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Il teatro vulcanico di Napoli nella città di pietra

20/11/2012

Da Milano a Napoli, dal Nord al Sud, da Strehler a Eduardo. Siamo giunti alla seconda tappa del nostro viaggio teatrale lungo la Penisola. Un percorso che stiamo conducendo con determinazione e entusiasmo, condiviso da migliaia di spettatori, seppure reso più ardito dalle difficoltà portate dalla congiuntura assai critica che sta vivendo il nostro Paese, l’Europa, il mondo intero, con recessione economica, crollo di valori, di prospettive, di visioni e della buona politica. Con cadute rovinose di governi centrali e territoriali cui si sommano le difficoltà proprie della nostra piccola grande regione, che pare ancora non aver compreso come il futuro si costruisce con un progetto globale, che intrecci fra loro lavoro, produttività, cultura, formazione, benessere.
E’ stata una sfida vinta, quella di rilanciare, nell’autunno 2011, il teatro a Matera e in Basilicata, attraverso una “stagione a progetto” che non inanellasse titoli a casaccio ma offrisse un cartellone ragionato, ricco, articolato, portatore di senso e pronto a innescarne di altri. Teatri Uniti d’Italia – Le città della scena a Matera, costruito insieme a Francesca Lisbona (e da quest’anno con un ulteriore apporto di Massimo Lanzetta), ha restituito al palcoscenico la sua dimensione di arte sociale per eccellenza e ai cittadini- spettatori il diritto a prendere parte a fatti culturali di qualità, a partecipare a spettacoli di pregio e non appendici vuote di una televisione sempre più degradata e degradante. Allo stesso tempo, il nostro progetto, ha reimmesso Matera e la Basilicata nel circuito del miglior teatro della nazione.
La stagione 2011/2012, ha avuto successo in ogni suo tassello, con quindicimila spettatori ad applaudire spettacoli e creazioni al loro debutto assoluto in questo territorio. Spettacoli quasi tutti andati esauriti nei tre teatri che la programmazione ha coinvolto – Teatro Duni, Teatro Comunale, Casa Cava –, con incursioni a Palazzo Lanfranchi, nella boutique Anna Moda, in case private. Ottimi risultati sono stati raggiunti anche nei laboratori, negli incontri con il pubblico, nelle attività nelle scuole.
L’entusiasmo del pubblico, l’apprezzamento delle proposte, le riflessioni che esse hanno innescato negli spettatori, in particolare nei giovani e giovanissimi, ci permettono, a consuntivo, di certificare nuovamente che il “teatro fa bene alla vita di esseri umani da zero a cent’anni” e che quei territori che non ne posseggono e esprimono alcuno scivolano più facilmente verso il deserto sociale e interiore.
Gli esiti felici ottenuti fino a oggi ci rincuorano sulla possibilità di costruire un nuovo presente e soprattutto un diverso futuro per la cultura, i saperi, la conoscenza, le arti e lo spettacolo a Matera e in Basilicata, attraverso un percorso condiviso oltre che dai cittadini anche dai rappresentanti dei governi del territorio (dai quali attendiamo ora azioni, atti formali, sostegno concreto). Ecco perché abbiamo continuato nella “visione” di un teatro pubblico lucano, proseguendo nel dialogo con le istituzioni locali e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In questo nostro progetto sostenuti, in particolare – oltre che dal sindaco della città, Salvatore Adduce, dal presidente della provincia, Franco Stella, del presidente della regione, Vito De Filippo –, dall’Assessore al lavoro, formazione, cultura e sport Vincenzo Viti, che sin dal suo insediamento nel suo nuovo ruolo, lo scorso febbraio, non soltanto ci ha ascoltato con attenzione sincera, ma ha contribuito ad accelerare i tempi e i passi necessari verso la costruzione di un Teatro Pubblico della Basilicata, invitando Matera e Potenza ad avviare un percorso comune, a costruire insieme una alternativa al vuoto, alla dispersione, alla fragilità e alla marginalità culturale.
