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Rivello: prosegue la rassegna 'Zero in condotta' |
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24/06/2021 | ''Le proiezioni di film, documentari, corti nelle nostre scuole vengono promosse solo di tanto in tanto, occasionalmente, invece dovrebbero far parte della normale didattica. A partire dalle medie fino alla conclusione delle superiori, ogni classe dovrebbe vedere nel corso dell’anno scolastico una ventina di grandi il film di ogni tempo. Solo così il cinema potrebbe aiutare a formare cittadini liberi, le scolaresche verrebbero educate alla bellezza, a considerare l’arte delle immagini in movimento come scelta estetica ed atteggiamento etico''. Questo è quanto sostiene Mimmo Mastrangelo, cinecronista e curatore dell’ ottava edizione di “Zero in condotta”, rassegna che scruta il mondo e la storia attraverso lo sguardo dei minori ed è promossa dal Gal-Cittadella del Sapere in collaborazione con gli Istituti Comprensivi di Maratea e Trecchina e l’Associazione Culturale Biblioteca Rivellese. Dopo la presentazione negli Istituti Comprensivi succitati e della Val d’Agri di capolavori del grande cinema d’autore - tra gli altri “Sciuscià” di Vittorio De Sica, “Radio Days” di Woody Allen, “Gli anni in Tasca” di François Truffaut, “Germania anno zero” di Roberto Rossellini - viene proposto il 25 giugno nella Sala Proiezioni dell’ex-Comune (ore 18.00) di Rivello di Andrzej Wajda “Il ritratto negato” (2016). Ultimo lavoro del grande regista polacco, il film è la storia affascinante e drammatica sul pittore avanguardista di origini russe Wladislaw Strzeminski (1893 – 1952) che venne perseguitato dalla nomenclatura polacca nel tentativo di fare affermare la sua arte astratta (in contrasto con la sintassi pittorica del realismo socialista) e l’utopia dell’uomo nuovo, la quale poteva affemarsi solo combinando una radicale trasformazione sociale con una sperimentazione estetica-formale. Nel “Ritratto negato” la coprotagonista è la piccola Nika, figlia dell’artista, che dovrà in parte prendersi cura del genitore una volta che questo inizia ad essere vittima dei soprusi di regime. Il film di Wajda è il racconto sì della vita di Strzeminski (un eccezionale Boguslaw Linda), ma anche dell’ estrema difesa dei suoi ideali di libertà e della battaglia per un’arte che rigeneri l’umanità e non sia solo estetica. Secondo Strzeminski (e la moglie, la scultrice Katarzina Kobro) l’immaginario creativo non può esimersi da una funzione politica, non può sottrarsi dal prospettare un’idea di futuro. Un futuro di cui tutto il cinema di Wajda ha cercato di avanzare un’ipotesi interrogando la storia e non solo rappresentandola. '' Un contenitore come “Zero in condotta” – spiega inoltre Mimmo Mastrangelo – viene proposto come una sorta di Arcipelago, nel senso che c’è uno schermo, con la magia delle sue ombre in movimento, poi ci sono i film con le loro storie e le vicende dei personaggi e poi c’è sempre un oltre, un fuori schermo, uno spazio in cui il film prende a radicarsi come riflessione, pensiero. In sostanza, si cerca di far capire soprattutto nelle scuole che un film non è altro che una struttura di pensiero che lo spettatore completa con il suo sguardo, con le emozioni che sperimenta''. '' E’ importante portare il grande cinema di ogni tempo, la cinematografia d’autore nelle piccole realtà di provincia come quelle lucane - chiosa Mastrangelo – potrà aiutarle a renderle attrattive quanto i grandi centri'' |
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