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Arte, cultura e interazione umana ai tempi del covid |
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29/11/2020 | Il covid scombussola ancora le nostre vite e le nostre esistenze. Il barlume di luce che si intravede è ancora non immediatamente vicino. Aleggia sulle nostre giornate una spinta forse ancor più difficile da colmare, un vuoto che a volte si è incapaci di gestire ma che ci deve far riflettere sull’importanza della condivisione e dello stare con gli altri e su tutto ciò che ha un oggettivo valore per il nostro benessere come appunto le relazioni umane, la ricerca della bellezza, l’arte, la cultura e il contatto con la natura.
Un tempo di ricerca e approfondimento con noi stessi
che sembra aver oggi un sapore antico, una scoperta, un’indagine a cui non siamo forse più abituati. Imparare dal covid a non esser spaventati dall’incontro con noi stessi, auto-educandoci a tale possibilità attraversandola per appurare poi, che quando quello spavento, più o meno, si dissolve, acquieta le nostre radici interiori, come la terra quando riceve l’acqua piovana.
E anche l’arte ha vissuto quest’emergenza come è abituata a fare più o meno da sempre, aprendosi a tutte le forme di espressione consentite dal momento.
Il mondo della cultura contemporanea ha reagito, infatti, adeguandosi e producendo una ingente quantità di contenuti culturali attraverso la rete. Siti, social, video, interviste, lezioni, webinar hanno invaso la dimensione virtuale a noi sempre più familiare. In questa voracità di contenuti emerge a volte, per fortuna, qualche vera Opera d’Arte, come quelle dell’artista contemporaneo romano Valerio Giacone.
Ho scelto una sua immagine per aprire questo articolo con l’intenzione precisa di divulgare Arte. Nell’opera di Valerio Giacone c’è un cambio di prospettiva; protagonista infatti è l’essere umano; un essere umano intriso di una vecchia nuova umanità , capace di empatia, di solidarietà di rispetto e rispetto per la natura. Opere dunque, quelle di Valerio Giacone, che spostando l’oggetto dell’attenzione dal virus, risaltano così la nostra capacità di scelta su nuove prospettive e sul futuro, e che pone il virus come uno strumento per riflettere su altro.
“Welcome nella nuova era della storia dell’arte. Non più la Civiltà del Rinascimento ma la Civiltà del Riconoscimento”, scrive sul Post Francesco Bonami, critico d’arte italiano naturalizzato statunitense.
Arte, dunque, ai tempi dei social, più che arte ai tempi del virus, opera d’arte intesa anche nella sua riproducibilità sociale e potenzialità della rete al suo massimo grado di utilizzazione.
Due esempi su tutti: il MAXXI di Roma che, dall’alto di una posizione di rilevanza internazionale acquisita negli anni, ha optato per approfondimenti in contenuti video, spaziando tra arte, architettura, design, cinema e libri, ma anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, con un ciclo di lezioni su alcuni artisti contemporanei in lingua inglese.
L’arte dunque supera il coronavirus sublimando la realtà nella riscoperta di una semplicità francescana che si pone al tempo stesso come riscoperta e nuova dimensione.
Roberta La Guardia
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