Con Francesca Lisbona per Matera e Dino Quaratino per Potenza, insieme alle loro strutture operative Incompagnia e Cose di Teatro e Musica, stiamo infatti procedendo nella costituzione di un consorzio fra le due città e in prospettiva nella costruzione del teatro stabile della Basilicata.
Gia la stagione 2012-2013 vede l’avvio di una concertazione fra i due cartelloni, con l’impianto a sezioni per entrambi e con spettacoli proposti nelle due città.
Certo i governi territoriali dovranno ora agire di conseguenza, ponendo in essere atti concreti affinché le idee diventino fatti. Le culture, le arti, i saperi debbono essere al centro del pane che oggi una buona pratica amministrativa, un Buon Governo del Territorio, deve mettere in atto e perseguire per costruire un futuro diverso, meno incerto e aleatorio, dove al centro stiano stretti insieme a lavoro, formazione, qualità della vita, salute e benessere a comporre le identità delle comunità umane, a qualsiasi latitudine, in qualsiasi epoca.
Ma veniamo alla nuova stagione, che in ragione di questo allargamento all’intera regione abbiamo aggiornato in Teatri Uniti d’Italia – Le città della scena in Basilicata, con l’avvio di un gioco a ping pong con Potenza e un allargamento del cartellone per i piccoli spettatori in ben sette comuni della provincia di Matera (alla faccia di chi la vuole cancellare con un atto di imperio, la cui efficacia è tutta da certificare).
Sono otto le sezioni del cartellone, otto capitoli di un unico romanzo, otto percorsi fra loro diversi e insieme complementari: Napoli a Matera, focus dedicato al miglior teatro della città partenopea; Extraordinario, quest’anno virato sui grandi classici; Teatri d’Europa, con proposte di teatro-circo e teatro-danza; Teatri della politica, dedicato a personalità di un ambito oggi così dibattuto (una sezione che vorremmo fosse occasione per ripensare la buona politica), con il controcanto delle proposte di Teatri del sacro e della spiritualità (che vorremmo sviluppare in futuro in un vero e proprio festival itinerante); poi Teatri lucani, dedicato alle nuove energie sceniche regionali (a proposito: Egidia Bruno, attrice-autrice-regista Lucana si è appena aggiudicata il Premio Internazionale Teresa Pomodoro per il Teatro dell’Inclusione per il suo W l’Italia.it – Noi non sapevamo, presentato con emozione la passata stagione a Casa Cava), accanto alle novità di Teatro per passione e per diletto, per finire con le proposte, vivaci, colorate, poetiche della sezione Il teatro ricomincia dai bambini dedicata ai piccoli spettatori di oggi che saranno gli adulti di domani, spettatori consapevoli a teatro e cittadini protagonisti nella vita.
Se abbiamo scelto di partire, lo scorso anno, da Milano e dal suo miglior teatro, la seconda città ospite a Matera, nella sua nuova veste di scena di pietra e città palcoscenico, non poteva che essere Napoli: non soltanto perché il nostro viaggio teatrale in Italia lo abbiamo immaginato come una ricognizione, lungo la penisola e negli anni, che procede per rimandi fra le diverse aree del paese, dal Nord al Sud al Centro, ma soprattutto perché Napoli è la vera capitale teatrale della Nazione. Se Milano lo è sul piano della solidità e stabilità del sistema, grazie alla presenza del Piccolo Teatro e degli altri teatri di produzione, Napoli lo è sul piano della vivacità e dell’effervescenza creativa, che intreccia tradizione e novità, e che pare non conoscere stasi, sempre a sorprenderci, tanto da farne una città teatrale per antonomasia: Napoli il teatro ce l’ha in corpo, qui la vita quotidiana è già rappresentazione, e l’arte della messa in scena (insieme a musica e canzone) è arte sentita e diffusa in tutti gli strati sociali, dalla tradizione del presepe, che ha raggiunto punte raffinatissime nel Settecento, alla commedia, alla sceneggiata, a Reality, il nuovo film nudo e crudo di Matteo Garrone, passando naturalmente per Scarpetta, Viviani, Eduardo. Qui l’arte dell’attore e quella dell’autore vanno quasi sempre di pari passo, grazie anche a una lingua materica, efficace, scenica, portatrice di immagini e di musicalità, terrosa e lirica, bassa e altissima allo stesso tempo.
