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Trota mediterranea autoctona nei fiumi della Basilicata: la conferma scientifica |
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30/11/2022 | La scienza lo ha confermato: nei fiumi della Basilicata c’è la trota mediterranea, una popolazione autoctona che potrà essere recuperata e allevata per i ripopolamenti ittici, a tutto vantaggio dell’economia locale e nel pieno rispetto della biodiversità. Un risultato prestigioso, emerso nel corso del Convegno del 29 novembre 2022 promosso dall’ALSIA, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura, su “Valorizzazione della trota autoctona in Basilicata”,
L’evento, che si è svolto a Pignola (PZ), è stato introdotto da Emilia Piemontese, direttore generale del Dipartimento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, e ha permesso di illustrare i risultati conclusivi del progetto dell’Agenzia finanziato dalla Regione Basilicata. Il progetto, che ha avuto come partner anche l’università di Basilicata, il CREA di Monterotondo – Roma, l’Allevamento Mancino Luigi di Tito (PZ) e l’Allevamento Zotta Giuseppe di Nemoli (PZ), era nato per verificare quanto portato alla luce nel 2010 da una ricerca del Dipartimento di Biologia Evolutiva e Fluviale dell'Università di Parma, che in alcuni ambienti fluviali della Regione Basilicata aveva segnalato la presenza della trota mediterranea.
“E proprio dai laboratori dell’ALSIA è arrivata la conferma sperata – ha commentato il direttore dell’Agenzia, Aniello Crescenzi. Gli studi genetici effettuati dal nostro Centro Ricerche “Metapontum Agrobios” tramite campionamento del DNA nucleare e mitocondriale di trote prelevate in particolare nel fiume Noce nelle località “Calda” e “Campo La Fossa”, hanno evidenziato in modo incontrovertibile la presenza di popolazioni autoctone-selvatiche di trota riconducibili al ceppo mediterraneo. Gli esemplari così identificati sono stati allevati e portati a riprodursi presso gli allevamenti dei partner del progetto. Gli avannotti sono stati nutriti con mangimi a base di farine proteiche dell’insetto Hermetia illucens (la cosiddetta “mosca soldato nera) allevato su substrati diversi, tra cui scarti frutta, per verificare allo stesso tempo anche se fossero soddisfatti i requisiti merceologici qualitativi delle carni e quelli organolettici”.
“A questo punto – ha aggiunto il direttore Crescenzi – appare senza dubbio possibile in Basilicata un’azione guidata e controllata di recupero e valorizzazione della trota autoctona, in un sistema di economia locale che garantisca tra l’altro la tracciabilità del prodotto, e che tenga conto dell'introduzione nella dieta delle trote di succedanei alimentari a base proteica per realizzare allevamenti davvero sostenibili. In un momento in cui c’è grande attenzione da parte dei Ministeri e delle Regioni alla tutela della biodiversità fluviale nei ripopolamenti ittici – ha concluso Crescenzi - le conoscenze e l’esperienza specifiche acquisite anche con questo progetto dai laboratori di genomica dell’ALSIA - Metapontum Agrobios, potranno fare, in questa direzione, la differenza”.
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