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Tra teatro e scrittura, intervista Simone Castano, attore lucano

12/05/2022

Ho avuto il piacere di conoscere Simone Castano per caso alcuni anni fa. Ricordo, più della circostanza dell’incontro, il garbo e la signorilità cui si presentò a me, il suo sorriso “raggio di sole”, quello tipico di alcune persone che con la sola presenza illuminano l’ambiente in cui si trovano. Una prima impressione non usuale, in cui ho fiutato subito “un’anima bella”, come direbbero i filosofi, una prima impressione che sì è arricchita e confermata durante la nostra conoscenza artistica professionale e umana.
Un talento ricchissimo e autentico, vero, quello di Simone, anche autore oltre che attore, da anni componete isso di una compagnia in Emilia Romagna.
Nell’ intervista che segue ci racconta qualcosa di se e della sua visione artistica.


Ci parli del suo percorso artistico.
Ho incontrato il teatro a scuola, durante le superiori. Da lì mi sono talmente appassionato che ho deciso di farlo diventare il mio lavoro. Così ho frequentato il Centro Internazionale “La Cometa” di Roma, un’ottima scuola la cui formazione si basa soprattutto sui principi della biomeccanica russa. Un percorso molto bello in quanto è incentrato soprattutto sull’uso del corpo, aspetto per me fondamentale in questo mestiere. Ma prima della scuola avevo già incontrato un paio di Maestri (JuriyAlschitze Flavio Albanese) che sono stati fondamentali nel mostrarmi un metodo di lavoro autoriale che non prevede necessariamente la presenza di un regista. Subito dopo la formazione ho cominciato a lavorare molto in diversi contesti teatrali: ho continuato con Lisa Ferlazzo Natoli, conosciuta a scuola e con cui ho condiviso diversi anni di produzioni teatrali e ho continuato poi con altri registi che mi hanno dato la possibilità di conoscere nuovi metodi di lavoro. Poi però ho sentito l’esigenza di comunicare in maniera più diretta con il pubblico e ho iniziato a scrivere testi che porto in scena sotto forma di monologhi. Sono delle condivisioni sulle mie ricerche personali e studi che faccio. Ad oggi ho scritto 4 diversi spettacoli che porto in scena quando non sono in tournee (da circa 4 anni collaboro con una compagnia romagnola che porta le opere di Plauto nei licei classici di tutta Italia) o quando non faccio cinema (altra grande passione). Senza considerare i laboratori di formazione. La formazione teatrale fatta in prima persona è una cosa che vorrei ampliare, a cui vorrei dedicare più tempo. Credo che il teatro possa aiutare a vivere meglio

Lei è originario di Matera. Che relazione ha con la sua città e la sua regione?
Matera la ringrazio perché mi ha fatto conoscere il teatro. Ho anche presentato diversi spettacoli a Matera e in Basilicata. Mi piacerebbe approfondire il discorso sulla formazione. Credo che i tempi siano giusti per parlare realmente di formazione a magari avviare un percorso a lungo termine per tutti i ragazzi che vogliano intraprendere questa carriera senza essere costretti a lasciare la Basilicata. Ho anche presentato un progetto di scuola triennale, ma i miei tempi stretti (purtroppo e per fortuna ho sempre poco tempo) e quelli larghi delle amministrazioni con cui mi sono confrontato non hanno coinciso. Diciamo che almeno per ora non ci siamo ancora trovati. Ma non demordo. Credo che Matera sia un’ottima città dove creare un centro di formazione teatrale a lungo termine.
La Basilicata in generale….grazie ai film girati l’ho riscoperta. Una terra meravigliosa che merita molto di più dal punto di vista artistico. In Basilicata siamo pieni di storie e luoghi da raccontare e usare che però non sono ancora sfruttati. O sfruttati al meglio.