Napoli è l’unica città che negli ultimi trent’anni ha saputo esprimere drammaturghi di talento, per nulla ordinari, tanto nella lingua, tanto nelle drammaturgie e nelle trame dispiegate, come Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Francesco Silvestri, fino all’ultima rivelazione, Mimmo Borrelli. Quasi sempre si tratta di autori-attori-registi, a ribadire che la lingua del teatro qui è immediatamente scena, e che la parola è carne, ficcante, lirica e insieme fiammeggiante. Una lingua-musica, una lingua-visione, una lingua-scena.
La sezione cuore della stagione 2012/2013 è dunque Napoli a Matera, con il ribollire sotterraneo del magma vesuviano a invadere la città di pietra, in un incontro fra la millenarietà di una natura scolpita e fatta città e una millenarietà fatta di, tradizioni, ritualità antiche e immaginazione.
Su tutta la sezione aleggia Eduardo, che fa capolino qua e là: ci siamo assicurati naturalmente La grande magia, tra le commedie di Eduardo meno rappresentate – l’ha messa in scena oltre ad Eduardo stesso, Giorgio Strehler, nel 1985, con protagonista Franco Parenti. Realtà, vita, finzione sono i temi, prossimi a Pirandello, di questo copione scritto nel 1948. Protagonisti Luca De Filippo e Carolina Rosi. Ta-Kai-Ta (Eduardo per Eduardo) è invece l’omaggio di Enzo Moscato, ambiziosa rivisitazione dell’anima della scrittura eduardiana. In scena a duettare con questo autore-attore d’intelletto, la grande Isa Danieli, la Signora della scena partenopea che torna a Matera dopo il successo nella passata stagione. (Con Eduardo si mette alla prova anche la compagnia Talia Teatro di Antonio Montemurro, con una versione in lingua materana creata per l’occasione del Sindaco del Rione Sanità).
Teatri Uniti è, invece, la formazione che ha legato nel 1987, tre entità campane diverse e tutte ugualmente fertili: Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller, Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo, Falso Movimento di Mario Martone. Il più poeta dei tre, Neiwiller ci ha lasciato nel 1993, Servillo è asceso nell’Olimpo dei grandi interpreti fra palcoscenico e schermo cinematografico, mentre Martone si divide fra direzione del Teatro Stabile di Torino e la firma di film sempre di interesse. Magic People Show, scritto e interpretato da Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Andrea Renzi e Luciano Saltarelli, dal romanzo di Giuseppe Montesano, ci sbatte in faccia cosa siamo diventati, maschere grottesche, figuranti colorati ma posticci di uno spettacolo al limite dell’osceno, tragica farsa postmoderna dove il fittizio è diventato reale e il reale è sepolto dal cerume, dal cinismo, dalla droga del soldo e così via. Un avanspettacolo drammatico dei nostri tempi senza baricentro.
Chiòve è invece l’adattamento di un testo del nuovo autore spagnolo Pau Mirò sui sentimenti che avvinghiano una giovane prostituta, il suo amante-pappone, un suo cliente innamorato. Al suo debutto, nell’autunno 2007, si gridò al mezzo miracolo, per la bravura degli interpreti, per la precisione della scrittura, per la felicità della regia. In scena gli ottimi Chiara Baffi, che grazie a questa interpretazione si è meritata consensi e premi, Enrico Ianniello, Giovanni Ludeno, diretti da Francesco Saponaro. Uno spettacolo che spia attraverso il buco della serratura, nella nostra intimità più segreta, fra aspirazioni e frustrazioni, fra desiderio di volo e cadute rovinose. Delicatissimo ed emozionante.
Manca solo la domenica è stato tratto da Licia Maglietta da un romanzo di Silvana Grasso: scrittura visionaria, lirica quasi, attraverso la quale l’attrice, come nei precedenti omaggi a Alda Merini, veste i panni di una donna scissa fra minutaglia quotidiana di un ambiente paesano soffocante e mortifero e spaesamenti in altrove di fantasia.
