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Emigrazione, migrazioni, accoglienza il caso Basilicata se ne parla a Potenza e Ferrandina |
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25/02/2025 | Sono due i momenti che nel fine settimana caratterizzeranno il confronto annuale che partendo dai dati ufficiali della Fondazione Migrantes, organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, daranno vita ad un'ampia disamina di quella che è la situazione lucana nelle dinamiche dei fenomeni migratori della nostra regione e della capacità di saper accogliere ed integrare i migranti con la popolazione lucana.
Il primo è in programma a Potenza, VENERDI 28 FEBBRAIO con inizio alle ore 18.00 presso l'auditorium del Seminario Maggiore di Viale Marconi, il secondo il giorno dopo, SABATO 1 MARZO con inizio alle ore 10.00 a Ferrandina nel Complesso Monastico di Santa Chiara.
Questioni che di fatto sono argomenti di attualità ma che vanno oltre il contingente e delineano una traiettoria di prospettive future su cui basare le politiche dell'accoglienza, dell'integrazione e sinanche della capacità di tracciare una linea da cui ripartire per evitare lo spopolamento.
L'iniziativa potentina di Venerdi 28 Febbraio a Potenza vedrà la partecipazione di S.E. l'Arcivescovo di Potenza, Marsico e Muro Lucano, Mons. Davide Carbonaro e del direttore generale dell'Ufficio Migrantes, don Antonio Polidoro.
Gli interventi che entreranno nel merito delle questioni proposte, saranno a cura di Mons. Pierpaolo Fellicolo, direttore Generale della Fondazione Migrantes, di Cristina Molfetta, curatrice del rapporto sul diritto d'asilo, di Delfina Licata, curatrice del rapporto sugli Italiani nel Mondo e di Luigi Scaglione, Presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo, sul "caso Basilicata".
Le conclusioni sono affidate a Mons. Ciro Fanelli, delegato della Conferenza Episcopale di Basilicata Migrantes, Vescovo di Melfi, Venosa, Rapolla.
Sabato 1 Marzo a Ferrandina, l'incontro organizzato di concerto con la Città di Ferrandina e la Pro Loco guidata da Rocco Zito, rappresenta un'occasione per riflettere sui miti e le realtà che riguardano la salute dei migranti in un contesto di confronto ed approfondimento sullo stato della popolazione migrante e del suo impatto sulla popolazione ospitante.
Ad aprire i lavori qui saranno, Rocco Zito, Presidente della Pro Loco Ferrandina ed il Sindaco Carmine Lisanti, con gli interventi aggiuntivi di Mons. Filippo Lombardi, Vicario Episcopale per la pastorale Diocesi di Matera, di Siradio Bah dell'Arci Basilicata e le conclusioni affidate a Carmela Marrone. Il tutto nel ricordo dell'impegno di Antonella, testimone d'amore di Ferrandina nei confronti dei migranti e delle storie d'amore.
Nel merito dei due dibattiti la sostanza dell'impegno profuso in favore dei nostri emigranti, con la fotografia della situazione attuale e la prospettive della capacità di accoglienza necessaria dei nostri territori.
"Le discendenze italiane e i ritorni restano in primo piano. Un altro interessante punto di incontro tra l’attuale immigrazione e la vecchia emigrazione consisterebbe nel favorire, oltre che forme di rientro dei cosiddetti “cervelli”, il reindirizzamento dei flussi degli emigrati che a suo tempo abbandonarono la Penisola. Queste inversioni - dichiarano don Antonio Polidoro, Luigi Scaglione e Rocco Zito - si sono sempre avute nella storia dell’emigrazione italiana riguardando dal terzo alla metà dei fuoriusciti (e in certi momenti anche molto di più), nonostante calcoli precisi non ce ne siano mai stati ; il più delle volte alla loro base vi era e vi è il fattore affettivo che quasi sempre caratterizza la traiettoria migratoria individuale quando, dopo un certo numero di anni trascorsi all’estero, irresistibile sorge il desiderio di rientrare in patria, cioè la nostalgia, un ermine che nell’originaria accezione greca contiene appunto la nozione del ritorno. Va comunque realisticamente osservato che sarà meno disponibile a fare un simile passo chi, nel frattempo, si è creato una amiglia fuori, ma è evidente che non si punta a recuperare tutti.
Poiché parliamo, in ultima analisi di ritorni, al riguardo non si può negare che in Italia il problema è stato sempre presente. Tuttavia, solo dopo molto tempo che i flussi migratori si distinsero per il carattere di ritorno a breve termine, i governi iniziarono a farsene carico e, ai nostri giorni, il peso è gravato quasi tutto sulle regioni e lo stato centrale si limita a dirigere, sia pure non troppo bene, il traffico.
Che l’interesse dovrà vertere soprattutto su chi non possiede ancora la cittadinanza italiana - aggiungono don Antonio Polidoro, Luigi Scaglione e Rocco Zito - perché è quello su cui si potrà maggiormente fare leva per combattere lo spopolamento e l’invecchiamento nel nostro paese, giacché dovrebbe possedere meno stimoli, in teoria, a prendere la strada verso altri paesi occidentali come chi si ritrova in mano la cittadinanza europea ed ha la possibilità di entrare più facilmente anche in Nord America di chi parte, per ipotesi, solo dall’Argentina o dal Venezuela. Per questo motivo, senza introdurre nuove norme, una possibilità potrebbe essere di semplificare quelle attuali affidando la gestione dei visti, dopo un indispensabile (ma controllato) passaggio nei consolati, agli enti locali.
Queste dovrebbero basarsi su cinque pilastri: a) accoglienza; b) formazione e socializzazione; c) inserimento lavorativo; d) distribuzione sul territorio sulla base dei problemi relativi al suo spopolamento; e) le istituzioni preposte. Un ruolo fondamentale in questa operazione lo devono avere soprattutto le regioni e gli enti locali e, dall’altro lato, l’associazionismo italiano nel mondo. Soggetti istituzionali che andranno presi nella dovuta considerazione".
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