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Il dialetto santarcangiolese testimone della tradizione

24/09/2020

Come i nostri lucani all’estero continuano a conservare gelosamente e tramandare l’idioma dialettale così ci auguriamo che la pubblicazione di Giuseppe Nicola Molfese, “Espressioni dialettali, modi di dire, detti santarcangiolesi centro studi sulla popolazione” Torre Molfese, S. Arcangelo(PZ), un volume di 555 pagine, possa mantenere vivo il ricordo. Una breve illustrazione di alcune espressioni e vocaboli con foto e filmati necessari a far comprendere il loro uso, descrizione di ambienti o usanze ormai completamente scomparse, è in via di realizzazione e quanto prima sarà pubblicata.
La geografia della regione Basilicata in rapporto alla distribuzione dei dialetti sul territorio, è complessa, perché è stata abitata da diverse popolazioni. Nell'età antica accoglieva i Lucani (da cui deriva il nome tradizionale di Lucania). A lungo divisa tra i Bizantini e il Ducato longobardo di Benevento, le poche migliaia di Longobardi che giunsero nell'Appenino meridionale furono ben presto latinizzate. L’immigrazione di coloni settentrionali, di provenienza ligure-piemontese, lasciò tracce notevoli del loro stanziamento, anche con il dialetto; la conquista dei Normanni poi favorì l’arrivo di Lombardi e Francesi, così come la conquista di Carlo d’Angiò.
Nel terzo millennio constatiamo ancora una forte vitalità del dialetto, specialmente in certe aree della Penisola, col successo che riscuote la poesia dialettale, ma soprattutto la canzone, ma lento e inesorabile è il tramonto del dialetto parlato-con l’invecchiamento e la scomparsa delle persone che lo conoscono. Non si possono spegnere le tradizioni e i costumi che hanno radici millenarie, così non è possibile estirpare l'uso del dialetto perché il popolo non può, d'un tratto, cessare di esprimere se stesso.
L’opera che presentiamo ha lo scopo di conservare il patrimonio dialettale santarcangiolese, che il non uso e la moderna tecnologia tende a far dimenticare e scomparire. Con il tramonto di questa generazione, poche persone potranno ricordare espressioni così colorite, che solo con il dialetto si possono esprimere. Ci auguriamo che i volumi conservati nelle biblioteche dei comuni della regione possano far da cassaforte a tesori come è il dialetto, che altrimenti andrebbe completamente perduto nel giro di pochi anni. Almeno ce lo auguriamo.

ANTONIO MOLFESE
torremolfese.altrervista.org





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