Napoli è teatro, musica, canzone: Beppe Barra, protagonista assoluto del teatro-canzone napoletano, ci racconta di sé, ripercorrendo passi del suo avvincente percorso di artista, transitando da Basile a Boccaccio, risucchiandoci in affabulazioni fra reale e immaginario, figure e personaggi, accadimenti e intrighi, passioni e sentimenti, lungo una trama fitta di musica, parole, visioni. Non poteva mancare pure Peppe Servillo, fondatore degli Avion Travel nel 1980, con uno dei suoi raffinati concerti teatrali: Spassiunatamente è un omaggio alla canzone napoletana nel quale la peculiarissima voce di Servillo è incastonata questa volta fra i quattro archi del Solis String Quartet. Ancora un omaggio alla canzone è Volare che il napoletano Gennaro Cannavacciuolo dedica a Domenico Modugno. Premiato e applaudito da molte stagioni, uno spettacolo che entusiasmerà pure gli spettatori materani, con tanto di brani teatrali eduardiani e la voce registrata della indimenticabile Pupella Maggio. Tornerete a casa cantando. Di Annibale Ruccello (autore-attore-regista di pregio scomparso nel 1987 a soli trent’anni in un incidente d’auto), Arturo Cirillo rimette in scena Ferdinando, scritto nel 1985, il suo copione più amato e applaudito ( al tempo diretto dallo stesso autore e interpretato allora da Isa Danieli) e che Cirillo legge oggi come un plumbeo “travestimento”, prossimo a Genet.
Shakespeare re di Napoli è stato quasi un cult, molte stagioni fa, della nuova scena campana, scritto e diretto da Ruggero Cappuccio (ospite di stagione, nella sezione Teatri della politica, con Paolo Borsellino Essendo Stato), il quale riscriveva la biografia del Bardo in un suo più o meno immaginario viaggio dal Tamigi al Vesuvio. Come quel precedente, anche Hotel Desdemona è una rivisitazione, in totale libertà, di Shakespeare, nello specifico di Otello, qui copione fra le mani di una scalcagnata compagnia filodrammatica. Francesco Paolantoni diverte e si diverte, facendoci sbirciare alle prove dello spettacolo in preparazione dove ne succedono di tutti i colori. Spassoso.
Se con Fine famiglia, la passata stagione, Animanera da Milano sbeffeggiava una famiglia tipo d’oggi, scrutandola la notte di Natale, in Frateme, il giovane Benedetto Sicca, astro nascente della nuova scena napoletana, osserva un nucleo domestico, con due fratelli e una sorella, oltre la coppia dei genitori. Qui il ritratto si complica per l’omosessualità dei figli maschi. Scrittura, direzione e bravura degli attori, impianto registico asciutto ed efficace, senso drammaturgico: sono queste le qualità di uno spettacolo-rivelazione.
Rappresenta una delle novità più sapide degli ultimi anni pure Mimmo Borrelli è autore-attore-regista da seguire nel suo sfolgorante percorso. Una scrittura magmatica, visionaria e furiosa, un ribollire materico zeppo di senso, avviluppato in sorprendenti corticircuiti fra mito e presente, Zeus e malavita (come in Troia’s discount di Ricci e Forte): sono tutti straordinari i capitoli della sua drammaturgia a oggi – ‘Nzularchia, ‘A sciaveca, La madre, un trittico notevole che ha fatto incetta di consensi, premi, applausi. A Matera presentiamo un lavoro fiorito dal precedente La madre: ‘i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma, eloquentemente titotato Malacrescita. Anche qui il soggetto è la famiglia, entità primordiale da cui si viene germinati e cui si appartiene, sovente intaccata da malessere, disagio, violenza. Alla famiglia crasi di mito e camorra del lavoro precedente, cui gli spettatori assistevano in un teatro anatomico conturbante – una struttura metallica fra prigione e inferno –, sopravvive la coppia di figli dementi, a buttarci in faccia con lingua potente e corpi immolati la loro crescita deviata e irrimediabile.
