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A San Severino Lucano inaugurazione della mostra ‘Ha! Naturalis Historia’ |
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9/08/2021 | Sarà inaugurata oggi pomeriggio (9 agosto) alle ore 16,00, a San Severino Lucano, la mostra “Ha! Naturalis Historia”, l’ esposizione curata dall’Associazione Culturale DNA di Maratea e portata nel piccolo paese lucano dal CEA Pollino Basilicata, è stata allestita nel Centro “M. Tommaselli” “Una iniziativa importante e ricca di significato che siamo lieti di accogliere nella nostra comunità, afferma il sindaco Franco Fiore che sarà presente alla manifestazione inaugurale, Ringrazio continua Fiore, gli organizzatori con cui collaboreremo per garantire che tutto si svolga nel migliore dei modi”. Il contenuto lo spiega Bruno Niola del Cea Pollino. Un coro di 20 gratelle 40x40cm ispirano 20 artisti per dire grazie ad una pianta silenziosa e protettiva della macchia mediterranea. La stessa pianta si mostra come lampada di Aladino capace di far luce sui confini ibridi tra più territori, le aree dei tre Parchi Nazionali, Pollino, Cilento e Val D’Agri.
La storia, le caratteristiche e gli usi di una pianta delle colline mediterranee può essere raccontata attraverso la riproduzione di oggetti artigianali di nuova identità per narrare di un museo in emersione poggiato su nuovi oggetti capaci di interpretare la storia materiale dei luoghi.
La pianta in questione è l’ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus) denominata volgarmente tagliamani, essa è stata utilizzata a Maratea, nella Riviera dei Cedri, nel Cilento ed in altre aree contigue, fino dai primi decenni del Novecento, per realizzare una svariata gamma di prodotti in fibra vegetale, dai setacci (cernicchi), ai libani per l’allevamento dei mitili, alle scope. Questa pianta, inoltre, essendo pirofita attiva e sopravvivendo al passaggio del fuoco, crea nel suolo uno strato fertile per la riproduzione successiva di altre piante. Plinio il Vecchio ne parla nelle sua Naturalis Historia.
Ne è stato inoltre sperimentato favorevolmente l'impiego nei lavori di sistemazione e di difesa verde delle pendici degradate. Su questa risorsa, povera, si sono sviluppate le prime forme di commercio, si sono stabiliti contatti con comunità limitrofe e lontane. Allora?
Allora per dire grazie ad una pianta silenziosa che attraversa la storia botanica della macchia mediterranea un manipolo di artisti coraggiosi accetta di dare una partitura visiva al coro di 20 gratelle e chiamano tutte le altre discipline a rivoluzionare la percezione dei luoghi abitati da questa pianta, moltiplicando la ricerca del potenziale di queste aree vaste che hanno ancora tanto da dire per illuminare i temi della transizione ecologica e dello sviluppo delle aree marginali.
I valori immateriali delle creazioni potranno accompagnare altri temi connessi alle ricerche, ed a partire da un materiale utile in natura altre piante pioniere della macchia mediterranea, potranno fare da supporto alla espressività artistica stimolando altre fertilità.
Illuminare frammenti di una pianta che ha attraversato la storia di molte popolazioni marginali è un’operazione culturale radicale che riposiziona anche il comportamento dell’arte in tempi di pandemia scoraggiante, fino a dare una nuova soggettività a luoghi sparsi e non frequentati.
20 gratelle per 20 artisti, che non hanno paura di esprimersi su materiali poveri, ricordano a tutti noi che la capacità rigenerativa dell’arte è anche una caratteristica del genere umano, un potenziale che è capace di ripartenze improbabili per una nuova urbanità sociale, fino a segnalare salti di civiltà necessari a uscire dalla malinconia civile che ci avvolge e si comporta come taglia/mani e taglia/menti.
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