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Recensione de “La rivoluzione conservatrice” |
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5/12/2012 | Nel libro dal titolo “La rivoluzione conservatrice” edito dalla Casa Editrice Sugarco, Marcello Veneziani fa una ricognizione sugli anni che vanno dalla nascita dell’ideologia italiana sulla fine del berlusconismo.
Un saggio che passa in rassegna le figure che hanno segnato l’ideologia italiana da Papini a Pareto, da Gabriele D’Annunzio, da Gentile a Del Noce.
Tutte figure del mondo della cultura che non hanno esitato a confutare le loro tesi sui movimenti politici del periodo in cui hanno vissuto.
Nell’arco di un secolo si è snodata nella vita intellettuale e civile del nostro paese una vasta cultura politica o letteratura ideologica e talvolta filosofica, che compone i tratti di una vera e propria ideologia italiana.
E’ una linea che si richiama a lontani precursori, trae linfa dal pensiero risorgimentale, costeggia nelle sue estremità rivoluzionarie il socialismo separato dal marxismo, dal positivismo e dall’internazionalismo, nelle sue estremità conservatrici l’elitismo ed il tradizionalismo separati dalla linea antipopolare e antimoderna: che si dispiega poi nelle maglie del sindacalismo variegato, per ritrovarsi nobilitato nella poesia civile e nella letteratura interventista, nel pullulare di avanguardie e riviste che meditavano la congiunzione tra arte e azione, tra cultura e nazione; quella linea si ritrova poi elevata teoricamente nell’opera di filosofi e di pensatori, tesi ad interpretare, ora in chiave idealistica, ora in chiave volontaristica, ora pragmatistica, ora relativistica ma sempre spiritualistica, il progetto di una filosofia italiana e di una tradizione nazionale di pensiero.
All’opera dei filosofi si associa il tentativo di sistemazione teorica e di interpretazione politica elaborato da eminenti studiosi della politica e della società.
Nel corso di un secolo come si evince dal testo sono avvenuti radicali mutamenti socio –politici che hanno visto il ventennio fascista che ha annientato i partiti di opposizione soffocando anche le loro ideologie al dopoguerra con l’avvento della Democrazia Cristiana nel 48’ improntata a valori cristiani ed un Partito Comunista di matrice marxista –lieninista che hanno cercato di combattersi senza mai degenerare in una guerra civile.
Anche nel dopoguerra non sono mancate figure del mondo della cultura che hanno espresso il loro parere politico.
Uno di questi è Julius Evola che è stato il più importante teorico della “Rivoluzione conservatrice” nel nostro paese nel dopoguerra.
Nei suoi scritti ritroviamo l’espressione “rivoluzione conservatrice, la base teorica e i limiti entro cui ha senso tale definizione.
Per molti Evola è stato considerato come l’ispiratore neofascista e neonazista in quanto malgrado questi due movimenti afferèenti a Mussolini ed Hitler fossero stati soppressi, ci fu una rinascita in alcuni ambienti.
Mentre Augusto del Noce è stato considerato il filosofo più rappresentativo e coerente del revisionismo in Italia in un senso analogo e differente al tempo stesso rispetto al revisionismo tedesco di Ernst Nolte.
Con il crollo del Muro di Berlino nell’89 si è assistito ad un crollo delle ideologie e la fine del comunismo.
Nel nostro paese abbiamo assisto all’esplosione del ciclone tangentopoli che ha spazzato via i vecchi partiti.
Dopo quella fase convulsa della vita politica si pensava ad una rivoluzione che non ci fu.
Ma ci fu la nascita di quella che fu definita “la seconda repubblica” e l’avvento di Berlusconi che incarnò un suo movimento, il berlusconismo che avrebbe dovuto cambiare in meglio le sorti del paese, ma così non fu.
Secondo Marcello Veneziani il berlusconismo è stato la rivincita postumana per i rampanti anni ottanta sui plumbei anni settanta, figli ambedue del 68’:
uno è il versante edonista e libertario, l’altro il versante ideologico collettivista.
Veneziani accosta Berlusconi a Mussolini ad Achille Lauro e Peron e lo Scia di Persia anche se questa tesi ci sembra discutibile in quanto a differenza di Mussolini, Berlusconi non ha soppresso le libertà ne tanto meno l’opposizione che ha cercato con ogni mezzo di delegittimarlo.
Lo scorso anno, sull’onta di una crisi economica latente che ha investito il nostro paese trascinato anche dal default di economie di alcuni paesi europei frutto in parte di una crisi che si è aggravata anche con il crollo Di Leman Broders degli Stati Uniti, Berlusconi è stato sostituito con Mario Monti.
In sostanza l’Italia è un bambino malato che ha bisogno di sentirsi amato per amare a sua volta la vita, la storia ed il futuro, i suoi padri, i suoi figli e la sua identità.
Essa è un bambino invecchiato che ha bisogno di una rivoluzione conservatrice.
Biagio Gugliotta
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