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Lunedì in Albis in Val Sarmento: da antico culto a vita nuova restituito |
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18/04/2022 | Nell’area del Parco Nazionale del Pollino, in un’oasi naturale in gran parte incontaminata e senza tempo, dove la magia del silenzio induce alla riflessione e all’incontro con Dio e con se stessi, sorge il Santuario della Madonna Maria SS. degli Angeli, meglio conosciuta come Madonna del Pantano.
Il Pantano, una contrada di notevole interesse naturalistico, incastonato tra i suggestivi calanchi, è stato per millenni oggetto di controversie tra due paesi della Val Sarmento, Noepoli e San Giorgio Lucano, i quali si sono contesi il culto della Madonna e il patronato della grotta che per lunghissimo tempo era stato esclusività dei noiesi.
All’origine del contrasto ci sono i due ritrovamenti da parte di cacciatori e pastori, risalenti presumibilmente al maggio del 555 e del 1535, di un’icona sacra all’interno di una grotta situata in località Pantano. Il territorio apparteneva al feudo di Noia governato dai duchi di Sanseverino, prima, e i principi Pignatelli, poi, sotto il cui dominio si sono susseguiti i ritrovamenti e la successiva prelazione del culto.
Tutto comincia con l’iconoclastia del 455 che vietava la venerazione delle immagini sacre imponendo la loro distruzione da parte dei Prefetti delle province. I noiesi all’epoca non distrussero l’icona che fu conservata nella grotta, visitata di nascosto e cessata la persecuzione condotta la prima domenica di maggio dell’anno 555 nella chiesa di Noia per poterla meglio venerare viste le continue rappresaglie e il tragitto faticoso. Il giorno successivo l’icona fu ritrovata nuovamente nella sua grotta e lì si decise di farla rimanere ma nel frattempo una nuova iconoclastia impediva ai fedeli la sua venerazione.
Su questa tradizione, simile a quella di altri ritrovamenti registrati a partire dalla fine del periodo iconoclastico, non si hanno documenti storici, tuttavia non si può parlare di falso storico perché è documentata la presenza dei monaci eremiti basiliani, fra il VII e il X secolo nella Val Sarmento. Monaci che, per sfuggire alle persecuzioni, cercarono rifugio in grotte difficilmente accessibili nelle quali nascondere l’icona della Madre di Dio e salvarla dalla distruzione.
In ogni caso, passarono secoli perché si potesse nuovamente riprendere il culto della Madonna ed edificare una chiesa sulla grotta medesima la cui costruzione risale al 1650 circa.
Nel frattempo, sotto la signoria dei Pignatelli, era sorto l’abitato di San Giorgio Lucano che ancora oggi conserva la sua devozione verso Maria SS. degli Angeli. Da allora le due comunità limitrofe ma diverse negli usi e costumi condividono la fede per la “Madonna del Pantano”.
Una credenza e una devozione, dunque, che si perpetuano da secoli e che culmina il Lunedì di Pasqua con la processione che dal Santuario porta la Madonna nell’antica Chiesa Madre del paese dove vi rimane fino alla prima domenica di maggio. Nonostante si sia persa l’usanza tra i noiesi e i sangiorgesi di fare a gara con offerte di denaro generose per aggiudicarsi il privilegio di portare la statua in paese, la consuetudine vige ancora ai giorni nostri seppur rivisitata e vede la presenza di molti fedeli provenienti da tutta la valle.
Nel mese di maggio e di settembre altre ricorrenze liturgiche celebrano con rinnovata fede, le antiche e tradizionali festività del culto mariano.
Maria Cafaro
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