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Il dialogo: un incontro culturale presso l’ISIS “L.Sinisgalli” di Senise

14/12/2012

Il club di Senise del Rotary International, associazione con fini umanitari e culturali che opera da oltre un secolo in tutto il mondo, ha organizzato un seminario per parlare del dialogo. A tale evento sono stati invitati il prof. Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, la dott.ssa Silvana Arbia, giudice della Corte Internazionale Penale dell’Aja e mons. Francesco Nolé, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro.
Il dialogo non è il mezzo con cui una persona, parlando con un'altra, cerca di imporre la propria visione, ma l’incontro di diverse idee che tramite il buon senso provano ad accordarsi su punti comuni e ritenuti autentici da entrambe le parti.
Il professor Meluzzi e mons. Nolé hanno presentato un discorso dai molti punti in comune. Partendo dalla filosofia dell’antica Grecia e arrivando al confronto con l’attuale società hanno evidenziato come l’assenza del dialogo oggi opprima la società in tutte le sue sfere. L’uomo può uscire da questa condizione, attraverso la solidarietà e la collaborazione, ricercando un senso della vita, che può essere quello religioso, mediante il confronto con gli altri.
Il giudice Arbia ha sostenuto l’importanza del dialogo per evitare situazioni come quelle di cui si occupa il Tribunale penale internazionale o la crisi siriana, anche se il principio di legalità e il grado di riconoscimento dei diritti del nostro paese e della società occidentale in generale permettono una forma di dialogo che ha indubbiamente i mezzi per risolvere il disagio. L’obiettivo è globalizzare tali condizioni.
Il convegno si è rivelato un’interessante critica sociale.
Il dialogo costituisce un bisogno, in quanto mezzo di comunicazione essenziale dell’essere umano, mezzo di crescita degli individui e della società; purtroppo si assiste sempre più a una mancanza di dialogo nella nostra società, che assume sempre più tratti narcisistici e nichilisti, che dividono sempre più le sue componenti: istituzioni e popolazione, generazioni, finanche i membri di una stessa famiglia. Da questa assenza e da questo bisogno nasce il disagio sociale, l’insoddisfazione, il non-sense della vita che sempre più generalizzato descrivono sociologi e psicologi. Tale fenomeno ha dunque portato la società più prospera e materialmente benestante della storia ad essere paradossalmente la più infelice. Ma uno sguardo centrato solo sull’occidente ci farebbe perdere forse di vista la reale situazione e ci farebbe cadere ancora di più nello sconforto esistenziale: esistono realtà peggiori della nostra, la reazione che dobbiamo avere deve essere costruttiva, sfruttare le opportunità che ci sono offerte dal nostro grado di civilizzazione per migliorare la qualità della vita. Il motivo per cui è più facile sorridere in Africa che in Europa è che lì ci si focalizza su quello che è necessario per vivere, noi questa capacità di mettere a fuoco la stiamo perdendo e da qui nasce la nostra infelicità: dal desiderare un iPhone più di un’opportunità di incontro, dal preferire il conversare su Internet all’incontro in piazza. “Nessun mezzo di comunicazione potrà mai sostituire lo sguardo umano.”, scriveva Paulo Cohelo.
E se è vero, come sosteneva il pedagogista scozzese Alexander Neill, che i mali si possono spiegare con l’infelicità, diventa un imperativo morale cercare di porre rimedio a questo disagio, per migliorare tutta la società.
I mezzi per farlo sono chiari e condivisibili, e sono emersi anche durante i vari interventi: in uno Stato in cui sono riconosciuti sia il principio di legalità, sia i diritti civili e politici, non sono necessari atti rivoluzionari o reazionari, non occorre alcuna forma di estremismo, ma occorre che tutti prendano parte attiva alla vita pubblica, occorre ridare valore al diritto di voto, occorre creare in tutti una coscienza del potere, che devono esercitare in quanto membri dello Stato, membri della collettività, occorre ridurre il potere e l’influenza delle lobby e dei gruppi finanziari fittizi, occorre ridare valore all’uomo come individuo, valore che non dipende nemmeno dalle qualità intellettuali o morali, ma che è intrinseco dell’uomo.
Esistono due modi per agire, non necessariamente alternativi. Agire partendo dall’alto, partendo da una nuova legge elettorale e da una nuova configurazione dei mass media. La nuova legge elettorale, suggerita anche dal giudice Arbia, servirebbe a ridare potere politico al paese reale, servirebbe a coinvolgere i cittadini e magari a far comprendere loro che il voto non è una delega ad amministrare, ma un mandato di rappresentanza, per cui il politico non può dare conto agli elettori solo alla fine della legislatura, ma deve farlo durante tutto il periodo attraverso un contatto diretto e un dialogo costruttivo che deve essere preteso dai cittadini.
I mass media sono oggi il più grande mezzo per influenzare la popolazione. L’uso che ne viene attualmente fatto è, tuttavia, a scopo prevalentemente edonistico: sono pochi i “prodotti” che mirano alla creazione di uno spirito critico o alla diffusione di un’informazione non mediata. È perciò auspicabile una riconfigurazione del sistema mass mediatico in un’ottica che privilegi l’onestà intellettuale, il rispetto delle idee altrui e il rispetto del valore dell’idea che, quindi, non diffonda solo le idee che hanno maggiore seguito o che meglio si sposino alle tesi di chi propone, ma tutte le idee che poi lo spirito critico di ognuno dovrà cernere secondo coscienza.
L’altro modo per affrontare la questione è partire dal basso, magari creando gruppi di incontro, di confronto, di contatto. Incontrare gli altri, confrontare le idee, trovare punti in comune. Cercare di far maturare in tutti uno spirito critico, di coadiuvare idee e sforzi tramite il buon senso, di agire per il bene comune.
Ridare valore ai rapporti personali, tesi suggerita calorosamente da mons. Nolé, partendo dalla famiglia, nucleo fondamentale della società, in cui magari a volte questo rapporti vengono trascurati per la loro quotidianità. Un processo di rinnovamento sociale che partirebbe da iniziative a misura d’uomo, nel tentativo di abbracciare il maggior numero possibile di individui e poi evolvere a livelli maggiori.
L’incontro è stato indubbiamente un alto momento culturale, ma se restasse nell’Aula blu dell’Istituto Sinisgalli sarebbe equivalente a quei sofismi da cui il professor Meluzzi metteva in guardia durante il suo intervento. Ma se fosse il punto di partenza per costruire un dialogo nuovo e vero, sarebbe indubbiamente uno splendido punto di partenza.


Valentino D’ Angelo



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