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Al Museo della Siritide è stata celebrata la donna nella storia |
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9/03/2023 | Nella sala delle conferenze del Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro è stata festeggiata la “Donna”, partendo dalle origini. Hanno salutato i presenti Anna Maria Mauro, della direzione regionale dei musei della Basilicata, nonché direttrice del Museo Nazionale di Matera, subito dopo Massimiliano Scarcia, assessore della città di Policoro, in rappresentanza del sindaco Enrico Bianco, a seguire Salvatore Cosma, sindaco di Tursi e Valentina Viola, sindaco di Chiaromonte e vicepresidente del Parco Nazionale del Pollino. Tutti hanno voluto sottolineare l’importanza del Museo, confermando la massima collaborazione e se necessario ulteriori sforzi e iniziative comuni nell'interesse del territorio, così va vista anche la candidatura a capitale della cultura italiana. Il sindaco di Chiaromonte ha chiesto di coinvolgere di più e meglio anche le aree interne, custodi di ricchezze significative. L'8 marzo, poi, hanno precisato, dovrebbe essere tutti i giorni, ma si è anche consapevoli che servono ancora ancora lotte, servizi e attenzioni per liberare definitivamente la donna da troppe difficoltà che le impediscono di esprimersi compitamente: La strada che si sta percorrendo, comunque sia, è quella giusta e lo si vede dalle donne che in questi ultimi mesi sono state chiamate a ricoprire posti importanti nelle istituzioni e non solo. Ha introdotto i lavori Carmelo Colelli, da gennaio nuovo direttore del Museo Archeologico Nazionale della Siritide, che ha annunciato una serie di iniziative a cadenza mensile, mentre per il 25 una giornata per ricordare e onorare il grande archeologo e studioso Dinu Adamesteanu, unanimemente riconosciuto come il “fondatore” dell’archeologia in Basilicata. Prima della conferenza, non poteva mancare un giro tra le sale del Museo, visitate anche dai ragazzi di alcune scuole napoletane. Ambienti magnifici, ben tenuti, dove si respira a pieni polmoni la storia della nostra terra, la storia secolare delle nostre genti, un bagno rigeneratore tra l’arte e la cultura di popoli che hanno plasmato la nostra esistenza, ma che allo stesso tempo hanno dato forma e sostanza alla cultura occidentale. Anche qui tante donne, che ti accolgono come solo loro sanno fare. Ti prendono per mano sin dalla biglietteria e poi ti accompagnano con passione e professionalità in un percorso suggestivo ai confini del tempo. Sono loro la vera anima di questo scrigno prezioso di memoria e futuro, frutto di alberi antichi dalle radici robuste e profonde. L’archeologa Addolorata Preite ha parlato invece del “ruolo della donna nella società enotria”. L’immagine della donna enotria restituita dalle sepolture – spiega la ricercatrice - è quella di una figura centrale nella famiglia e nel gruppo sociale di appartenenza, che ostenta il proprio rango anche attraverso la ricchezza degli ornamenti, dei tessuti ricamati. La condizione della donna enotria doveva essere di grande rilevanza – sottolinea ancora- e lo si capisce dai ricchi corredi funerari ritrovati in tante campagne di scavo. Una importanza che veniva riconosciuta dai membri della comunità, uno status identitario rilevante sia come mater, sia come donna libera. Addolorata Preite parla di una donna elaborata, evoluta, protagonista, che non va vista con gli occhi di oggi, certamente, ma comunque vigorosa e centrale, cuore e mente, madre e donna combattiva. Una grande antenata, dunque, capace di piantare quel seme che con tenacia e sacrificio ha saputo far germogliare nel tempo, diventando frutto prezioso, ricco di diritti e di traguardi dal sapore intenso.
Vincenzo Diego
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