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Inaugurazione del Museo di Città Divina Bantia, Banzi |
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30/04/2013 | Venerdì 3 maggio, alle ore 10.30, avrà luogo l’inaugurazione ufficiale del Museo di Città Divina Bantia, presso il monastero benedettino di Santa Maria di Banzi in località Orto dei Monaci. L’apertura del museo rappresenta il raggiungimento di un obiettivo importante dell’Amministrazione comunale di Banzi. Il progetto, finanziato dalla Regione Basilicata nell’ambito dei PIOT Feudi Federiciani, Terre di Aristeo, è stato ideato e progettato da Antonella Pellettieri, Dirigente di ricerca presso il CNR IBAM e dal Project Manager Claudio Paternò. La realizzazione del museo è stata affidata alla società Risorse S.r.l. di Potenza.
L’idea di realizzare un centro di visita sui temi storici della cittadina lucana nasce dalla convinzione che la capacità di un territorio di comunicare le proprie specificità rappresenta oggi una condizione fondamentale e innovativa per articolare una politica di sviluppo locale centrata sulla piena valorizzazione delle risorse storiche e culturali. Il progetto del museo nasce con l’intenzione di restituire il ˝senso˝ e l’˝identità˝ di questo luogo, creando il clima giusto per godere a pieno dei beni e dei valori culturali oggetto della visita.
Particolare attenzione è stata posta nella scelta dei diversi media e delle diverse tecnologie che si basano su un nuovo modo di raccontare la storia, facendo emergere e scoprire aspetti, connessioni, suggestioni in grado di suscitare esperienze sensoriali, emozionali ed educative.
Questa proposta non vuole limitarsi a documentare fatti e momenti storici, né tantomeno vuole presentarsi come una mostra, ma, attraverso una molteplicità di segni, simboli e costruzioni narrative, cercherà di offrire un affresco capace di suscitare quell’attenzione e quella curiosità che renderanno significativa e memorabile la visita.
Il percorso museale si sviluppa su due piani, strutturati in vari spazi espositivi.
Al primo piano vengono raccontate la vita di San Benedetto e il modo di vivere dei benedettini. San Benedetto, uomo di fede, forza e vigore, con la sua disciplina riuscì a porre le basi del monachesimo italiano e a diffonderlo in Europa. La sua eccezionalità si rivelò nel delineare un nuovo modo di essere monaci, basato su tre principi fondamentali: la necessità di vivere stabilmente nel monastero; la rivalutazione del tempo come dono di Dio da non dissipare ma da scandire in precisi momenti della giornata;l’uguaglianza nei diritti e nei doveri. Un monachesimo rivoluzionario basato non solo sulla contemplazione ma anche sull’azione.
Al secondo piano si racconta l’arte dell’ornitomanzia nel mondo Mediterraneo, dal I millennio a.C. fino alle civiltà etrusco - italiche. L’ornitomanzia è la divinazione attraverso l’osservazione del volo o del canto degli uccelli. Nell’antica Roma questa pratica era una delle principali funzioni del collegio degli auguri, sacerdoti pubblici, chiamati a interpretare ogni azione, singola o collettiva, dalle questioni politiche a quelle militari da sottoporre al vaglio della volontà degli dei. Esercitata anche nel tempio di Bantia, risalente al I sec a.C., l’ornitomanzia avveniva negli Auguracula, recinti sacri orientati secondo i punti cardinali. Il tempio era costituito da nove cippi, otto lungo i bordi e uno al centro, con una serie di iscrizioni con delle sigle che dovevano essere interpretate dall’augure. I cippi definivano in terra un rettangolo che era uno specchio della volta celeste che l’augure provvedeva a delimitare attraverso il lituo, il bastone rituale, strumento con cui operava.
L’obiettivo dell’esposizione è di ˝ alimentare il fuoco˝ dell’emozione che i resti del passato sono in grado di accendere quando da oggetti si trasformano in parole, in suoni, in segni, in una narrazione capace di coinvolgere il visitatore che diventerà protagonista di un’esperienza che lo coinvolga non come semplice fruitore di una mostra ma come un vero e proprio viaggiatore nella storia.
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