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Vite segnate di Agnese Belardi a “Più libri più liberi” – La Nuvola

3/12/2025

Alla fiera del libro Più libri più liberi alla Nuvola di Roma è stato presentato il libro Vite segnate della scrittrice Agnese Belardi, presso lo stand Basilicata. L’autrice ha raccontato le storie delle donne e la violenza fisica e psicologica che può persino contribuire all’insorgere di malattie gravi, come il cancro.
Sono intervenuti i rappresentanti del Consiglio regionale, la prof.ssa Celeste Pansardi, presidente Nemus Olim, che ha dialogato con l’autrice, e Luigi Scaglione, presidente dei Lucani nel mondo. Le letture sono state affidate al regista Rocco Ditella.

Vite segnate è il titolo del neonato volume della Belardi e nasce dal desiderio di dare voce a quelle storie che spesso rimangono ai margini. Non sono vite eroiche né destinate ai libri di storia, ma vite reali, fatte di dolore e speranza, di cadute e rinascite. In ognuna di esse si riflette un frammento di umanità universale, qualcosa che appartiene anche a noi. Leggendo le pagine, si incontrano voci diverse, memorie personali e silenzi profondi. Alcune storie parlano di perdite incolmabili, altre di piccoli gesti quotidiani capaci di salvare un’esistenza intera. Tutte, però, hanno in comune il coraggio di resistere e la capacità di trasformare il dolore in testimonianza.
Vite segnate non vuole offrire risposte definitive, riferisce l’autrice: è piuttosto un invito a fermarsi, ad ascoltare e ad accogliere. Perché dietro ogni cicatrice si nasconde una storia, e dietro ogni storia c’è un cuore che chiede di essere riconosciuto. Parlare del proprio dolore è un processo fondamentale per elaborare e superare la sofferenza; esprimere il vissuto può aiutare a dare un senso al dolore, facilitando un percorso di accettazione, soprattutto dopo una perdita significativa, un trauma o una grave malattia.

L’introduzione è stata affidata alla psicologa e psicoterapeuta Sonia Fanuli, che è entrata nel cuore delle storie e ha brillantemente delineato l’aspetto psicologico delle protagoniste, donne che non si arrendono alle avversità e imparano nuovamente a vivere.

Agnese Belardi apre la raccolta narrando lo sconvolgimento di Rachele alla notizia della morte del padre e il vissuto di chi si trova a subire comportamenti abusanti e maltrattanti tipici delle relazioni tossiche e di potere. Nel volume viene affrontato anche il ruolo delle donne durante l’emigrazione italiana nella prima metà del ’900, un aspetto a lungo sottovalutato dagli studiosi di storia contemporanea.

Per molto tempo si è pensato che la necessità di emigrare riguardasse quasi esclusivamente gli uomini, con le donne costrette a restare a casa ad aspettare. Le statistiche dei primi del ’900 dimostrano invece che centinaia di donne lasciavano il proprio focolare per raggiungere gli uomini oltre oceano — padri, mariti, fratelli, figli — e restare accanto a loro in maniera definitiva. Spesso ciò avveniva attraverso il matrimonio per procura.
All’estero, le donne vissero in prima persona l’esperienza migratoria: molte raggiunsero i loro uomini per continuare a rivestire lo stesso ruolo che avevano in Italia, lavorando in fabbrica con turni massacranti, sfruttate e prive dei più elementari diritti sindacali. Le meno fortunate dovettero affrontare gli aspetti peggiori del fenomeno migratorio: tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo non era raro imbattersi in cronache che raccontavano casi di sfruttamento minorile, con “giovinette” impiegate come animali da fatica in filande e opifici.

Leggere le pagine di Vite segnate permette di comprendere come le sofferenze possano ammalare le donne e quanto esse rappresentino la memoria storica della nostra terra, la Basilicata.



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