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Ieri il convegno ''Le radici bizantine di Cersosimo''

16/10/2023

Nell’antica comunità del Sarmento si è svolta un’interessante giornata di studi: "Le radici bizantine di Cersosimo". Una prima edizione realizzata in collaborazione con la preziosa consulenza dell’Università degli Studi della Basilicata, Scuola di Archeologia, e con la società di Archeologia “Nos Toi”. L’evento, nella sala “Angela Ferrara”, si è aperto con i saluti e i ringraziamenti della sindaca Domenica Paglia ai collaboratori, ai presenti, alle relatrici, senza dimenticare istituzioni, istituti di studio e di ricerca. Da sottolineare, poi, una serie di partnership prestigiose, come l’Unibas, Scuola di Archeologia, quella del Dipartimento delle culture europee e del Mediterraneo, Festivalia, l’archeologia racconta. Lara Cossalter, archeologa, ha parlato delle “Evidenze archeologiche nel comune di Cersosimo di età Lucana: La collina del Castello. La scienziata ha sottolineato l’importanza del sito, presenze si registrano già dall'età del bronzo- ha precisato- poi gli Enotri, i Lucani con le loro cinte murarie, il periodo annibalico con le sue guerre, sino all’età romana, dove l’uso delle abitazioni cambia, così come gli spazi. La “collina del castello” – ha spiegato-venne scelta per alcune sue caratteristiche, prima di tutto difensive, ma anche per l’agevole controllo dei collegamenti e delle valli. Francesca Sogliani, professore Ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università degli Studi della Basilicata, ha toccato un altro argomento d’interesse: “L’archeologia dei monasteri e dei territori interni. Una strategia insediativa complessa di età Medievale”. La cosa che ci gratifica – ha detto- è raccontare i nostri studi alle comunità. Poi ha parlato delle varie vicende che hanno coinvolto le “nostre terre e i suoi abitanti”, sottolineando l’importanza dei popoli che hanno scritto pagine intense di storia, come i Longobardi, i Bizantini, i Normanni. Poi ha spiegato bene il ruolo dei monasteri, in particolar modo l’impegno e le strategie per il ripopolamento delle campagne, sfruttando le vie di comunicazione interne, ma anche quelle fluviali. Attori principali nelle dinamiche sociali, economiche e produttive, sfruttando al meglio le caratteristiche dei posti. Aree ricche di boschi e di acqua, di terre buone da coltivare, certamente, ma allo stesso tempo nascono biblioteche, archivi e laboratori di vario genere, introducendo spezie, ingegneria, architettura e medicina. I luoghi cambiano volto, si strutturano, diventano luoghi di preghiera, di scienza, ma anche di potere e di controllo, come fu il monastero di Kir Zosimo, ma ancor più i monasteri di San Chirico Raparo e Carbone. Barbara Visentin, PhD Disu, docente a contratto Unibas, ha parlato di “Oriente e Occidente, Itinerari Monastici Medievali, Santa Maria di Cersosimo”. Una comunità spirituale già attiva prima dell’anno Mille, un monastero dalle radici profonde che ha visto tra i suoi priori anche il monaco Beato Falcone. La professoressa inizia con i versi di Charles Baudelaire e la magia del viaggio. Chiese e monasteri – precisa- sono scrigni di ricche memorie. Descrive e contestualizza bene le comunità monastiche, i priorati, le abazie. Parla dell’importanza di Niceforo Foca. Quella di Cava dei Tirreni, spiega poi, individua in quest'area il monastero di Santa Maria di Cersosimo, uno degli esempi più interessanti all'inizio dell'anno Mille. Parla della fondazione, le prime notizie, delle importanti pergamene che descrivono economia, potere e controlli su vasti territori tra Calabria e Lucania. Una capacità monastica importante in un contesto di profondi cambiamenti.


Lidia Mastrolorenzo,PhD Student Disu, docente a contratto all’Unibas, ha aperto una finestra particolare della nostra storia, quella “ Tra Ancien Régime ed Età Napoleonica”. Si ridetermina il territorio, profondi i cambiamenti. Varie le riforme che coinvolgono molti aspetti della vita, dalla rete istituzionale e amministrativa, sino ai confini ecclesiastici. Brunella Gargiulo, PhD Dicem, anche lei docente presso l’Università degli studi della Basilicata, ha chiuso l’importante tavolo scientifico parlando delle “Radici Bizantine di Cersosimo”, ma prima ha voluto sottolineare l’importanza della collaborazione tra ricercatori e popolazioni, con il tentativo di riportare nel presente le storie descritte nelle pergamene. Bisogna restituire il patrimonio storico-culturale – tiene a precisare- come valore sociale, da arricchire e preservare. Pochi centri come Cersosimo – ha proseguito- hanno così tante storie da raccontare, anche grazie alla straordinaria conservazione urbanistica. Il monastero era il nucleo di questa comunità, oggi individuato nell’area della sede del municipio. Poi ha parlato dell’organizzazione dell’evento e in modo particolare di tre pergamene, quelle del 1034, 1112 e del 1113, attraverso queste testimonianze abbiamo ricostruito gli abiti, preparato antiche ricette, come le uova in salamoia, ma abbiamo capito meglio anche i tanti metodi di conservazione dal pesce essiccato, grazie ai fiumi pescosi di un tempo che bagnavano queste terre, sino alla carne speziata e alle verdure in agrodolce. Una giornata intensa che è diventata una vera e propria proposta di itinerario storico-archeologico”, un vero e proprio itinerario, una passeggiata attraverso le vie del paese, dove è stato possibile scoprire tante pagine di storia grazie a una serie di “quadri parlanti”, con ragazze e ragazzi in costume. Un mercatino medievale e un banchetto bizantino, in piazza Roma, hanno concluso una giornata da ripetere certamente, ricca di memoria e di partecipazione.


Vincenzo Diego





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