Una finestra sulla realtà per il Safer Internet Day
4/02/2021
Il 9 febbraio 2021 ricorre il Safer Internet Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione e promozione di un uso sicuro e consapevole della rete e in questo periodo di distanziamento sociale, caratterizzato dall’utilizzo esponenziale di internet, la necessità di sensibilizzare e prevenire risulta particolarmente sentita. Bisogna prendere atto del fatto che si è diversamente in relazione e questo nuovo modo di essere in relazione, prescinde dalla fisicità dell’incontro e l’essere diversamente in relazione ci espone in maniera sensibile, tanto alla lesione della nostra privacy, tanto a nuove forme di ansia sociale. Abbiamo intervistato l’avv. Giuditta Lamorte Presidente dell’Associazione Forense Cammino sede di Potenza.“I social network- ha detto- sono in ogni aspetto della nostra vita e ci forniscono gli strumenti per connetterci” con gli altri; gli smartphone ci permettono di postare e acquisire contenuti in tempo reale e la tecnologia digitale diventa così forza propulsiva dell’economia.
Gli italiani sono connessi in media per quasi 5 ore al giorno, con ricerche, chat, social network; giochi e test attraverso i quali si comunicano ai social le nostre preferenze; dalla bibita, all’autore, al tipo di ricerca medica, in questa maniera rendiamo note le nostre preferenze e lo facciamo con la massima disinvoltura, anzi, senza neanche esserne consapevoli. I social, è opportuno ricordarlo, non sono veramente gratis, tutte le nostre informazioni, i nostri likes, le parole (chiave) che usiamo, hanno un prezzo, basta vedere i tipi di pubblicità che compaiono, navigando, dopo aver svolto una ricerca o messo un mi piace o usato per più volte una stessa parola (chiave)”.
Per l’avv. Lamorte che ricopre anche il ruolo di Coordinatore Mo.I.Ge Movimento Italiano Genitori della Basilicata ed è autrice del libro “La famiglia modello socio-giuridico in evoluzione”, “L’economia favorita dalla tecnologia digitale, altro non è che un sistema liquido in espansione (Bauman).
I media tradizionali, fino all’avvento di internet, hanno determinato e imposto dall’alto le scelte di consumo attraverso le pubblicità, con la rete e la diffusione delle applicazioni e dei social le scelte di consumo non sono più eterodirette, ma determinate e generate dagli stessi utenti della rete, in base alle regole di appartenenza sociale e in questo contesto i nuovi media consentono di esplorare le nuove frontiere del business.
Il mondo dei social media e della comunicazione digitale corre e si evolve quotidianamente; sui social tutti i dati hanno un valore, per l’industria pubblicitaria le informazioni sulle malattie sono le più redditizie, in quanto aiutano a pubblicizzare i farmaci in maniera mirata, secondo una ricerca diffusa dal Financial Times, anche l’indicazione del CAP (Codice di Avviamento Postale) ha un suo prezzo, le industrie della pubblicità pagano questo dato 0,05 $. Sui social network sono tornate di moda le catene di Sant'Antonio: dalla "nek-nomination", all’Ice Bucket Challenge, fino ad arrivare alla “Book nomination” o altre ancora e servono a disegnare i profili degli utenti ai fini commerciali”. L’avv. Lamorte che ha conseguito il Master di II livello: Agenzie educative, la famiglia e la scuola – con la tesi dal titolo –“ #interrealtà tra reale e virtuale rischi e opportunità ”, in conclusione ci afferma: “I social lavorano sull’esposizione della privacy, in rete l’anonimato non esiste e le azioni che compiamo - come condividere una catena - spesso motivate dall’interesse, dalla premura di aiutare qualcuno o di tutelare il nostro profilo, o dal desiderio di fare prevenzione su temi e/o situazioni particolarmente delicate, non sempre (o quasi mai) hanno fini meritevoli di apprezzamento, ma il più delle volte sono pure e semplici indagini di mercato che fanno leva sulla sensibilità degli utenti. Chi fa partire le catene di Sant’Antonio non fa altro che invogliare a “esprimerci”, in modo sottile invita a dichiarare ciò che interessa, piace o preoccupa per meglio definire il nostro profilo commerciale nel vasto settore della new economy”. Non solo calpestiamo volontariamente e inconsapevolmente la nostra privacy, ma ci esponiamo in maniera inconscia e senza alcun filtro - in quanto i social (a differenza delle droghe) sono socialmente accettati - a nuove forme di dipendenza, a una nuova forma di ansia sociale, all’ossessione da comunicazione, alla paura che ci stiamo perdendo qualcosa e il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi: F.O.M.O. è un acronimo inglese, Fear of Missing Out, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”. La paura si lega altresì a uno stato di ansia sociale che si manifesta nella necessità di dover essere costantemente informati su ciò che gli altri stanno facendo. E’ opportuno, quindi, tutelare la nostra privacy e la nostra identità digitale, avendo in rete un atteggiamento cosciente e soprattutto è necessario avere la consapevolezza che ciò che si fa in rete ha un proprio risvolto nella vita reale”.
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