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Intervista a Giuliano Campo, eccellenza nell'arte e nella ricerca teatrale |
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30/05/2023 | Giuliano Campo, performer, regista e pedagogo teatrale a Londonderry”,attualmente Direttore del Corso di Teatro presso la Ulster University in Irlanda del Nord (Regno Unito).
Dopo aver lavorato come autore di fumetti per molte testate nazionali, e come attore in produzioni teatrali e televisive, ha conseguito la laurea in DAMS e il
dottorato in Discipline dello spettacolo in collaborazione tra le Universita’ di Roma Tre e Parigi 8 Vincennes Saint-Denis ed e’ stato tra i fondatori della compagnia teatrale Ypnos
Teatro. Fondatore e direttore del laboratorio teatrale Verso la Cultura Attiva a Roma, il Dottor Giuliano Campo
ha svolto il ruolo di Research Associate per il British Grotowski Project presso la
University of Kent (Inghilterra).
Tra le sue pubblicazioni ci sono i libri Acting the Essence: The Performer’s Work on the
Self (Routledge, 2022), e Zygmunt Molik’s Voice and Body Work-The Legacy of Jerzy
Grotowski, con Zygmunt Molik (Routledge 2010, che include il film The Body Alphabet)
pubblicato in cinque lingue, e molti articoli e capitoli di libri in inglese, portoghese,
italiano e polacco sul teatro e il cinema.
E’ stato visiting professor in numerose istituzioni internazionali, comprese la scuola del
Teatro d’Arte di Mosca (MXAT) e le Universita’ Federali di Rio de Janeiro e di Bahia
(Brasile). E’ membro della compagnia di spettacoli all’aperto e processioni LUXe, della
IHA, Irish Humanities Alliance, Environmental Humanities Working Group, e del network
di ricerca ‘Humanities for the Anthropocene’.
Una ricchezza culturale notevole quella dl Dottor Giuliano Campo, una eccellenza nell’ambito del teatro e della ricerca teatrale che ho avuto il grande piacere di conoscere in Irlanda del Nord.
Nell’intervista che segue, il dottor Campo ci parla del suo percorso nel mondo dell’arte.
Come è quando inizia la sua carriera come docente universitario?
Abitavo a Roma. A 18 anni ho iniziato a scrivere testi per fumetti, e a scrivere recensioni di cinema. Non avevo neanche venti anni quando dei miei testi hanno accompagnato la prima pubblicazione di videocassette sul Neorealismo italiano, uscita nelle edicole. Ho lavorato nei fumetti per sette anni. Nel frattempo studiavo legge alla Sapienza, ma per me divenne impossibile continuare, soprattutto perche’ li’ l’Universita’ non teneva in nessuna considerazione lo studente. Avevo anche pensato di entrare al Centro Sperimentale o all’Accademia di Arte Drammatica, ma poi ha aperto il DAMS a Roma Tre, e sono andato li’, soprattutto per studiare cinema con Lino Micciche’, un vero maestro della disciplina. Avevo un rapporto eccellente con Micciche’, che avrebbe voluto che io continuassi con il cinema, ma venni rapito dal Teatro, in particolare dagli insegnamenti di Franco Ruffini sul teatro come lavoro su di se’, nella tradizione di Stanislavskij, Grotowski e Barba. Studiai un anno in Inghilterra a Exeter, e nel frattempo divenni attore, regista e pedagogo teatrale per conto mio, mentre facevo il dottorato tra Roma Tre e Parigi 8, Vincennes Saint-Denis, studiando Simone Weil. Dopo il dottorato avevo bisogno di lavorare, e naturalmente all’Universita’ in Italia bisognava mettersi in fila e aspettare chissa’ quanto per sperare di entrare con un posto da fame di ricercatore. Accettai subito un posto di ricercatore all’Universita’ del Kent in Inghilterra, con un ottimo stipendio, per gestire un grande progetto internazionale su Grotowski, e li’ cominciai la mia carriera accademica vera e propria, nel 2006.