Non potevamo non far conoscere le sperimentazioni e le ricerche in divenire, sempre interessanti, di Antonio Latella, che si muove fra Napoli e Berlino. Don Giovanni a cenar teco è uno spettacolo “aperto” su molti fronti, tutti fioriti da questo topos universale della letteratura e dell’umana peregrinazione esistenziale. Con alcuni degli attori che lo seguono da tempo, Latella dispiega un vero e proprio cantiere di lavoro e prospettive, piuttosto che uno spettacolo di pura confezione.
A sigillo di una teatralità che, per fortuna di noi tutti e del teatro in sé, ancora freme, sorprende, sfugge e si rapprende solo a tratti, abbiamo invitato a Matera una delle esperienze fra teatro, socialità, formazione più interessanti degli ultimi anni, dall’emblematico titolo di Punta Corsara, condotta dal regista ravennate Marco Martinelli, fine conduttore di percorsi di disvelamento del teatro alle nuove generazioni qui Scampia, in una sfida difficile ma vinta. Una banda scatenata di teatranti-adolescenti, coinvolta a più tappe e in più episodi per provare a sanare col teatro le ferite dell’esistenza in una delle realtà più violente e complesse della nostra Italia. In Petitoblock, il baraccone della morte ciarlatana si incontrano Antonio Petito e Aleksandr Blok, il più grande Pulcinella di sempre e il più fine poeta russo, portando a nozze Napoli e San Pietroburgo, la neve e il sole, l’uomo in carne e ossa e la marionetta meccanica, la vita e la sua finzione. Travolgente.
Una coppia di classici, ma rieditati con sensibilità tutta contemporanea, è la proposta della sezione Extraordinario, nella quale quest’anno abbiamo invitato due compagnie composte di attori-ricercatori straordinari, un tempo membri del magnifico ensemble di Leo De Berardinis: Fantasmi – L’uomo dal fiore in bocca e Sgombero è una creazione dei bravissimi Enzo Vetrano e Stefano Randisi, nuovo episodio di un lavoro sulla drammaturgia pirandelliana di grande profondità e bellezza, che ha sorpreso critici e pubblico, per la sua originalità, efficacia, coerenza. Da Sofocle, invece, Elena Bucci e Marco Sgrosso, anch’essi straordinari, partono per la loro personale versione di Antigone ovvero una strategia del rito.
Due le proposte di Teatro d’Europa: il teatro acrobatico di Casa dolce casa di Marcello Chiarenza e Alessandro Serena (membro della celebre famiglia Orfei), che ha acceso l’energia contagiosa di giovani acrobati in arrivo dall’ Europa dell’Est. Il coreografo italiano ma olandese di adozione Emio Greco firma, con Pieter Scholten, un suo nuovo affascinate spettacolo di danza, La Commedia, ispirato all’omonimo poema dantesco, in una originale miscela di humor e pathos, leggerezza e profondità.

