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La Scaletta : ‘le Grandi Mostre nei Sassi si sono fermate’

12/07/2013

Di solito, alla fine di giugno , il Sasso Barisano di Matera si animava di un insolito movimento di camion, autogru, scale, operai e mezzi vari che, coordinati da un folto gruppo di volontari, contribuiva alla nascita della più straordinaria fusione di sculture di arte contemporanea con gli scavi scultorei degli antichi ambienti del complesso rupestre della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci. Una fusione, una unione, un matrimonio tra arte ed ambiente unico ed irripetibile. A dare forza alla iniziativa delle GRANDI MOSTRE NEI SASSI, organizzate dal Circolo La Scaletta, un grande numero di artisti, storici e critici d'arte, direttori di musei, giornalisti, collezionisti, studiosi e appassionati provenienti da ogni parte del mondo, molti dei quali avevano stabilito, negli anni, un costante ritorno in Basilicata per la mostra di scultura nelle due chiese rupestri.
Una folla di persone che subiva un grande shock per il "contenitore" Matera che alle opere d'arte esposte dava un plus valore straordinario. E questo clamore, alimentato da una rassegna stampa curata sia nella forma che nella presenza su tutti i giornali nazionali e stranieri, creava l'attenzione e l'ammirazione per una Città che, se capace di valorizzare il proprio patrimonio in maniera così grande, era certamente da considerare una Città viva e vitale in ogni campo.
Le mostre, quindi, oltre le mostre; le mostre quale spia di una comunità capace di esprimere, insieme alla sua millenaria storia, tutte le potenzialità culturali della migliore tradizione europea. Una Città che era stata capace di creare un modello di esposizioni nuovo e magico che subito si era imposto all'attenzione del mondo della cultura e ben poteva inserirsi come punto di forza della candidatura a Capitale della Cultura Europea 2019.

Tutto ciò avveniva … di solito.

Quest'anno invece la crisi, che incide profondamente dappertutto, ha particolarmente colpito e mortificato gli entusiasmi e la dedizione di chi, con un duro lavoro di volontariato, per ben 26 anni consecutivi, aveva assicurato l'effettuazione delle grandi mostre estive e aveva presentato i grandi maestri della scultura, celebri o ingiustamente dimenticati, e le giovani promesse poi diventate autentiche certezze. Vogliamo fare i nomi? Basta scorrere i 26 cataloghi oggi presenti nelle biblioteche di tutto il mondo, basta fare una passeggiata nelle sale, negli ipogei e nei cortili del MUSMA, che queste e cento altre esperienze collaterali assomma , per rendersi conto di cosa è accaduto a Matera in questi anni.
Sentirsi abbandonati e ricoperti solo di promesse ed assicurazioni astratte e qualche volta anche contraddittorie, di prolungati silenzi e rinvii delle formali decisioni, di scelte addirittura dannose che spesso prediligono modeste attività, porta alla fatale conclusione dell'abbandono di un fantastico progetto che per essere realizzato ha necessità non solo di finanziamenti certi ma anche di rispettare rigorosamente i tempi che una organizzazione complessa richiede.
Il rammarico di non poter offrire a Matera 2019 un prodotto così prestigioso ci mortifica e ci riempie di grande tristezza.

In questo momento non possiamo dimenticare il lavoro di tanti soci e l'apporto di chi ha dato forza alle iniziative finora realizzate dal 1987. E' doveroso in particolare citare Franco Palumbo - come esemplificazione del lavoro di tanti soci - e la grande generosa professionalità di Giuseppe Appella artefice dello spessore scientifico delle mostre, ma anche paziente ricercatore dei rapporti più prestigiosi con la cultura nazionale e straniera.
L'amplificazione nel mondo della presenza autorevole di Matera, della sua storia e delle sue bellezze, non è avvenuta per caso, ma per il lavoro di molti e, tra questi, abbiamo il vanto di essere stati sempre concretamente presenti.
Avremmo voluto esserci anche quest'anno, ma la crisi economica e politica e la destinazione delle ridotte risorse verso scelte diverse non lo ha permesso.

Domani sarà un altro giorno? Per il momento è un interrogativo senza risposta che rafforza la convinzione che si sta per distruggere un grande patrimonio culturale.



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