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Cersosimo e il protestantesimo. Ultima tappa del racconto della storia |
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6/11/2020 | Siamo all’ultimo appuntamento con il pastore Vincenzo Saverio Veneziano, una storia, la sua, che vale la pena approfondire, il nostro giornale ha voluto svelarne la figura caduta nell’oblio più completo, ma anche ignorato dalla gente, dalle istituzioni, dalla pubblica opinione. Personalmente ho trovato in questa persona, nostro corregionale, un esempio per tutti, indipendentemente dal credo. Sono e siamo convinti invece che sarebbe necessario scoprirne tutta la sua forza, la sua umanità, la grande sensibilità che lo portava ad aiutare il prossimo senza chiedere nulla in cambio. Convegni, tesi, ricerche, incontri potrebbero servire a svelare meglio e di più l’opera pastorale, civile ed ecclesiastica, un’opera grandiosa di un uomo prima, di un missionario di carattere più tardi, che guardò negli occhi giovani, bambini, anziani, uomini e donne che man mano imparavano ad amarlo e rispettarlo. Il “Signor Veneziano, il Pastore Veneziano”, questo era per tutti. In tanti si rivolgevano a lui in tempi difficili, durante la guerra ma anche subito dopo per qualsiasi cosa. Si scriveva o si andava direttamente nella chiesa di Centocelle per ricevere aiuto concreto come un pezzo di pane, generi di prima necessità, vestiti, scarpe o per parlargli semplicemente. Ancora oggi, a Cersosimo, c’è chi ricorda i tanti pacchi americani di vestiti spediti o portati nel suo paese d’origine. Fondò la chiesa a Centocelle, a Roma,come detto, ma anche la casa di riposo, l’orfanotrofio per ragazzi e ragazze, la Casa dell’Uomo, nel 1953 divenne Rettore -Amministratore della Scuola teologica di Rivoli Torinese. Veneziano nelle sue memorie parla tanto dell’orfanotrofio G.B.Taylor, fondato nel 1923. “Fu un atto di generosità, scrive, scaturito dalle rovine e dai dolori della prima guerra mondiale. Nel 1918, la nostra Assemblea Generale Battista, tenutasi a Napoli, aveva espresso con voto unanime la decisione di avere un Istituto capace di accogliere almeno 120 orfani ed il 21.1.1920 il Comitato Direttivo della nostra Opera decise di acquistare una bella proprietà a Roma – Monte Mario. L’assemblea Generale tenutasi a Milano nel gennaio 1923 acclamò la proposta del fratello A. Messa, deliberando che l’orfanotrofio portasse il nome del missionario G.B.Taylor. “nel 1937 venne espropriata dal regime fascista per essere assegnata all’Opera Balilla.
Nel 1940 il G.B.Taylor si trasferisce a Roma-Centocelle , in Via delle Spighe 2. Nel 1942, in piena guerra, la signora Fasulo rimase sola a Centocelle con sei bambini da curare, si prospettò la chiusura definitiva del Taylor, “ma il pastore Veneziano- come si legge nelle memorie- si prodigò affinché ciò non avvenisse e su approvazione del Comitato dell’Opera Battista, di cui era membro, ne assunse la direzione dal 1942 al 1953. In questi dodici anni tanti furono i ragazzi che trovarono una casa, mani e volti capaci di garantire aiuto concreto, ma anche cultura, un sorriso e la certezza di un futuro. Quando il pastore Veneziano lasciò il Taylor per trasferirsi alla Scuola Teologica Filadelfia di Rivoli Torinese, i ragazzi erano più di cento.
