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A Sibari si è svolto ''Mnemosyne. La memoria e la salvezza''

31/03/2023

“Mnemosyne. La memoria e la salvezza”. Questo il tema del progetto presentato ieri dalla Soprintendenza ABAP di Cosenza e dal Parco archeologico di Sibari. l’occasione grazie agli interventi di scavo e restauro di una sepoltura scoperta nella necropoli dell’antica Thurii diventati oggetto di un laboratorio-cantiere aperto al pubblico con finalità didattico-scientifica. Tra gli elementi di corredo recuperati i frammenti di una lamina aurea del tipo cosiddetto “orfico”. Un oggetto molto raro – attestato in pochi esemplari in Magna Grecia, a Creta e in Tessaglia – in cui la foglia d’oro era utilizzata come supporto di un testo che conteneva le istruzioni affinché il defunto potesse orientarsi nell’aldilà. Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento erano presenti sindaci e altre autorità civili, militari, religiose, esperti del settore. Al tavolo dei relatori, oltre a Filippo Demma e Paola Aurino, Vito D’Adamo, capo segreteria del sottosegretario del Ministero della cultura Lucia Borgonzoni in sua rappresentanza e del Governo, Fabrizio Sudano, Direttore Segretariato Regionale del Ministero della cultura per la Calabria, e l’assessore della Regione Calabria con deleghe allo sviluppo economico e gli attrattori culturali, Rosario Varì in rappresentanza del Presidente Roberto Occhiuto. «La nuova scoperta – hanno spiegato la dott.ssa Paola Aurino, Soprintendente di Cosenza, e il Direttore del Parco archeologico di Sibari e della Direzione regionale dei musei della Calabria, dott. Filippo Demma – offre l’imprescindibile opportunità di indagare, oltre all’oggetto, il suo contesto, il suo possessore. Sarà possibile saperne finalmente di più su chi fossero le persone che 2300 anni fa credevano nella metempsicosi e praticavano rituali per raggiungere la beatitudine oltre la morte». Dopo la conferenza stampa, una visita ai laboratori e un’interessante conferenza scientifica molto partecipata, seguita da un pubblico numeroso e attento. La dott.ssa Paola Aurino e il dott. Filippo Demma non si sono risparmiati, hanno parlato della produzione, della conoscenza degli scavi del territorio, ma anche dei laboratori del Parco archeologico di Sibari”. Un lavoro possibile – è stato precisato- grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto da tempo e che prevede la completa collaborazione dei due Istituti per la valorizzazione del Patrimonio della Sibaritide. Il Parco e la Soprintendenza hanno trasformato il rinvenimento in un’occasione di conoscenza unica nel panorama archeologico nazionale. Nel laboratorio del Museo sibarita si sono svolte le quattro fasi del progetto: un’antropologa ha effettuato il micro scavo della sepoltura, con il quale – tra l’altro – ci si aspetta di trovare i frammenti mancanti della laminetta “orfica” o altri esemplari interi, mentre contestualmente avverrà il restauro della copertura della tomba e del corredo che man mano potrà ancora venire alla luce. In una terza postazione, poi, allestita nello stesso spazio, con l’ausilio di un microscopio elettronico e di uno scanner tridimensionale, le prime indagini archeometriche potranno restituire interessanti dati sul defunto, molto probabilmente una donna, ma anche sui rituali della sepoltura, sugli eventuali residui di contenuto dei vasi di corredo, sulle terre di copertura, sulla provenienza dell’oro impiegato per le laminette.


Nel laboratorio, infine, anche una piccola mostra sul corredo funebre già restaurato della tomba di nuova acquisizione (la “22.1”) nonché il corredo e la ricostruzione con materiali originali, della copertura di un’altra sepoltura, sensibilmente più antica, rinvenuta nella stessa necropoli negli anni ‘90. «L’intenzione alla base dell’iniziativa – hanno sottolineato Aurino e Demma – è trasformare un rinvenimento importante in un’occasione di massima diffusione di conoscenza, di partecipazione del pubblico alla costruzione stessa del dato storico, oltre che all’emozione della scoperta, andando al di là del semplice evento per la presentazione di una scoperta notevole. Il tutto in un contesto di assoluta armonia istituzionale, in cui Istituto autonomo e Soprintendenza procedono affiancati nella tutela, conservazione, studio e valorizzazione del Patrimonio, fatto che in Calabria avviene puntualmente». Vito D’Adamo, oltre a portare i saluti del sottosegretario Borgonzoni,  ha voluto parlare anche dell’autonomia del Parco di Sibari, senza dimenticare i tanti investimenti per il recupero e il restauro che hanno interessato il territorio. Per D’Adamo, importante è cercare di educare, quando si è di fronte a un bene archeologico, artistico, architettonico di valore. Bisogna prendere coscienza, diventare come comunità custodi del proprio patrimonio. Una rivoluzione civile, secondo il rappresentate del Governo, che si può fare anche attraverso l’archeologia, portatrice di sviluppo e valorizzazione. Un invito, poi, a guardare e curare meglio il territorio, invito rivolto in modo particolare alla Regione, al Consorzio di bonifica. Il territorio- ha voluto precisare - va tutelato, salvaguardato da tutti e quando utile e necessario vanno messe in campo tutte quelle tecnologie che oggi abbiamo a disposizione. Non ha tralasciato, poi, un altro aspetto, per certi versi decisivo, la capacità di fare rete tra istituzioni pubbliche e private, una cooperazione in un “sistema federato di cultura”, così lo ha chiamato, sempre più forte, in grado di recuperare e di raccontare la nostra storia


Vincenzo Diego



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