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La poetessa Enza Scutari nel ricordo di Nicola Scaldaferri

19/07/2020

Un’eredità immensa, una sensibilità multidisciplinare, una grande lungimiranza nel concepire il delicato ma necessario lavoro di integrazione e di promozione della cultura arbëreshë.
Era tutto questo e molto altro ancora Enza Scutari, poetessa, scrittrice e insegnante, scomparsa pochi giorni fa.

Abbiamo chiesto di parlarci di lei a Nicola Scaldaferri , studioso, etnomusicologo di fama internazionale, cittadino di San Costantino Albanese, che di Enza Scutari fu alunno.
“La nostra conoscenza comincia essenzialmente da quei banchi - ci dice- poi, negli anni, abbiamo collaborato alla realizzazione di due progetti, il volume ‘Lule Sheshi (Fiori di Prato)’ e poi, in anni successivi, una rivisitazione dello stesso con gli alunni della scuola primaria di San Costantino Albanese. E’ molto facile che i ragazzi che ebbero Enza Scutari come insegnante da adulti siano poi diventati promotori di cultura, che abbiano poi mantenuto negli anni quella certa sensibilità e quell’amore per la propria terra che lei, dimostrazione diretta di ciò, ha inculcato. Nella sua poetica c’è un filone intero di poesie rivolte al mondo dell’infanzia’’.

Al di là del grande patrimonio in termini bibliografici, con molte collaborazioni in ambito accademico, che Enza Scutari ci lascia e che sarebbe riduttivo sintetizzare attraverso un semplice elenco di nomi e di date, quello che vogliamo che traspaia dalle parole di Scaldaferri è la metodologia, la poetica, la sensibilità artistica e l’empatia nel nome della crescita culturale che hanno sempre e da sempre caratterizzato questa donna eccezionale, nata nel piccolissimo borgo di Farneta di Castroregio. Non amava molto la visibilità; Scaldaferri la descrive come una donna discreta, molto nota nell’ambito dei circoli poetici ma poca avvezza ai ‘’riflettori’’.

Una donna, da insegnante, scrittrice e poetessa, che già in tempi non sospetti lavorò assiduamente per tracciare un percorso di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale che contraddistingue non solo la comunità di San Costantino Albanese ma tutte quelle arbëreshe.

“Era un’insegnante molto carismatica- continua Scaldaferri- ha avuto una influenza notevole su tutti i suoi alunni. Io ancora ricordo molto bene le sue lezioni alle elementari e questo la dice lunga. L’aspetto straordinario, che traccia molto bene il solco della sua importanza da un punto di vista storico, è che lei a scuola già portava avanti una grande opera di valorizzazione e di utilizzo della lingua arbëreshe quando ancora non esistevano progetti in tal senso. Lei ci insegnava la storia degli albanesi, aveva sempre questo grandissimo interesse sulle questioni dell’etnia. Da questo punto di vista Enza Scutari è stata un personaggio straordinario’’.
“Lei- continua- è un modello per tutte le comunità arbëreshe, non solo per quella di San Costantino Albanese per la quale, però, è molto forte e marcato il legame affettivo perché in tutti gli ex alunni è rimasto molto forte il suo ricordo. Uno degli aspetti essenziali del suo lavoro, che mi piace evidenziare, è la grande e certosina opera di integrazione tra le due lingue. La prima importate raccolta da lei pubblicata è stata “Bubuqja” (Gemme) nel 1984 e si tratta di poesie concepite nelle due lingue, italiana e arbëreshë ; attenzione, non si tratta di semplice traduzione (come fece per le poesie, per esempio, di Neruda, Ungaretti o Garcia Lorca) ma di versi alla base dei quali c’era un lavoro di ricerca e di studio su due piani contemporaneamente. Inoltre amava molto la sonorità delle parole’’.


‘’Ecco- conclude Scaldaferri- se c’è un modo giusto per ricordarla e celebrare il suo lavoro è questo: salvaguardare il modello di studio che lei ha portato avanti e trasformarlo in fonte di ispirazione anche per le future generazioni”.

Mariapaola Vergallito


nella foto da sinistra: Nicola Scaldaferri, Enza Scutari e suo marito Alberto Scutari (settembre 2008)






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