Nel 1947 fu ampliata la Sezione Maschile e nel 1948 fu ultimata la costruzione della Sezione Femminile, della Chiesa e dell’Ambulatorio. Ingrandendosi il Taylor – si legge ancora- cominciò ad offrire ospitalità anche a convittori provenienti dalle nostre chiese. Alcuni ex preti in difficoltà economiche, dati i tempi in cui spretarsi voleva dire totale emarginazione sociale, furono ospitati al Taylor, ed essi contraccambiarono lavorando come istitutori. Nei primissimi anni Cinquanta, con la costruzione di un nuovo edificio, si cominciarono ad ospitare anche gli anziani. La visione del pastore Veneziano era quella di creare un ambiente in cui anziani e bambini potessero interagire e dar luogo ad un rapporto “nonno-nipote” che avrebbe arricchito la vita sociale di tutti. Anche questo sogno si realizzò”.
Tanti i racconti e le testimonianze d’affetto, eccone una: “La figura del signor Veneziano mi è rimasta impressa, infatti, soprattutto per la sua bontà, per la sua disponibilità e per l’amore che nutriva per noi. Mi viene in mente quando, una volta, prese per mano me ed un altro bambino, ci portò nel canneto in fondo all’orto (un posto in cui non andavamo mai perché ci avevano raccontato che vi era stato seppellito un soldato tedesco), tirò fuori un temperino, tagliò una canna e ne ricavò uno zufolo ciascuno. Al di là di tutto, però, ciò che ricordo più in particolare, è la sua mano grande, avvolgente, una mano che infondeva calore, che mi dava sicurezza e che mi faceva sentire protetto, già questo era sufficiente per mostrare il suo affetto nei nostri confronti e per farmi capire come ci avesse preso a cuore. Sicuramente potrei soffermarmi ancora su di lui, anche perché ci sarebbero altri episodi altrettanto significativi da raccontare ma ritorniamo ora alle famose cento lire. Di fronte alla nostra scuola, ogni mattina, apriva la sua bancarella di leccornie varie quello che noi chiamavamo “er vecchietto”. Veneziano, si racconta, faceva un po’ di tutto, il falegname, il carpentiere, il manovale. Riuscì ad ottenere dagli amici americani una jeep grigio verde con rimorchietto decappottabile, un gippone essenzialmente simile alla jeep, ma tre o quattro volte più grande,un’autoambulanza di colore blu,una motocicletta Triumph. Lo raccontava spesso ed era contento come un ragazzino.
Ci piace chiudere questo capitolo sul pastore Veneziano con una storia bizzarra, ma dato il contesto storico e culturale divenne una vera e propria battaglia. Queste le parole di Veneziano: “Nel 1949 avemmo momenti di notorietà nella pubblica opinione. Il nostro campanaro, il signor Pitta, adunava tutti all’ora delle riunioni in chiesa suonando le due campanelle. Questo disturbò un certo commendator Allegri, proprietario della sontuosa “Bella Villa”, situata proprio di fronte a noi. Appellandosi agli Art. 659 e 660 del Codice Penale, chiese l’interdizione del suono delle nostre campane . Tali articoli vietano gli “schiamazzi, i rumori, gli strepiti” che recano disturbo alle “occupazioni o riposo delle persone”. I trasgressori sono punibili con ammende pecuniarie e con la carcerazione. Io eccepii che se il suono delle nostre campane doveva ritenersi illegale, tutte le campane di Roma e d’Italia dovevano essere tacitate con mezzi coercitivi.
Della storia se ne occupò la stampa nazionale, alcuni settimanali satirici e persino il potente ministro dell’Interno Mario Scelba. Il giornale “Avanti” arrivò a temere addirittura un’azione diplomatica da parte degli Stati Uniti. Veneziano disattese l’ingiunzione “e le campane continuarono allegramente il gioioso loro invito alla preghiera e nessun poliziotto venne ad arrestarmi”. Il signor Veneziano lasciò l’Istituto Taylor il 23 giugno 1953, il giorno dopo il suo 49° compleanno lo volle festeggiare con i bambini. Il Pastore Vincenzo Saverio Veneziano morì a Monte Porzio Catone, il 29 luglio di venti anni fa.
Vincenzo Diego |
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