Un dolore comune a tantissime donne che, però, spesso viene sottovalutato o ne vengono ‘deviate’ la provenienza e la causa: è il dolore pelvico che per i medici resta una vera e propria sfida. Ce lo spiega, nell’approfondimento che segue, il dottor Vincenzo Sassone primario del reparto di Chirurgia generale d’Urgenza dell’ospedale di Policoro.
dolore pelvico viene classificato come acuto, quando ha una durata non superiore a 2-3 mesi; cronico se persiste da 6 mesi o più.
Diagnosticare il dolore pelvico in una donna può essere estremamente difficile, perché esso può essere causato da patologie di diversa origine, di pertinenza ginecologica, gastrointestinale, urinaria, muscoloscheletrica
Tra le cause gastrointestinali sono da considerare:
• Appendicite Acuta.
• Sindrome dell’Intestino Irritabile.
• Diverticolite e Diverticolosi
• Morbo di Crohn e Rettocolite Ulcerosa
• Tumori del colon
• Aderenze viscerali
Tra le cause ginecologiche sono da considerare:
• Malattia Infiammatoria Pelvica
• Varicocele Pelvico
• Endometrite.
• Endometriosi.
• Cisti ovarica.
• Fibroma uterino
• Gravidanza ectopica,
• Tumore del collo dell’utero
• Prolasso utero-vaginale.
Tra le cause urologiche sono da considerare:
• Cistiti e uretriti
• Sindrome uretrale
• Pielonefrite acuta.
• Calcolosi renale
• Cistite interstiziale
Il dolore pelvico, soprattutto cronico, resta una sfida per i medici: i pazienti possono sottoporsi a numerosi esami senza che si riesca ad identificare il fattore causale. Accade spesso che una donna affetta da dolore pelvico si senta dire, dopo numerose visite ed esami , che il suo è un problema psicologico: al danno si aggiunge la beffa!
In realtà, in medicina, dietro il sintomo dolore vi è sempre una causa ben precisa.
Nella valutazione del dolore pelvico, l’anamnesi approfondita è molto importante. I caratteri del dolore, la sede, la storia mestruale, le pratiche di contraccezione, i metodi utilizzati per la protezione dalle malattie sessualmente trasmesse, la storia di malattie pregresse, sono elementi utili. L’esame dell’apparato urinario e gastrointestinale, della regione pelvica, l’esplorazione rettale e vaginale, vanno praticati con molta accuratezza.
Per diagnosticare il dolore pelvico è importante accertare se vi è una gravidanza in atto, esaminare le secrezioni vaginali ed eseguire gli esami colturali.L’ecografia è fondamentale. Spesso sono necessari TAC e/o risonanza magnetica. La laparoscopia è il passo finale, quando le altre metodiche non hanno condotto ad una diagnosi definitiva.
La storia recente della chirurgia è caratterizzata dall’avvento della chirurgia laparoscopica. Le metodiche minivasive , basate sull’utilizzo di una videocamera e strumenti endoscopici specifici, hanno permesso di eseguire interventi chirurgici senza ricorrere ad estese incisioni della parete addominale. Attraverso uno speciale ago inserito appena sotto l'ombelico si introduce del gas atossico (anidride carbonica) che distende la cavità addominale, rendendo possibile la visualizzazione degli organi interni. Quindi attraverso una piccola incisione sul bordo inferiore dell'ombelico si inserisce il laparoscopio, collegato ad un monitor per la visione ingrandita degli organi. Attraverso altre due piccole incisioni (5-10 mm) al di sopra del pube vengono introdotti gli strumenti necessari all'esecuzione dell'intervento.
Presso la nostra U.O. di Chirurgia Generale D’urgenza dell’Ospedale di Policoro, da alcuni anni, si eseguono, routinariamente, interventi di chirurgia laparoscopica. Numerosi sono stati gli interventi effettuati per dolore pelvico, soprattutto in urgenza, con vantaggi innegabili rispetto alla chirurgia a cielo aperto.
L’accesso laparoscopico offre il vantaggio, oltre che della mininvasività, di una esplorazione della cavità addominale completa, dando la possibilità di effettuare una diagnosi differenziale certa, soprattutto nei casi di dolore pelvico femminile.
Non sono lontani i tempi in cui il chirurgo portava il paziente in sala operatoria con diagnosi clinica di appendicite e all’apertura del peritoneo si trovava di fronte altre patologie: una torsione o rottura di cisti ovarica, un emoperitoneo da follicolo ovarico emorragico, una piosalpinge, una gravidanza extrauterina, aderenze peritoneali, ecc., che costringevano ad ampi allargamenti dell’incisione iniziale, anche su addomi giovanili.
L’uso di questa tecnica ci ha permesso di diagnosticare numerose cause di dolore pelvico femminile, anche in corso di interventi eseguiti per altra patologia.
Innumerevoli sono state le diagnosi di Malattia Infiammatoria Pelvica. Le cause principali sono costituiti da endometriti, ascessi pubo-ovarici, salpingiti e altre manifestazioni infiammatorie croniche della pelvi. Essa può avere una sintomatologia sfumata, ma può avere un ruolo in varie situazioni di infertilità. I germi in causa sono, principalmente, il gonococco, la chlamydia, ureoplasma, mycoplasma, gardnerella vaginalis. Abbiamo potuto formulare diagnosi di Varicocele Pelvico. Esso si manifesta con dolore gravativo che si accentua in piedi e col rapporto sessuale. E’ una patologia diffusa ma poco diagnosticata.
Vi sono stati casi di Endometriosi. Il dolore pelvico cronico è dovuto ad impianto di focolai di endometriosi in prossimità delle terminazioni nervose dei rami del nervo pudendo, il principale nervo sensitivo della pelvi femminile. Spesso decorre in forma asintomatica e la diagnosi avviene, spesso, in seguito ad accertamenti eseguiti per infertilità. Frequenti le Aderenze Viscerali che erano la vera causa del dolore pelvico riferito dalla paziente. La formazione di aderenze rappresenta una complicanza della chirurgia e si riscontra in più del 90 % dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico. In alcuni casi restano silenti, non causando alcun sintomo rilevante, in un numero rilevanti di casi esse sono associate a patologie importanti fra cui il dolore pelvico cronico, infertilità secondaria, occlusione intestinale.
- La ridotta invasività e il minor trauma di questa tecnica ha portato ad una riduzione del dolore postoperatorio, minore dolore agli atti respiratori con conseguente assenza di disagio respiratorio, anche in pazienti portatori di patologie respiratorie. Vi è stata, quindi, una minore necessità di terapia analgesica e infusionale.
- Con la rapida mobilizzazione postoperatoria abbiamo ottenuto una significativa riduzione dei rischi e complicanze legati a problematiche cardiocircolatorie.
- La rapida ripresa della motilità intestinale e canalizzazione ha permesso una ripresa precoce dell’alimentazione.
- Netta è stata la riduzione dei tempi di degenza. Il paziente trae beneficio globale psico-fisico, percependo poco la sensazione di malattia postoperatoria, con rapida ripresa delle proprie attività. 3
- Significativa è stata la riduzione della morbilità postoperatoria: infezione di ferite, formazione di laparocele, ascessi addominali, aderenze peritoneali, ecc.
- Sono stati ridotti gli effetti sistemici conseguenti al trauma chirurgico e in particolare ridotta o assente la depressione immunitaria.
- Soddisfacente è stato il risultato estetico.
Il Direttore U.O.
Dr. Vincenzo Sassone