In tempi nefasti che ci obbligano a registrare ogni giorno guasti e deviazioni; in tempi che vedono il nostro Paese imprigionato in una criticità e in una anomalia fra le più sconcertanti del pianeta; in tempi che vedono crollare rovinosamente tre regioni, tre motori del nostro governo territoriale (la Sicilia al Sud, il Lazio al centro, la Lombardia al Nord); in questo tempo che ci vede guidati da un governo tecnico e con partiti in affanno il teatro non può non accogliere sui propri palcoscenici occasioni di riflessione sulla nostra storia passata che facciano bene al presente. Ecco dunque Teatri della politica, un quartetto di spettacoli che susciteranno interesse, domande, pensieri: il ritratto di una donna eccezionale, Nilde Jotti, compagna scomoda di Togliatti, militante di lungo corso, parlamentare rigorosa e leale, prima donna presidente della Camera. Da un testo di Sergio Cladio Perroni, diretto da Roberto Andò, Leonilde, storia eccezionale di una donna normale ha come protagonista una intensa e partecipe Michela Cescon; segue l’omaggio dedicato, a vent’anni dal suo barbaro assassinio, a Paolo Borsellino, attraverso uno spettacolo che ho personalmente amato (accolto sul palcoscenico del Piccolo Eliseo, a Roma, quando dirigevo questo teatro dalla storia prestigiosa), scritto e diretto da Ruggero Cappuccio, interpretato da Claudio Di Palma oggi, ieri da Massimo De Francovich: Paolo Borsellino Essendo Stato ci sprofonda in quell’attimo fra vita e morte, in quella soglia fra normalità e eroismo, fra Palermo e l’Aldilà, che immaginiamo essere stato vissuto dal giudice nel momento della tragedia. Fra giustizia e politica si colloca L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto, ovvero il ritratto cesellato col piombo della verità dell’Onorevole degli Onorevoli, in aule di tribunale più che in parlamento o nelle sedi della DC; scritto e interpretato da Giulio Cavalli (già consigliere regionale della Lombardia), diretto da Renato Sarti (regista e autore che abbiamo potuto apprezzare la passata stagione nel suo La nave fantasma). E sempre Sarti firma un altro testo da brividi: Mai morti, ovvero un flash mozzafiato e inquietante sulle sopravvivenze e i ritorni, anche sotto mentite spoglie, del fascismo. Un assaggio di questo copione fu proposto nell’estate 2000 all’interno di Maratona di Milano, un polittico di ventiquattro copioni flash sulla città lombarda: Mai morti ebbe un impatto così profondo che divenne uno spettacolo compiuto e che da allora gira l’Italia; debutto di Bebo Storti nel teatro drammatico, smessi i boccoli del Conte Uguccione e delle sue altre maschere comiche. Tutti e quattro questi capitoli di gran teatro, mi piace considerarli semplicemente obbligatori per un cittadino-spettatore di oggi, che non ha ancora perduto la voglia di capire, indignarsi, reagire. Ciascuno di essi avrà un’appendice, a fine rappresentazione nel confronto in diretta che vedrà la partecipazione di politici e personalità della regione.
Se la politica dovrebbe essere l’arte del buon governo e del bene comune, con Teatri del sacro e della spiritualità apriamo un’altra prospettiva: offrire occasioni di indagine intorno alle diverse religioni, al sacro, alle diverse forme della spiritualità. Perché non siamo fatti solo di carne, ma possediamo pure un’anima che dà spirito a quel corpo, e in gran parte l’anima è consegnata a quelle invenzioni, sovente fallaci, che sono i culti e le religioni. Con l’auspicio di potervi proporre in futuro anche spettacoli intorno alla spiritualità ma completamente laici e di trasformare questa sezione in un vero e proprio festival itinerante fra i comuni della regione, cominciano con una trilogia di creazioni di Lucilla Giagnoni, piemontesi, e con una versione teatrale del Rosario di De Roberto della siciliana Clara Gebbia.
Teatri lucani quest’anno disvela un tris di creazioni: nuovamente la famiglia è il soggetto di 456, spettacolo quasi cult scritto e diretto da Mattia Torre, con protagonista il materano Carlo De Ruggieri, con padre, madre, figlio che più di così non possono detestarsi: una seduta anatomica di un quadretto domestico all’acido puro che si conclude con una diagnosi feroce, ovvero che la famiglia è il germe del cinismo che pervade poi l’intera società. Perdere la faccia, con protagonista la lucana Rita Felicetti, indaga sul rapporto fra verità e il suo doppio, facendo incontrare teatro e cinema. I potentini di Gomma Lacca Teatro osservano nel loro Gusto dell’Intimità la relazione fra un lui e una lei impegnati a celebrare un non meglio identificato anniversario.
La sezione Teatro per passione e per diletto presenta il già citato Eduardo del Sindaco di Rione Sanità riscritto da Montemurro; una libera rivisitazione dei Promessi sposi di Manzoni curata e diretta da Bruno Nicola Francione per la compagnia Sipario; la famiglia materana ritratta nel nuovo lavoro di Teatro del Carro Parlante, diretto da Gianfranco Ferrara. Un cuore pensante della compagnia AttraVerso Teatromusica è un singolare esperimento di fusione fra parola e musica, ispirato a Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese uccisa ad Auschwitz, e ai suoi diari.
