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Basilicata sempre più...set: "Io non ho paura" |
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20/11/2012 | Nel 2003 Gabriele Salvatores scelse la Basilicata per “Io non ho paura”, film tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.
Michele, dieci anni, frequenta la quinta elementare e vive ad Acqua Traverse, un minuscolo borgo rurale della Basilicata. Con la sorella più piccola ed altri amici fanno una corsa in mezzo al grano. A casa ci sono la mamma e il papà, che non è quasi mai presente a causa del suo mestiere da camionista. Giocando con gli amici vicino ad una casa abbandonata, decidono che Michele deve pagare una penitenza poiché è arrivato ultimo per aiutare la sorella in difficoltà; ma a seguito di una votazione viene deciso che toccherà a Barbara. Michele decide di salvare, in extremis, l’amica dalla situazione imbarazzante, decidendo di fare la penitenza. Incamminatisi verso casa, Michele si accorge di aver dimenticato gli occhiali della sorella nella casa abbandonata, tornato indietro, scopre una lastra di lamiera che, incuriosito, solleva, in fondo ad un pozzo c’è un piede che esce da una coperta. Dopo lo spavento iniziale, nei giorni seguenti torna sul luogo e scopre che quel piede appartiene ad un bambino come lui. Un bambino, biondo e delicato, quasi cieco per il buio, ridotto ad uno stato selvaggio, abita quel luogo angusto. Nelle successive visite porta da mangiare al bambino, gli parla, gli ridà una speranza. Una sera il telegiornale racconta della scomparsa di Filippo Carducci, rapito a Milano; Michele capisce che Filippo è proprio il bambino con cui ha stretto amicizia. Arriva a casa un tale, Sergio il Milanese, alla guida della banda di rapitori. La banda comprende tutti gli uomini del minuscolo borgo, compreso i genitori di Michele. Col passare del tempo , il cerchio delle indagini si stringe, gli elicotteri dei carabinieri cominciano a perlustrare l’area. Tra i rapitori sopraggiunge il panico, decidono di sopprimere l’ostaggio. Michele corre per liberare Filippo: riesce a spingerlo tra i campi per farlo fuggire, ma è Michele stesso a rimanere intrappolato. Giunge il padre che non esita a sparare al bambino, non accorgendosi che in realtà è suo figlio Michele. Gli elicotteri dei carabinieri illuminano il Milanese, che viene arrestato; mentre il padre ha il figlio ferito tra le braccia, e il piccolo Filippo, salvo, a poca distanza. Il film sfuma sull’immagine di Michele, ferito, ma sorridente, e l’ormai salvo Filippo, in procinto di darsi la mano.
Il film è ambientato in un piccolo borgo rurale della Basilicata e girato in gran parte a Melfi. “Io non ho paura” ha vinto un David di Donatello ed è stato scelto come film per rappresentare l’Italia agli Oscar e riconosciuto come d’Interesse Culturale Nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività culturali italiano.
Nicoletta Fanuele |
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