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Policoro: Terminal bus in uno stato di degrado |
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23/06/2023 | Cittadini, turisti, studenti, passeggeri, nell’area dell’autostazione di Policoro, oltre a fare spallucce, ci vanno giù pesante. Il motivo? Un brutto biglietto da visita. Sì, proprio così, l’autostazione dà un senso di abbandono: plafoniere per terra, erba e carte dappertutto. Tutto sembra, tranne che un terminal di arrivi e partenze degno di una cittadina importante. Eppure dovrebbe essere uno dei luoghi più curati, un salotto capace di accogliere e salutare i tanti viaggiatori, invece ci si trova davanti al degrado più assoluto. La domanda di tutti era sempre la stessa: a chi compete tenere in ordine la stazione, quest’area? Bene, una domanda legittima che dovrebbero farsi in molti, specialmente i responsabili del governo cittadino. Ci troviamo in uno dei centri più importanti della nostra Regione. Mare, pinete, oasi, colline, agricoltura di pregio e tanta storia fanno di Policoro una delle mete più esclusive. Terra dalle radici profonde, uno dei cuori pulsanti della Magna Grecia, con un’area archeologica importante e sede di un meraviglioso Museo archeologico nazionale, quello della “Siritide”. Terra di conquiste e di mitiche battaglie, come quelle che ancora oggi si studiano nei libri di storia. Chi non ha letto, chi non conosce la ”battaglia di Heraclea” dove si scontrarono le legioni romane con l’esercito di uomini e di elefanti del re dell’Epiro, Pirro. Mentre fiumi d’inchiostro raccontano, sin dall’antichità, la furia di “Spartaco” che si abbatté su molti insediamenti, tra cui Heraclea (Policoro) e Metapontum (Metaponto), e dove più tardi si incontrò col pirata cilicio Tigrane per organizzare l'imbarco da Brindisi verso la Cilicia. Poi, tanti i personaggi dello sport, dell’architettura, della cultura. Insomma, potremmo scrivere davvero tanto, anche perché ci troviamo in una terra che fu una delle “culle della civiltà occidentale”. Serve un po’ di orgoglio, di buona volontà, basterebbe probabilmente poco per rendere quegli spazi degni di tanto passato, ma degni anche del presente, anche perché tante sono ancora oggi le donne e gli uomini che lavorano nei vari ambiti in grado di disegnare scenari di speranza e di progresso.
Vincenzo Diego
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