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Verso l’infinito: un liceale e la ricerca della verità |
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15/10/2025 | Qual è la vera conoscenza? Cosa posso conoscere? Come? Intorno a questi interrogativi fondanti di ogni vera corrente gnoseologica, l’autore, un giovanissimo studente di appena diciassette anni, Francesco Maria Maiuri, costruisce una serrata e metodologica argomentazione in riferimento all’opera di Agostino d’Ippona, filosofo della tarda antichità, che sentì l’esigenza di unire al notum della filosofia classica il novum della vivificante esperienza cristiana. Così, sulle orme platoniche, l’atto conoscitivo si trasforma in un itinerarium mentis ad Mentem; in un viaggio che, iniziato con i sensi – rivalutati rispetto all’ottica parmenidea – e sostenuto dall’intelletto, giunge fino alla forma intellegibile di Dio. Un singolare lavoro pubblicato da Calabria Letteraria Editrice, con la prefazione di Monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio e Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, mentre la postfazione è stata curata dalla professoressa Annamaria Partepilo.
Agostino, un uomo che prima di essere santo è ricercatore di Dio e dell’umanità. Quell’umanità che oggi sembra perdersi in mille rivoli, abbandonata dalla ragione, schiava di un notum secolarizzato, lontano dalla fede e dalla capacità di amare. Tutto dipende dall’uomo, ammonisce il Vescovo d’Ippona: bene e male, merito e demerito. Uno scritto a metà tra la saggistica e la dissertazione. Tanti i filosofi, i teologi e i pensatori chiamati in aiuto da Francesco: un dialogo continuo oltre i confini del tempo. Tante le riflessioni e le domande su Dio, gli uomini, la fede e la ragione.
Un libro che fa pensare, che fa riflettere anche sul mondo di oggi, diviso com’è tra guerra e pace, tra verità e mezze verità, tra povertà e ricchezza sfrenata. Sfogliando le pagine di questo saggio, dove vite vissute, teologia e filosofia si intrecciano, si riflette sulle grandi questioni che si presentano sotto gli occhi di tutti. La mente, capitolo dopo capitolo, si collega necessariamente ai giorni nostri: ci si ferma per riflettere, il pollice segna le pagine, si prende fiato e tempo, mentre man mano si guarda con occhi diversi la nostra esistenza, e ci si accorge, aiutati dai fini ragionamenti, di un’umanità stanca, incapace di ergersi verso l’infinito, dove fede e ragione si annullano. Per certi versi ci si arrende a un modernismo o a un postmodernismo che porta ad abbracciare, senza farsi molte domande, un’intelligenza artificiale senza sentimenti, senza cuore; una “creatura” lontana dall’umanesimo che tanto ha plasmato le società e parte del nostro tempo, lontana dalla fede, qualunque essa sia, quella fede fatta di umiltà, capace di misurarsi con gli uomini e l’infinito.
Una contrapposizione che si manifesta giorno dopo giorno in tutta la sua drammaticità. Un uomo che getta la maschera, lontano da quella illuminazione agostiniana fatta di spiritualità e luce, i germi della felicità. La salvezza come la verità sembrano sempre più compromesse senza la ragione e la fede, senza quel rapporto ancestrale tra carne, sangue e spirito. Se letto con attenzione, il libro mostra il cammino che stiamo facendo, ci svela pregi e difetti di ieri e di oggi, ma allo stesso tempo ci mostra nuovi orizzonti, richiamando con voce decisa donne e uomini a riprendere le redini dell’esistenza, un’esistenza necessariamente fatta di fede e ragione.
Una limpida teoresi, quella di Francesco Maiuri, che si articola intorno a precisi concetti: la presenza in Agostino di un innatismo moderato in chiave trascendentale; l’elaborazione della teoria del ponte gnoseologico che basa sull’intuizione la certezza dell’essere contingente e trascendente; la divisione di un’ontologia teologica in causale ed effettuale, che introduce il lettore alla gnoseologia dell’amore. Tutto è sostenuto da un’ampia introduzione sulle forze fondamentali di questo viatico intellettuale: l’intreccio di fides e ratio, che, lette in un’ottica ermeneutica e gadameriana, alla luce dell’intero pensiero filosofico, anche posteriore ad Agostino, offrono quella sinfonia, mai disarmonica, tra mente e cuore, per conoscere quelle ragioni che la ragione non conosce.
Resta da giustificare come una tale opera sia stata scritta da un liceale nel pieno della sua adolescenza. L’autore risponde con una frase agostiniana di Julien Green: «Finché si è inquieti, si può star tranquilli!».
Vincenzo Diego |
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