? Come mai la scelta di vivere all'estero e perché proprio l'Irlanda del Nord? ?
Mi sono spostato in Irlanda del Nord perche’ il progetto alla Universita’ del Kent durava tre anni, e poi dovevo trovarmi un impiego stabile. Passai un anno a completare il mio libro-DVD con Zygmunt Molik, mentre vivevo a Londra e facevo colloqui di lavoro. Mi offrirono una docenza stabile alla Ulster University e mi spostai li’ nel 2010. Questa e’ la storia, non ero mai stato in Irlanda prima e il conflitto irlandese non mi aveva mai appassionato. Devo dire pero’ che ho subito amato il popolo irlandese, mentre ho avuto qualche difficolta’ di rapporti umani con gli inglesi. Comunque questo non e’ molto importante. In Inghilterra ho lavorato benissimo, e stando li’ ho avuto l’opportunita’ di fare cose molto importanti, di lavorare con il Grotowski Centre in Polonia, e con i miei maestri, gli attori del Teatr Laboratorium, di mettere su la piu’ grande mostra su Grotowski, di essere invitato alla scuola del Teatro d’Arte di Mosca come Visiting Professor, di insegnare la pratica della Commedia dell’arte all’universita’, di iniziare il mio rapporto con la Routledge, e cosi’ via. In Irlanda mi piace la gente, la natura, ma ci si sente isolati materialmente e culturalmente, cosi’ lavoro molto all’estero, soprattutto in Brasile, dove lavoro molto come Visiting Professor, pedagogo e regista, da tanti anni. Comunque da quasi dieci anni qui sono direttore del Corso di teatro (Drama).
Quali ritiene siano le differenze nel sistema universitario e di ricerca tra Italia e U.k.?
Sono due mondi completamente diversi. Nel sistema di lingua inglese, gli insegnamenti teatrali includono la pratica, c’e’ un equilibrio di teoria e pratica. I docenti lavorano molto di piu’, ma vengono pagati molto di piu’, soprattutto i primi anni. C’e’ un rapporto molto stretto con gli studenti, li conosciamo tutti, la frequentazione e’ obbligatoria e le classi formate da pochi studenti, abbiamo ottimi spazi di lavoro e equipaggiamenti, sappiamo quello che fanno, sono monitorati costantemente, se perdono una lezione o una prova, o non passano un esame, e’ un problema per tutti. Qui non esistono i fuori corso, non e’ una cosa concepibile. Gli studenti vivono fuori da casa, nel campus, che e’ sempre un posto molto bello e tranquillo, che offre molti servizi. Tra l’altro non ci sono veri e propri esami, questa e’ una cosa solo italiana, credo, di avere una chiacchiera di qualche minuto su dei libri con qualche persona sconosciuta che decide della tua vita. No, da noi si sperimentano continuamente varie forme di valutazione, almeno due per ogni modulo, che possano dare la possibilita’ a ciascun studente di esprimere le proprie qualita’ e capacita’. Si va dagli spettacoli, ai compiti scritti, alle presentazioni con slide, ai workshop, alle relazioni di lavoro durante un placement, eccetera. Anche l’approccio sulla ricerca e’ molto diverso; noi abbiamo una grande pressione per produrre pubblicazioni o risultati di Practice as Research, e una valutazione nazionale rigorosa circa ogni sei anni, ma certamente siamo supportati dall’Universita’, anche in termini economici. La valutazione nazionale da un paio di cicli e’ stata importata anche in Italia, lo so perche’ ne faccio parte, ma vedo che in Italia c’e’ da fare ancora molto lavoro per avvicinarsi al rigore delle presentazioni dei lavori in lingua inglese. Mi riferisco alla presentazione, non al contenuto. La ricerca italiana e’ in generale di livello molto elevato, direi anche troppo, nel senso che solo a una elite intellettuale selezionatissima e’ consentito di lavorare all’Universita’, mentre nei paesi di lingua inglese e’ un lavoro normale e comune. Qui non esistono i concorsi nazionali, i posti vengono disegnati sulla base delle esigenze dei dipartimenti e pubblicizzate su siti pubblici di grande diffusione, e chiunque abbia le caratteristiche definite, puo’ partecipare alla selezione. Normalmente si compilano alcuni semplici documenti, e i tre o quattro che vengono selezionati, vengono invitati per un colloquio o una prova pratica. In genere a questi candidati viene pagato il volo, l’albergo e la cena, e li si ringrazia per la partecipazione. Io una volta, prima di andare in Inghilterra, provai a partecipare a un concorso a Milano. Chiedevano delle cose incredibili, tutti i cartacei delle pubblicazioni, una quantita’ di documenti incredibile, e dovevi pagare per partecipare a uno o due esami scritti, insieme a piu’ di quaranta persone, per un posto da ricercatore, per uno stipendio da fame, di cui si conosceva gia’ il nome del vincitore. Nel Regno Unito non ho mai sentito che un posto fosse assegnato prima della selezione. Ora mi piacerebbe rientrare in Italia, anche per dare il mio contributo a migliorare il sistema, e perche’ dopotutto in Italia si vive bene, e e’ casa mia, dovrei avere il diritto di lavorare a casa mia, ma non mi e’ mai stato formalmente offerto un posto.
Lei è anche autore di diversi libri. Su cosa si sofferema principalmente la sua analisi? ?
A parte i tanti spettacoli di ricerca, e molti articoli in varie lingue, ho pubblicato due libri con Routledge. Il primo e’ Zygmunt Molik’s Voice and Body Work- The Legacy of Jerzy Grotowski, nel 2010, con allegato un DVD con vari film e materiali, tra cui il mio film pedagogico The Body Alphabet, con lo stesso Molik. Il libro e’ su e con Molik, che e’ stato fondatore, primo attore e creatore del training vocale della compagnia del Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski. Nel libro offro una panoramica del lavoro di Molik, riflessioni sul teatro di Grotowski, e elementi che guidano il lettore interessato, alla pratica teatrale e parateatrale di corpo e voce. Questo testo e’ ormai considerato un classico e pubblicato in cinque lingue. L’altro libro e’ Acting the Essence – The Performer’s Work on the Self, del 2022. Analizza il lavoro dell’attore, o del performer, come lavoro su se stessi, con una prospettiva storica e teorica, a partire da Stanislavskij e Grotowski, ma con riflessioni sulla contemporaneita’ e sull’Arte Rituale. In particolare c’e’ uno studio sulla trance e stati alterati di coscienza in relazione alla performance. Gli ultimi due capitoli sono dedicati a Pirandello e a Simone Weil.
Quest’anno ho lavorato in Giappone, Ungheria e Brasile, e fatto alcuni spettacoli di ricerca con performer di questi paesi. Adesso sto lavorando come performer e studioso con la compagnia di teatro all’aperto e di processioni e parate LUXe. E’ una compagnia fondata da una coppia inglese, che lavora in Irlanda, e i cui spettacoli attraggono masse di spettatori da piu’ di dieci anni (ne abbiamo calcolati un milione e mezzo, su una popolazione totale irlandese di sei milioni). Presentero’ la storia, i principi e esempi di lavoro della compagnia questa estate a Accra, in Ghana, in occasione della conferenza annuale della IFTR, International Federation of Theatre Research, e poi preparero’ probabilmente una pubblicazione sulla compagnia. Mentre saro’ in Ghana faro’ certamente una ricerca sul campo sulle pratiche Vudu’ degli Ewe. Sto anche lavorando per creare un centro internazionale di Arte Rituale qui presso la Ulster University, che offra un simposio annuale con ospiti da tutto il mondo.
Roberta La Guardia
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