più importante, avviare un rapporto di intesa con le scuole per far conoscere il linguaggio dell’audiovisivo e non disperdere la memoria, la storia della settima arte. Insomma, l’Apulia Film Commision rappresenta oggi una delle miglior etichette del pensare e fare cinema su territorio regionale…Naturalmente per far partire anche in Basilicata un’operazione tipo Apulia (altro esempio in positivo potrebbe essere la Film Commission del Piemonte) non si può non pensare ad un iniziale (e forte) investimento delle istituzioni che stia dentro un arco programmatico di almeno un quinquennio, altrimenti il rischio è di fare la fine della Film Commission della Capitale che praticamente Alemanno ha deciso di distruggere con un taglio del 66% delle risorse. Ma pongo una domanda: se la Film Commission di Basilicata, a parte tutte le discussioni in corso, non dovesse poi mai vedere la luce, oppure se dovesse nascere e barcamenarsi in una gestione discutibile che cosa rimarrebbe del cinema in questa regione? Qualcuno potrebbe rispondere che sarebbe tutto da chiudere. Sarebbe tutto perduto. Invece, io penso che niente (e mai) è perduto fino in fondo nel cinema così come in ogni campo della cultura. Con una più attenzione delle istituzioni verso il lavoro degli operatori del settore e una maggiore oculatezza nell’erogare fondi pubblici anche il cinema potrà fare la sua parte dentro l’opera di costruzione-narrazione di una Basilicata-altra. Anche da noi, realtà periferica e decentrata , il cinema si potrà sempre pensarlo come spazio di lotta, concepirlo come una dimensione di un agire civico e politico, come risposta al pensiero debole, come magica scatola delle illusioni che, tuttavia, sta dentro la realtà e la cui potenza la si può notare quando lo spettatore lo trovi in una posizione attiva e non passiva rispetto alle cose che vede sullo schermo… Terreni di propagazione del buon cinema sono già operanti in Basilicata, e lo si può attestare su più lidi: da una parte nei lavori e nelle idee di Fulvio Welz o nella bella e toccante opera “Il giardino della speranza”, firmata dello stesso Antonello Faretta, dall’altra nel pubblico (non dai grandi numeri) di Spinoso che, davanti a uno schermo montato in un suggestivo slargo del centro storico, rimane colpito dal censurato “Bronte…” di Florestano Vancini “Bronte…” oppure nella scolaresca del comprensivo di Moliterno che scopre la grandezza di quel siparietto della televisione che fu Carosello… Rimango dell’avviso che in Basilicata si può fare e promuovere cinema a prescindere dalla Film Commission, se poi si riuscirà a mettere su pure una Film Commission che funzioni tanto di guadagnato.

Mimmo Mastrangelo



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