Il teatro ricomincia dai bambini questa stagione fa un ennesimo scatto in avanti, per numero delle proposte, per la loro originalità e qualità, per la conquista di altri sette comuni del territorio. In particolare mi piace segnalare due proposte. Dopo il successo avuto nella passata stagione, tornano le “teste di legno” più celebri d’Italia, ovvero le marionette della compagnia Carlo Colla di Milano, con una nuova fiaba adattata per un pubblico senza età: Il gatto con gli stivali di Perrault amalia grandi e piccini grazie alle sue scene sfarzose, ai costumi sopraffini, alle azioni agite con particolare verosimiglianza, e soprattutto qui si canta, perché questa antica versione è quasi un’opera lirica, un musical dell’epoca. Fra orchi, streghe, re e principesse, il trionfo è per lui, il Gatto più elegante che si sia mai visto (se il Diavolo veste Prada, il nostro Gatto pare preferire Armani!). Così come un attesissimo ritorno è la meraviglia dell’opera lirica restituita ai bambini, promossi a protagonisti da Opera Domani di Aslico: dopo le emozioni fatte sbocciare dal Nabucco e da Verdi è il turno di Mozart e del suo Flauto magico. Venite a cantare con noi! C’è pure TUTTI ALL’OPERA! Passando per la Repubblica dei Bambini, il Mago Oz, Nei cieli di Mirò,coloratissimo omaggio di Daniel Pennac al celebre pittore spagnolo, il canto per oggetti e voce dell’Odissea, alla paura scatenata dallo spettacolo Mostry, alla mafia spiegata ai bambini, alla clownerie e a Pinocchio, mentre il Tetra delle Gru da Matera si mette in viaggio per i paesi Lucani con il loro teatro viaggiante, novello Bus di Tespi per portare il teatro ai bambini laddove non sanno neppure cosa esso sia.

Ecco, è questo il cartellone che abbiamo predisposto per voi e che vorremmo condividere insieme, serata dopo serata, scoperta dopo scoperta, emozione dopo emozione. Voi che con determinazione e giusta sfida avete scelto di lasciare il vostro nido domestico, di spegnere la tv, di staccarvi dal web, venendo a teatro a ritrovare una autentica, antica e salutare socialità. Di questo sin da ora vi ringraziamo.

Antonio Calbi


“TEATRI UNITI D’ITALIA le città della scena in Basilicata”
Mercoledi 21 Novembre 2012 ore 10.30

Teatro Duni, Matera


Saranno presenti: Vincenzo Viti, Assessore alla Cultura della Regione Basilicata, Franco Stella, Presidente della Provincia di Matera, Salvatore Adduce, Sindaco di Matera, Giovanna Vizziello, Assessore alla Cultura della Provincia di Matera, Alberto Giordano, Assessore alla Cultura del Comune di Matera, Giampiero Perri, Direttore Generale A.P.T. Basilicata, Dino Quaratino, Amministratore di Cose di Teatro e Musica, Potenza, Antonio Calbi, suggeritore artistico della Stagione Teatrale.

Coordinano la Conferenza Stampa: Francesca Lisbona, Presidente dell’Associazione Incompagnia, Massimo Lanzetta, direttore della formazione del pubblico.

Partecipano inoltre i sindaci dei Comuni che hanno aderito alla progetto teatrale itinerante dedicato alla provincia di Matera ‘Il Teatro ricomincia dai Bambini’: Leonardo Chiruzzi, Sindaco di Bernalda, Saverio D’Amelio, Sindaco di Ferrandina, Giuseppe Silvaggi, Sindaco di Montescaglioso, Antonio Barisano, Sindaco di Stigliano, Antonio Melfi, Sindaco di Tricarico, Antonio Sassone, Assessore alla Cultura di Pisticci, Livia Lauria, Assessore all’Istruzione di Policoro.



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