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Lavello ricorda Pietro Sanua, il sindacalista assassinato in un agguato mafioso |
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20/03/2021 | Il Comune di Lavello aderisce alla XXVI giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, un’iniziativa di Libera a cui insieme alla associazione del Vulture melfese intende promuovere iniziative di riflessione, approfondimento e di incontro, di relazioni vive e di testimonianze attorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, persone che hanno subito una grande lacerazione che noi tutti possiamo contribuire a ricucire, costruendo insieme una memoria comune.
Nelle giornate del 20 e 21 Marzo abbiamo deciso di illuminare la targa dedicata al nostro concittadino Pietro Sanua, vittima innocente di mafia, a cui è stato intitolato il mercato comunale coperto, un luogo di memoria e riflessione.
La storia di Pietro Sanua comincia come quella di tantissimi altri meridionali che hanno tentato la fortuna al nord. Ha 12 anni quando parte dalla Basilicata, dove era nato il 13 giugno del 1948, a Lavello, un Comune in provincia di Potenza, alla volta di Milano. Una storia di immigrazione uguale a tante altre.
Pietro vuole lavorare onestamente e comincia a farlo subito, appena arrivato in Lombardia, dove si dà da fare come panettiere, come addetto in un supermercato e poi come aiutante di un ortolano nei mercati. Poco più che ventenne, nel 1972, decide di lanciarsi in una nuova avventura, convinto che possa aprirgli nuove prospettive di vita. Acquista così una licenza di ambulante, grazie alla quale apre un banco di frutta e verdura con cui comincia a girare nei mercati della zona. Pietro entra man mano nei meccanismi alla base del funzionamento dei mercati: sorteggi, graduatorie, licenze, postazioni. Comprende poco alla volta che è un settore delicato, dove gli interessi economici rischiano seriamente di condizionare il rispetto delle regole e la tutela del lavoro. Lo scopre nel suo difficile lavoro di fiduciario dei mercati di Buccinasco, Corsico e Quarto Oggiaro, un territorio caldo, già da tempo oggetto delle attenzioni delle cosche di ‘ndrangheta. Così, comincia a interessarsi non più solo del suo lavoro, ma anche di quello di tanti suoi colleghi che a lui si rivolgono per ottenere consigli, assistenza, riconoscimento dei propri diritti.
Pietro diventa così un sindacalista a tutti gli effetti. Diventa prima segretario e poi presidente provinciale dell’Anva di Milano, l’Associazione Nazionale Venditori Ambulanti, affiliata a Confesercenti. Denuncia le irregolarità, in particolare legate al cosiddetto racket dei fiori, che governa l’assegnazione delle postazioni per la vendita dei fiori all’esterno dei cimiteri. Si avvicina all’esperienza di SOS Impresa e lavora alla nascita di una realtà simile anche nel suo territorio.
Il 4 febbraio del 1995 alle 5.30 Pietro è a bordo del suo furgone lungo via Lorenteggio a Corsico, diretto, insieme a suo figlio, al mercato di via Di Vittorio. Una Fiat Punto di colore marrone, targata Genova, improvvisamente fa una brusca manovra e inverte il senso di marcia, affiancandosi al furgone. Pietro e Lorenzo non hanno il tempo di accorgersi di quanto sta accadendo e del resto mai lo immaginerebbero. Pietro si stupisce, infatti, della strana e azzardata manovra. Dalla Punto parte un colpo di lupara, un fucile a pallettoni, che colpisce Pietro in pieno volto. L’uomo si accascia tra le braccia di Lorenzo, che fortunatamente viene investito solo da alcune schegge. Per suo padre, invece, non c’è niente da fare. Aveva 47 anni. |
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