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5/12/2012 | Cosa sappiamo realmente di Gesù e dei suoi seguaci?
Nel 2005 Abel Ferrara racconta con la macchina da presa la passione di Gesù nel film “Mary”.
Il regista Matthew Modine ha appena ultimato un film sulla vita di Gesù e si appresta a presentarlo nell’ultima puntata di uno show sullo stesso argomento. Ma Ted, l’anchorman di successo che lo conduce, vuole scavare a fondo sia per motivi professionali, sia per la tragedia familiare che sta vivendo: si batte per un intervento, durante lo show, di Marie Palesi, che dopo aver interpretato Maria Maddalena nel film, in preda ad una crisi mistica, è fuggita a Gerusalemme. Proprio a Gerusalemme, Marie inizia un viaggio spirituale tra i luoghi del Vangelo, e rimane sconvolta dalla cruenta guerra tra israeliani e palestinesi .
La scelta di girare il film lontano dagli Stati Uniti, viene ricondotta dal regista a due ragioni: un progetto di rivisitazione del Nuovo Testamento e la difficoltà, per il cinema indipendente, nel reperire finanziamenti sul mercato americano, situazione aggravatasi dopo l’11 settembre. Ferrara fu spinto a Matera, anche con l’intento di rendere omaggio a Pasolini, che lì aveva girato “Il Vangelo secondo Matteo”, anche Mel Gibson vi aveva girato, pochi mesi prima, “The Passion”. Il regista la individua come location ideale, “Matera è Gerusalemme”, afferma alla conferenza stampa di presentazione del film a Venezia.
Le premesse per lo scandalo c’erano tutte. A conferma dei timori del regista il film, nonostante il Leone d’Argento (Gran premio della giuria) ottenuto al Festival del Cinema di Venezia, apparve nelle sale americane solo nell’ottobre 2008, tre anni dopo la sua presentazione, ancora privo di una distribuzione nazionale.
Le peripezie, le attese, le incertezze connesse alla realizzazione del film sono divenute il soggetto di un documentario realizzato da Alex Grazioli.
Abel Ferrara non è più il “bad boy” dei narcotrafficanti e dei tenenti corrotti, è cresciuto, ma non si è addolcito. Oggi è un “bad man”, che maneggia la macchina da presa con incredibile sicurezza, il risultato è un film tecnicamente squisito. Affronta la fede con la semplicità e la fluidità di chi ha imparato a parlare la lingua del cuore, del cervello e dello stomaco.
Ciò che emerge è una discussione più intima e personale della fede, che è un rifugio dal male del mondo e che può diventare il faro della nostra vita, anche quando non lo abbiamo messo in conto. Il giudizio su ciò che Ferrara dice di sé, di Dio e del mondo resta sospeso. Un capolavoro: inevitabile e doloroso come ogni capolavoro deve essere.
Nicoletta Fanuele |
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