La prima ricostruzione complessiva del pensiero politico di Francesco Saverio Nitti in un libro di Massimo Crosti, attraverso un’analisi dei suoi nuclei concettuali distintivi.
La teoria democratica, il liberalismo, la concezione dello Stato, l’idea di politica, il totalitarismo, la visione dell’Europa e, più ampiamente, dell’Occidente, percorrendo gli ultimi decenni dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Il tutto collocato in un più vasto orizzonte, in cui Nitti, uomo di governo e statista di levatura europea, protagonista di una stagione inedita e innovativa di riformismo amministrativo, si rivela capace, per esperienza diretta della storia del proprio tempo e per riflessione critica sulla medesima esperienza, in quanto dotato di una coerente e strutturata elaborazione teorica, di tracciare e di anticipare le linee di sviluppo del secolo scorso.
• Avverte, negli anni Venti, che il trattamento riservato alla Germania dopo Versailles avrebbe portato a una guerra ancora più sanguinosa della Grande Guerra.
• Scrive a Mussolini, nel ’39, di non entrare in guerra perché la Germania sarebbe stata travolta.
• Intuisce, agli inizi della Guerra Fredda, che, una volta sconfitta l’Unione Sovietica, ciò avrebbe avuto ripercussioni negative per lo stesso mondo occidentale.
Riflettendo sul futuro dell’Italia, dopo averne indagato a lungo le questioni cruciali, a partire da quella meridionale, e aver tentato, da Presidente del Consiglio dei ministri, nel 1919, di introdurre il voto alle donne, mette in guardia, con meditata preveggenza, sui rischi del regionalismo, ritenendo che, una volta attuato, avrebbe fatto riemergere con forza i particolarismi, generato conflittualità fra le istituzioni, mettendo così a rischio il tessuto unitario del Paese.
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