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Unione delle comunità arbëreshe d’Italia: opportunità di sviluppo

17/01/2021

Gli Albanesi d’Italia non hanno mai perso la propria identità; hanno resistito all’assimilazione.
Nel mantenimento della loro diversità un ruolo forte l’hanno giocato proprio le condizioni di minoranza etnica, di marginalità geografica e di isolamento socio-economico, cui sono stati destinati, costretti. Si sono sommate, poi, le ragioni di una cultura agro-pastorale, materiale, “analfabeta”. I fenomeni di “mescolanza” con le popolazioni indigene, infatti, fino agli inizi del 1900, sono stati quasi del tutto assenti; i matrimoni, per esempio, nei secoli precedenti avvenivano praticamente tutti tra coniugi appartenenti entrambi a comunità albanesi.
La Regione più ricca di Comunità Arbëreshe è la Calabria con 33 Comuni, Basilicata n. 5, Molise 4, Puglia n. 3, Sicilia n. 3, Abruzzo n. 1 e Campania n. 1, per un totale di 50 Paesi di origine albanese.
Esistono, inoltre, altre 30 Comunità caratterizzate da una marcata eredità storica e culturale arbëreshe, ma che hanno perso, per ragioni diverse, l’uso della lingua albanese.
Altre rilevanti comunità arbëreshe si riscontrano nelle grandi aree metropolitane, soprattutto a Milano, Torino, Roma, Napoli, Bari, Cosenza, Crotone e Palermo.
L’articolo 6 della Costituzione della Repubblica Italiana recita “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Alla luce di questo principio, il 15 dicembre del 1999 viene emanata la Legge n. 482: "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche".
Una legge che, sebbene la sua longevità (oltre vent’anni), non ha trovato una sua piena attuazione.
L’insegnamento della lingua albanese nelle scuole non è stata, quasi, mai applicata.
Nella pubblica amministrazione non viene utilizzato il bilinguismo.
Per portare avanti problematiche di questa natura è necessario fare rete.
Per tali motivazioni in data 14 Settembre 2019, a San Paolo Albanese, abbiamo dato avvio ai lavori per la costituzione dell’“AGGREGAZIONE DEI COMUNI ARBËRESHË RICADENTI NELL’AREA DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO NONCHE’ ADIACENTI LA MEDESIMA AREA” e precisamente ricadono i Comuni di: ACQUAFORMOSA, CASTROREGIO [Adiacente al Parco], CIVITA, FIRMO [Adiacente al Parco], FRASCINETO, LUNGRO, PLATACI e SAN BASILE che ricadono in Calabria, Provincia di Cosenza, mentre in Basilicata, Provincia di Potenza, insistono i Comuni di SAN COSTANTINO ALBANESE e SAN PAOLO ALBANESE.
A seguito di questo avvio, in data 13 Giugno 2020, a Frascineto (Cs), abbiamo sottoscritto il protocollo d’intesa in 7 Comuni.
Ha sottoscritto il protocollo anche l’Avv. Antonio Chiaromonte, dell'”ASSOCIAZIONE EX-SEMINARISTI BENEDETTO XV” che ha il compito di coordinare l'Aggregazione stessa.
E’ stato, inoltre, costituito il Comitato Tecnico Scientifico, composto da sette personalità che si sono distinte nel campo della Cultura Arbëreshe.

Lo spirito dell’Aggregazione è quella di riuscire a creare l’Associazione “Unione dei Comuni Arbëreshë d’Italia” composta da tutti i Comuni Arbëreshë che vogliono farne parte, indipendentemente dalla loro localizzazione territoriale.
Con questa aggregazione viene rappresentato il desiderio di essere maggiormente considerati da leggi, iniziative ed attività specifiche rivolte alla valorizzazione del territorio, sia dal punto di vista promozionale/conservativo, che della salvaguardia del patrimonio storico/culturale ed etno-linguistico/folkloristico, anche attraverso la riscoperta della ritualità bizantina, lì dove ancora è forte e radicato come nell’Area del Parco Nazionale del Pollino, dietro la direzione dell’Eparchia di Lungro.
Ci dobbiamo interrogare su cosa fare per generare opportunità di sviluppo per le nostre comunità, ma soprattutto, per i nostri giovani affinché non se ne vadano ed anche su come fare per rendere attrattive le nostre terre ai turisti, a dimostrare al mondo la ricchezza e la diversità che abbiamo da offrire.
Credo fortemente nel potere del settore turistico, che sicuramente tornerà a crescere dopo questa grave pandemia, che ci ha rinchiusi in casa, ma che non ha spento la nostra voglio di vivere!
Possiamo attrarre turismo di qualità se ci impegniamo a concretizzare percorsi culturali; camminate naturalistiche; pernottamenti suggestivi e permanenze soddisfacenti.
Stando nel campo naturalistico cito due attività particolari che venivano praticate per esigenze alimentari, la “Via del Sale” e la Via del Vino” e che oggi potremmo mutuarli in “svaghi turistici”.
Fino agli anni ‘60, nostri concittadini partivano da San Paolo Albanese per procurarsi il sale a Lungro e stessa cosa facevano per il vino, raggiungendo Civita.
Ecco, trasformare quei vecchi tratturi in percorsi naturalistici, per dare la possibilità al turista di fare belle passeggiate in mezzo ai meravigliosi boschi che abbiamo, diventa un’attività turistica di rilevante interesse, anche perché, questi territori offrono produzioni tipiche, artigianali ed enogastronomiche, capaci di diventare un forte volano per l’economia.
Altra peculiarità che può generare opportunità di sviluppo è la nostra cucina arbëreshe che annovera tipicità particolari e di grande prestigio!
Cito, velocemente, senza addentrarmi nei particolari, giusto per suscitare la vostra curiosità: •Rozëljat •Kanarikuljt •Kuljaçt •Crispeljet • Shtridhëljat •Petullat.
Progettando bene, individuando con cura la vocazione culturale e di qualità delle nostre comunità, i paesi arbëreshe possono gridare al mondo "noi esistiamo!" e dimostrare anche..... che "noi valiamo"!
Con la grande emigrazione, nel secondo dopoguerra, lo spopolamento e l’impoverimento di vaste aree – soprattutto interne – hanno, assunto caratteri strutturali, delineando un’Italia che possiamo definire del “disagio insediativo”.
Questa pandemia ci ha condizionati e ci sta condizionando notevolmente, però abbiamo anche capito che, come scrive il poeta e paesologo Franco Erminio, “…. i paesi possono essere una grande opportunità. Se l’Italia rigenera i suoi paesi, avrà un beneficio anche nelle città, che sono troppo congestionate”.
Anche l’Architetto Fuksas si è espresso in merito sostenendo che: "Serve un nuovo Umanesimo. Torniamo nei paesini e lavoriamo da casa"!
Chiudo il mio intervento esortando tutti ad invertire la frase che molto spesso usiamo: “Gjaku yn i shprisht” (Il sangue nostro sparso) aderendo all’ACAP per giungere all’Unione dei Comuni Arbëreshë d’Italia!

Grazie a tutti per avermi ascoltato ed auguro un buon prosieguo dei lavori.


Mosè Antonio Troiano
sindaco di San Paolo Albanese



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