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Da oggi nelle librerie un volume dedicato al cinema e alla Basilicata |
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9/05/2013 | “Non è stato facile trovare la sottile linea rossa in grado di collegare un insieme disparato di film “di finzione”, realizzati da registi diversissimi in una diacronia temporale di oltre mezzo secolo. Un raggruppamento filmico che contiene nella varietà produttiva e spettacolare, una curiosa relazione diretta, assai precisa e giammai casuale con la Basilicata, intesa come luogo, geografia, oppure in senso antropologico, alla caratteristica dei suoi abitanti, pastori, braccianti soprattutto. Di esso si propone un inedito e particolare spunto critico, suddividendolo specularmente anche in due direzioni tendenziali: da una parte, l’attinenza con la regione è stata esibita più spesso con toni comico-ironici, nei piccoli nessi utilizzati, o con cadenze prevalentemente grottesche, laddove le correlazioni assurgevano a un maggiore ed ostentato protagonismo; dall’altra, non mancano coerenti e superlative iperboli drammatiche, dal tono, stile e fattura piuttosto rispettosi e omaggianti. E questo vale anche quando, raramente, si può ravvisare l’apporto di alcuni sensibili lucani nel cast di un film. Il metodo e il ragionamento scaturiscono esclusivamente da una precisa indicazione e funzione audio-visiva ascrivibile alla causalità del narrato, ovvero ricavata dalla diegesi filmica (termine greco, aggettivato in diegetico, utilizzato da Aristotele nella Poetica). La rilevanza sociologica e culturale, oltre che filmografica, sta nell’utilizzo della citazione (e) di luoghi comuni sulla Basilicata e i suoi abitanti (anche assimilati ai meridionali in genere). La modalità prediletta dal citazionismo è sovente, ma non esclusivamente di tipo verbale, breve o ridondante, che attiene alle battute e al tratteggio caricaturale dei protagonisti più disparati. Dovendosi escludere la mera casualità, è lecito porsi una indifferibile domanda: perché mai gli autori si sono riferiti alla Basilicata o ai comuni oppure alle caratteristiche dei suoi abitanti? Agli attenti spettatori cinematografici e televisivi, almeno a quelli di origine lucana, dunque, non sarà certo sfuggita tale esperienza, non proprio inusuale, avendo la consapevolezza che non si tratta di film girati in tutto in parte nella regione, oppure scaturiti da autori e registi accomunati dalle radici con il nostro territorio. Il libro offre una risposta al perché questo si sia verificato e proprio con tali modalità, indagando a fondo tale fenomeno che si è palesato negli anni sul doppio versante comico-grottesco e drammatico-autorale. Il libro di circa 250 pagine, contiene anche le locandine dei film considerati, una vasta bibliografia e un indice dei nomi e dei film, propedeutici per ulteriori ricerche. Disegno di copertina dell’artista tursitano Vincenzo D’Acunzo e contributo di Paride Leporace, direttore della fondazione Lucana Film Commission, autore di un prefazione acuta, generosa e stimolante.
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Salvatore Verde e Leandro Domenico Verde
Dalla prefazione di Paride Leporace, Direttore della Fondazione “Lucana Film Commission”
“Che un padre e un figlio scrivano insieme un libro di robusta cultura cinematografica mi sembra già una bella notizia. Il concerto a quattro mani di Salvatore Verde, maestro d’asilo, filmaker e critico, e del figliolo Leandro Domenico, giovane studioso di comunicazioni di massa, testimoniano una contestualità dell’opera che poggia su fecondi ragionamenti e fruizioni della macchina cinema filtrati dalla passione per il “genius loci” della propria terra e il mistero della loro identità regionali. I due Verde, sono dei lucani di Basilicata che attraverso la settima arte ragionano su una regione nei fatti inventata e che sfugge, se non per lenti luoghi comuni, alla conoscenza nazionale. Sulla Basilicata si è sempre scritto e indagato poco. E questa non mi sembra questione di poco conto per chi in termini estremamente documentati ne affronta alcune domande decisive attraverso un minuzioso lavoro di ricerca… Si badi bene qui non siamo in presenza del solito repertorio sul cineturismo dei luoghi (pur ampliamente contemplato nel gioco degli specchi del colto ragionamento) ma attraverso 21 pellicole girate tra il 1957 e il 2012 ci si attiva a smontare l’immagine cliché costruita dal caso e dagli uomini che hanno partecipato a quel determinato costrutto filmico. La filmografia costruita con ossessione diegetica e con revisione cronologica, pur se posta alla fine del volume, è l’architrave di un’opera che sarà molto apprezzata dal lettore cinefilo di ogni latitudine che voglia comprendere l’intrigo del luogo comune posto sotto un’enorme lente d’ingrandimento… La categoria ingenua e povera del lucano filmico cambia nella cavalcata del corso del tempo e gli autori, film per film, sequenza per sequenza, citazione su citazione, attraverso personaggi e maestranze da cast e “negri” da sceneggiatura ne ritracciano fili nascosti, preziosi nel ripercorrere un originale viaggio in un labirinto mai percorso prima da altri in questa forma tassonomica.”
Salvatore Verde, nato nel 1955 a Tursi (MT), è filmmaker, critico cinematografico e collezionista. Consulente del festival internazionale CinemadaMare da sei edizioni (2007 - 2012), ne è il presidente della Giuria di esperti, dopo aver fatto parte della Giuria dei giornalisti (2004). Ha scritto, diretto, interpretato e co-prodotto Modo armonico semplice - L’asilo di un Maestro (2007), film di ricerca di notevole interesse culturale e pedagogico, lodato dalla critica. Giovane componente (1978-81) del Comitato regionale Lucano per il Servizio radiotelevisivo e Rai-Tv, dal 1980 è insegnante della scuola statale dell’Infanzia e autore di progetti scolastici sulla “Didattica del cinema”, per la formazione in servizio degli insegnanti, e docente-formatore dell’ambito “Messaggi, forme e media”. Iscritto all’Ordine dei giornalisti pubblicisti di Basilicata, dal 1997 collabora con il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno ed è direttore responsabile del giornale on line Tursitani.it, dopo aver diretto Tursitani, il bimestrale del comune di Tursi. Cultore di storia locale, nel 2012 ha pubblicato per le Edizioni Giuseppe Laterza Il cavaliere templare di Tursi.
Leandro Domenico Verde, nato nel 1981 a Vimercate (MB), iscritto all’Ordine dei Giornalisti pubblicisti di Basilicata dal 2008, è laureando in Scienze della Comunicazione, indirizzo Comunicazioni di massa, all’Università degli studi “La Sapienza” di Roma. Appassionato di internet, è cofondatore e redattore dei giornali on line ilMetapontino.it e Tursitani.it. Ha collaborato (2004-2009) con il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno e con il bimestrale Tursitani (2004-2008). Cura uffici stampa di eventi culturali, cine-matografici e musicali, interessandosi anche di sport e politica.
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