È appena stato in scena con uno spettacolo di cui è autore dal titolo " L'orgasmo di Cristo-Uno studio su Wilhelm Reich". Quale tema affronta in questa opera?
Fin da quando ero piccolo, mi sono sempre posto l’interrogativo sul perché esistesse il male. Speravo e volevo fortemente che ci fosse solo la pace, nel mondo. Studiando Reich ho trovato una risposta: il male e il bene sono solo 2 parti della stessa cosa, e che si alimentano a vicenda. Sono come il giorno e la notte. Lo Yin e lo Yang. Siamo noi a giudicare se l’uno è meglio dell’altro e viceversa. Ciò che conta è cosa vuoi alimentare tu. Nello spettacolo, oltre alle ricerche dello psichiatra Reich sulle cure del cancro, mi soffermo molto sulle varie forme di repressione e le loro conseguenze sull’uomo. Repressione soprattutto sessuale, in quanto le sue ricerche sono state quelle. Uno spettacolo a cui tengo moltissimo. Oggi si dovrebbe parlare molto di più di sessualità. Trovo assurdo sia ancora un tabù. Spesso criticano il titolo dello spettacolo dichiarandolo scandaloso o sinonimi. Ma ognuno di noi, su questa terra, è nato da un orgasmo. Negare o criticare la parola “orgasmo” vuol dire negare la Vita. Se poi il problema è l’associazione alla parola “Cristo”..beh.io affronto e considero Cristo dal punto di vista umano, concreto. Ed essendo stato un uomo credo anche abbia avuto degli orgasmi, no?

I suoi prossimi progetti futuri?
Una vacanza 
Scherzi a parte….. a giugno parte una nuova tournee che dovrebbe tenermi occupato tutto l’anno. Ma la cartella “Progetti” sul desktop del mio pc è piena. Tra questi vorrei dedicarmi innanzitutto ad una nuova scrittura in cui affronto le connessioni tra la musica e l’acqua e come questa reagisce agli stimoli esterni. E poi un lavoro sulla storia del cinema da fare in maniera itinerante in Basilicata. Poi ho un laboratorio ispirato ai testi e alla poetica di Silvano Agosti, già pronto. Ma per ora quello che mi manca è il tempo.

Quali dovrebbero essere secondo lei le azioni che la Basilicata dovrebbe intraprendere per creare condizioni di maggiore supporto e divulgazione artistico/culturale?
Credo che quello che manchi in Basilicata sia un’abitudine al teatro. Grazie a Matera 2019 sia la città sia l’intera regione hanno cominciato a rendersi conto di cosa sia il teatro. La gente ha partecipato agli eventi, e anche tanto. Si è, per certi aspetti, appassionata all’evento teatrale. Ma l’evento teatrale in sé non basta. Ci vuole una costanza e soprattutto un innalzamento della professionalità. Io giro molto grazie al mio lavoro e troppo spesso incontro colleghi di altre regioni scontenti dell’accoglienza organizzativa ogni volta che vengono in Basilicata a fare qualche spettacolo o residenza artistica. Occorre migliorare innanzitutto l’aspetto professionale. Anche il pubblico dovrebbe pretendere una professionalità artistica. E questo lo si ottiene con la formazione. Purtroppo insisto su questo punto, ma non è un caso che le città dove ci sono scuole di formazione, abbiano hanno un approccio al teatro più esigente


Uno spettacolo Omaggio a Lucio Dalla tra i suoi ultimi lavori. Cosa l'affascina di questa carismatica figura e della sua poetica e da dove nasce l'esigenza di raccontare la sua straordinaria figura?
Lucio Dalla è stato immenso. Che rammarico non averlo conosciuto. Ma studiandolo ne ho apprezzato la grande libertà. Innanzitutto nei suoi lavori, sempre così diversi tra loro. È stato un artista che si è reinventato in continuazione. Credo che questo lo abbia portato a diventare così grande e conosciuto in tutto il mondo. Senza ovviamente escludere l’aspetto professionale. Nonostante non conoscesse una sola nota musicale (sue testuale parole ripetute più volte) aveva una disciplina incredibile. Riusciva a fare mille cose contemporaneamente e tutte bene. C’è solo da imparare da una figura così. Tanto più che questa libertà l’ha sempre manifestata anche nella vita di tutti i giorni. Il desiderio di raccontarlo nasce dall’esigenza di raccontare storie positive, che possano dare forza e fiducia alla gente. “Per fare canzoni amate dalla gente, bisogna amare la gente” ripeteva Dalla. Lui la gente l’ha amata davvero. Soprattutto i reietti, quelli di cui nessuno amava parlare. Lui ha raccontato sempre loro: i barboni, i ragazzi delle periferia, gente che all’apparenza viene giudicata di serie B. Lui ha preso quelle storie e le ha fatte brillare, le ha illuminate. Era in grado di trovare la luce dappertutto. Del resto credeva che gli uomini fossero angeli. Io credo che lui lo fosse di certo. Immagino sempre il suo sorriso e quegli occhi pieni di luce, ogni volta che ci penso.

Roberta La Guardia



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