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Mixitalia: puntata dedicata a Matera |
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2/05/2013 | Un'altra tappa importante per la promozione della Basilicata grazie all'impegno del Gal La Cittadella del Sapere e l'APT Basilicata. Domenica 5 Maggio 2013 alle ore 9,35 su Rai Uno andrà in onda una puntata di MIXITALIA dedicata alla bellissima Matera.
Un luogo senza tempo, una scheggia di passato miracolosamente arrivata fino ai nostri giorni, un luogo aspro ma ricco di misticismo, non a caso scelto più di una volta per fare da sfondo a film religiosi. I sassi di Matera sono questo: patrimonio dell’Umanità, decretato dall’Unesco, tornati a vivere dopo un abbandono durato decenni. “Mixitalia” nella puntata in onda domenica 5 Maggio va ad esplorare questo lembo unico di terra, sulle tracce di Alda D’Eusanio, giornalista, conduttrice tv, scrittrice. Matera non è la sua città natale ma il suo rifugio, il suo luogo dell’anima, come lei stessa racconta in studio a Chiara Giacomelli. Il nostro Fabrizio Rocca inizia il viaggio di Mixitalia alla scoperta della città e dei suoi incanti. “Ogni volta che è stressata e stanca, Alda mi chiama e mi annuncia il suo arrivo ” racconta Nicola, l’amico che le ha fatto scoprire Matera . “Poi però non sempre riesce a venire… Allora quando vado io a Roma cerco sempre di portarle qualche prodotto locale, così dice che le curo la nostalgia”.
La gente ha abitato qui fino al 1952, quando una legge nazionale l’ ha fatta sgombrare per ragioni igienico-sanitarie e ha trasferito tutti in nuovi quartieri costruiti sul pianoro. I Sassi sono rimasti disabitati per oltre 40 anni. Ma da 20 hanno cominciato a ripopolarsi e oggi il 70 per cento degli edifici è stato ristrutturato.
Tocca a Francesca, archeologa, spiegare come e perché è nato questo insediamento. “Questa è una zona ricca d’acqua, riparata, e il tufo è particolarmente tenero e facile da scavare. Questo materiale veniva poi utilizzato per edificare le parti all’esterno delle grotte. Era più facile costruire così. E’ difficile stabilire quando sono nati i Sassi: ci sono tracce di frequentazione umana sin dalle epoche più antiche. Probabilmente si trattava di nuclei sparsi dediti alla pastorizia che poi si sono uniti intorno a una civitas, che sarebbe la parte alta della città, quella dalla quale partono il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso”.
I Sassi e le chiese rupestri, altro “unicum” di Matera: ce sono 180, un record per una città in fondo così piccola. Nell’anno Mille, gruppi di monaci greci in fuga dalla Sicilia avevano risalito la penisola trovando rifugio in queste zone. Attorno a questi monaci si erano raccolti veri e propri centri produttivi, oltre che di culto, così importanti per la storia della città, che molti degli affreschi delle chiese rupestri hanno mantenuto lo stile iconografico greco-bizantino anche nelle epoche successive, molto dopo la partenza dei greci. In tutte le chiese rupestri gli elementi architettonici sono gli stessi di una chiesa normale, ma realizzati “in negativo”: abside, colonne e decorazioni, furono ottenuti scavando e intagliando la roccia, anziché costruiti. E ogni chiesa vanta straordinari affreschi, quasi sempre ben conservati.
Lasciato lo splendore di Matera, la troupe di “Mixitalia” approda al parco della Murgia, uno dei parchi italiani più ricchi di fauna protetta e particolare.
Pio, naturalista, spiega il perché di questa ricchezza: “Questa è una zona ricca d’acqua e di grotte nelle quali trovare riparo. Ma da qui l’uomo se n’è andato presto, quando ha smesso di fare il pastore, ed è andato a costruire altrove. E’ per questo che il parco è così ricco di specie protette e a volte molto particolari. Come rapaci, serpenti, e addirittura rospi che emettono un vapore urticante”. Ancora una sosta ad ammirare il lavoro di Marco, artigiano della terracotta, e poi a tavola. Ad assaggiare la crapiata, minestra di legumi. Una ricetta secolare, legata alla tradizione contadina materana. Una ricetta che rispecchia l’amore che i contadini materani nutrivano nei confronti della propria terra. Carlo, chef e amico di Alda D’Eusanio, prepara invece un altro piatto tipico e antico: si mette della carne di pecora con carota sedano cipolla dentro la giara con un po’ d’olio. Poi si chiude la giara con la pasta di pane, così che faccia l’effetto di una pentola a pressione. E si cuoce direttamente sul fuoco, per 7 ore. E’un piatto dei pastori, un tempo si faceva soprattutto nel mese di luglio. Perché durante il pascolo capitava che le pecore mangiassero le spighe rimaste a terra, e a volte qualcuna moriva soffocata perché una spiga le si incastrava in gola. Allora il pastore la scuoiava e la cuoceva come poteva, dentro una giara sigillata con l’argilla, sul fuoco.
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