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Intervista a Monica Palese, attrice e cofondatrice di 'Abito in Scena' |
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2/09/2022 | “Abito in Scena” è una realtà culturale lucana frutto dell’impegno e della tenacia tipica delle persone di Teatro. Riconosciuta dal Ministero della Cultura nell’ambito del FUS 2022-2024, “Abito in Scena” è un’associazione culturale fondata da Monica Palese e Leonardo Pietrafesa. Un organismo culturale ben impiantato sul territorio lucano e non solo “Abito in Scena”, capofila dell’ importante progetto “Scavati nel diamante e nel carbone”, progetto speciale 2022 su Pier Paolo Pasolini sostenuto dal Ministero della Cultura. Numerose le sue collaborazioni tra le quali si menzionano quella con Legambiente, con il Centro di Drammaturgia Europeo e nell’Istituto penale minorile nonché nei dipartimenti di salute mentale.
Nell’intervista che segue, Monica Palese ci racconta la nascita e il percorso di “ Abito in Sena”.
Monica Palese attrice e formatrice teatrale e anche fondatrice insieme a Leonardo Pietrafesa, regista e direttore artistico, della compagnia teatrale “Abito in Scena”. Come nasce la vostra unione artistica e il vostro progetto culturale?
Il nostro progetto culturale nasce circa 20 anni fa, appunto dall'unione artistica di Leonardo Pietrafesa e Monica Palese. Il nostro incontro in ambito artistico ha generato un'idea progettuale che è quella che inizialmente si declina soprattutto attraverso la contaminazione tra le arti. Negli anni il teatro per noi diventa possibilità di sperimentare, iniziamo a pensarlo come uno spazio libero da convenzioni strutturali, nascono così le performance in luoghi altri ( appartamenti, alberghi, sottani ecc.) per stabilire un rapporto intimo ed empatico con il pubblico. Nasce un metodo formativo connesso al teatro partecipato, che ci consente di entrare in una relazione profondamente creativa con i nostri allievi ( bambini, adolescenti e adulti).
Come compagnia produciamo spettacoli che nel tempo toccano temi sensibili a noi molto cari, tra i lavori Ahimsa – Gandhi e la sua lotta nonviolenta, Il lavoro non rende nobile l’uomo-storia di una donna e dello sfruttamento sul lavoro, Ashes to Ashes, testo pinteriano sull’incomunicabilità e sull’orrore della Shoa e così via.
Si afferma in noi l’idea di un’arte inclusiva, che solo in quanto tale può davvero produrre cambiamenti nelle relazioni, lavoriamo con ragazzi disabili e che vivono in condizioni di povertà educativa, collaboriamo negli anni con Punto Luce-Save the Children, organizzazioni dal forte impatto sociale.
Sosteniamo con forza che il teatro sia un veicolo, un ponte che unisce intenti, li trasforma, li rende unici, essenziali.
In occasione dei 100 anni dalla morte dell'immenso Pierpaolo Pasolini, la vostra compagnia ha deciso di omaggiarlo con un importante progetto, "Scavati nel Diamante e nel Carbone". Da che tipo di esigenza artistica deriva questa iniziativa e come si è articolata?
Scavati nel Diamante e nel carbone ha avuto il riconoscimento del Ministero della Cultura come Progetto Speciale Fus 2022.
Scavati nel Diamante e nel carbone erano i volti che Pasolini definì e cercò nel suo viaggio in Basilicata volti che nella loro scoperta insieme all'unicità del paesaggio lo portarono a risiedere In questa terra per realizzare il suo capolavoro Il Vangelo secondo Matteo. Abbiamo ritenuto centrale fin dal primo momento la necessità che in questo tempo si tornasse a parlare di Pasolini, per raccontare la sua rilevanza internazionale, la sua tensione etico-politica e la sua immensa competenza culturale.
Il progetto, che vede come partner Cultura Bene Comune e la Bottega del Pane, intende agire e riscoprire i luoghi che Pasolini conobbe quando decise di lavorare in Basilicata al film Il Vangelo secondo Matteo.
Dunque l'obiettivo di Scavati nel Diamante e nel Carbone è quello di ripercorrere i luoghi pasoliniani (Barile, Lagopesole, Matera e poi per analogia paesaggistica Aliano e Grumento) attraverso azioni teatrali e culturali.
Le location del film diventano le tappe di un percorso di ricerca e di residenza teatrale contemporanea volta alla progettazione e alla ricerca di linguaggi dello spettacolo dal vivo, ripercorrendo la stimolante commistione che avvenne al tempo di Pasolini tra intellettuali e abitanti del posto.
“Ecoscena” invece è un vostro progetto di impronta ecologista riconosciuto di recente dal Ministero della Cultura. Come si è sviluppata e come si sviluppera' “Ecoscena”?
Abito in Scena diventa organismo riconosciuto dal Ministero della Cultura nell'ambito del Fus 2022-2024.
Questo importantissimo traguardo si concretizza attraverso il progetto Ecoscena a cui teniamo moltissimo e che intende sviluppare incontri e collaborazioni attraverso partenariati nazionali e internazionali. Risiediamo in Basilicata, una terra ricca di risorse naturali, un luogo in cui l’unicità dei paesaggi varia a distanza di pochi chilometri esattamente come i dialetti. Eppure assistiamo costantemente allo scempio dello sfruttamento delle risorse naturali. Pertanto nel nostro dna è presente da sempre la tematica ambientale, ha un ruolo determinante e dovrebbe a dire il vero essere una priorità per tutti in questo tempo in cui proprio la natura ci restituisce la sua azione più minacciosa e pericolosa.
Siamo poi convinti che l'arte non possa non assumersi una responsabilità in tal senso, che l'artista quindi ha il compito e l'onere di dare una propria visione del mondo, di permettere attraverso l'arte di smuovere le coscienze e favorire un cambiamento.
Per tale motivo il progetto si declina in una precisa direzione: l'ambiente.
Al centro del progetto il tema ambientale verrà declinato da seminari, residenze, creazione scenica e nuove produzioni. Il teatro in tal modo diventa uno strumento per generare un approccio originale e buone pratiche culturali, sociali e ambientali, dando vita ad un luogo dell'utopia o forse della speranza abitato da giovani artisti e dal pubblico.
La vostra realtà artistica ha residenza in Basilicata, a Potenza per la precisione. Quali sono state le difficoltà che avete dovuto affrontare per affermarvi in Lucania? E quali i suoi punti di forza e gli aspetti su cui la regione Basilicata come organo istituzionale dovrebbe soffermarsi per favorire la cultura a livello regionale?
Sin dall'inizio abbiamo voluto fortemente che la nostra realtà artistica stabilisse in questa terra il suo presidio, senza mai dimenticare le relazioni con l'esterno, i continui scambi.
Negli anni abbiamo costruito e consolidato legami con artisti prestigiosi, compagnie importanti, che hanno dato alla nostra struttura la possibilità di implementare le sue conoscenze e quindi di arricchire il suo percorso, il suo pensiero e le sue azioni.
Le difficoltà incontrate nel corso degli anni non sono solo legate ad una cosiddetta geografia dell'isolamento che spesso la Basilicata ha subito e subisce tuttora.
In realtà il lavoro del teatro implica di per sé fatica, emergenza, resilienza. Ecco resistere alle difficolta' e' la forza piu' grande che spesso permette di raggiungere obiettivi importanti. Le istituzioni dovrebbero continuare a lavorare sul consolidamento degli operatori culturali, indubbiamente.
Roberta La Guardia |
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