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Scomparsa di don Camillo Perrone. Il ricordo di Antonio Amatucci

25/11/2021

Ieri, dopo una intensa vita vissuta con incommensurabile fede nel Signore, dedita alla ricerca ed alla testimonianza del bene comune, vissuta a favore dei più bisognosi e dei più deboli, con l’altruismo e la disponibilità umana che caratterizza i “grandi cuori”, è salito alla casa del Padre Don Camillo Perrone, Parroco Emerito di San Severino Lucano.
Lo abbiamo incontrato qualche giorno fa, in una fugace visita domiciliare, dai tempi
inevitabilmente contenuti per il suo stato di salute, che ci ha arricchiti e rafforzati nella fede; essa è stata una ulteriore lezione di vita autenticamente cristiana, in quanto insieme all’uomo debilitato nel fisico e chiaramente consapevole dell’ incal- zante ed ineluttabile avvicinarsi della fine della propria vicenda umana, abbiamo
trovato una mente illuminata da fede immarcescibile nel Signore, lucida nella enucleazione di fatti ed eventi, preparata ed ansiosa di percorrere l’ultimo tratto per iniziare la traversata finale verso la Luce.
Benchè assalito da una muta di dolori ed incapace del più elementari movimenti in
autonomia, ci ha colpito la serenità con cui questo stato di impotenza fisica e di dolore veniva trasformato in ricchezza e forza interiori, proiettate nella dimensione di fede incrollabile, perché associate alla sofferenza di redenzione del Cristo.
Ora la sua vicenda umana è finita, l’acqua che scorreva nel letto della sua vita si è prosciugata per disegno di Dio, ma quell’acqua ha alimentato per anni piante ormai rigogliose, che sono la testimonianza delle sue opere molteplici, che lascia in eredità alla comunità tutta e nel fiume,ormai arido, tra le pietre, è un vistoso luccichio di perle e di pepite, che sono i valori cristiani, umani, etici, culturali, che lascia quale eredità non solo ai suoi concittadini, ma alla comunità più lata e, prime fra tutte, alle nuove generazioni, che potranno formarsi alla scuola dei suoi insegnamenti ed abbeverarsi alla fonte delle tante testimonianze culturali, che ha lasciato.
Ripercorrere la sua vita in breve è difficile; 60 anni di sacerdozio “frutto dell’amore del Signore” lo hanno visto protagonista di iniziative importanti, dalla valorizzazione del Santuario della Madonna di Pollino e dell’area adiacente al recupero ed alla valorizzazione della Chiesa di San Vincenzo, dalla realizzazione della Casa Canonica a quella del Centro Parrocchiale, dai tanti restauri della Chiesa Parrocchiale alla ristrutturazione della Cappella di Villaneto, dalla costruzione dell’Asilo Infantile, poi Scuola dell’Infanzia, alla modernizzazione della Chiesa Madre, una serie di opere che testimoniano del suo fervore e del suo impegno per la comunità parrocchiale.
La sua azione evangelica, permeata di un forte credo ed amore per la Chiesa, si è sempre caratterizzata per sentimenti ispirati al bene ed alla crescita dei suoi parrocchiani.
Persona umile, semplice, ma forte, rigida e scrupolosa nella sua moralità, ha saputo guidare spiritualmente,per oltre mezzo secolo, con equilibrio e terzietà la propria comunità religiosa, testimoniando con azioni ed opere il messaggio evangelico.
Ma la sua mente poliedrica e feconda, da studioso di eventi storici ed osservatore acuto della realtà attuale, lo ha portato a riscoprire valori, tradizioni culturali, monumentali, ambientali, antropologici della sua comunità, che, trasposte in vari testi, rappresentano una perla ed il testamento spirituale e culturale che lascia in eredità quale patrimonio di tutti, non solo dei cittadini di San Severino Lucano.
La ricerca del dialetto autentico, delle massime popolari, delle innumerevoli foto, vero patrimonio storico-culturale, che probabilmente sarebbe andato perduto, la sua ricerca “ del bello” attraverso la cultura e la conoscenza del passato, sono state per Don Camillo l’alternativa vera offerta “ ad una situazione di deserto di ideali e di rarefazione degli affetti”.
La conoscenza del passato,infatti, potrà aiutare a costruire un futuro migliore nel quale valori universali, quali il bene comune, la giustizia sociale, la partecipazione, il rispetto dell’altro , soprattutto dei più deboli ed indifesi, possono e debbono migliorare la vita sociale ed economica delle nostre comunità.
Il Signore, pertanto, ha chiamato a sé, compiuta la sua missione terrena, una mente illuminata che, insieme ad altri amici, primi fra tutti i compianti Luigi Viceconte e Giovanni Fortunato, ha tenuto vivo il dibattito culturale in questo territorio negli ultimi decenni; mi piace immaginarli, ora, insieme riprendere il lavoro interrotto.
A noi non resta che ringraziare il Signore per avercelo dato e per aver goduto del suo affetto, della sua stima, dei suoi insegnamenti e della sua eredità culturale.
Addio Don Camillo, addio Zio Camillo.

Antonio Amatucci



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