Nelle antiche biografie si legge “S. Andrea Avellino venne in luce in Castro Nuovo Terra della Provincia di Basilicata nel Regno di Napoli l’anno 1521” e ricevette al battesimo il nome di Lancellotto che poi, diventato teatino, cambiò in Andrea.
La nostra terra, la Basilicata, è conosciuta in tutto il mondo proprio perché gli diede i natali.
Sant’Andrea Avellino era molto stimato, era venerato già in vita, dal popolo e dai potenti italiani e stranieri dell’epoca, che facevano la fila al suo confessionale e lo supplicavano per averlo come guida spirituale anche con la corrispondenza epistolare.
Dopo la sua morte molte lettere furono inviate a Roma dai personaggi più in vista d’Europa contenenti una premurosa impazienza di vederlo iscritto nell’albo dei Santi.
Si interessarono a questa causa il re di Spagna Filippo IV, il re Lodovico XIII, padre di donna Isabella, regina di Spagna, molto devota del teatino. E, Margherita Gonzaga e Isabella di Savoia, rispettivamente duchessa di Ferrara e principessa di Modena; Maria Maddalena, arciduchessa d’Austria e granduchessa di Toscana; Emanuele, duca di Savoia; Ferdinando, duca di Mantova; Ranuccio Farnese, duca di Parma. Quest’ultimo era stato suo “figlio spirituale” ed era stato educato dalla madre, principessa Maria di Portogallo, alla venerazione di questo sacerdote.
Inoltre, fu fondamentale il ruolo svolto dai deputati rappresentanti delle città di Napoli e di Palermo.
Il 10 novembre 1608, mentre si accingeva a celebrare la Messa ai piedi dell’altare della Cappella della Chiesa napoletana di San Paolo, fu colto da un colpo apoplettico e morì.
Il primo processo informativo iniziò nel Palazzo Arcivescovile di Napoli il 9 dicembre 1609, solo un anno dopo la sua morte, anche grazie alle pressanti sollecitazioni del viceré di Napoli che allora era il conte di Benevento, di donna Caterina di Lusciano, vice regina di Galizia, e di altri Signori, molti dei quali erano stati penitenti di Andrea Avellino e avevano ricevuto grazie sia in vita che dopo la sua morte.
La sua fama di santità non si restringeva alla sola città di Napoli, dove erano conservate e venerate le sue spoglie.
Furono attivati altri processi in molte altre città dove aveva svolto il suo apostolato o dove aveva operato miracoli (Roma, Piacenza, Milano, Castronuovo, Palermo, Piazza Armerina, Sorrento, Palermo, ecc.).
Il 28 settembre 1624 Urbano VIII firmò un Breve Apostolico con il quale aderiva al decreto fatto dalla Sacra Congregazione dei Riti con cui veniva dichiarato solennemente beato Andrea Avellino, sedici anni dopo la morte.
Ci furono festeggiamenti in moltissime città italiane e anche a Madrid alla presenza di Filippo IV e della regina Isabella di Borbone.
Subito dopo la beatificazione molte città si attivarono per averlo come Protettore e Patrono. Tra le prime Napoli, Palermo, Bitonto, il Regno di Sicilia, Messina, Piazza Armerina, l’isola di Capri, Vico Equense, Cosenza, Anglona (sede della diocesi di nascita dell’Avellino), Castronuovo, Sant’Arcangelo, Tursi, Stigliano, Senise, Roccanova, Capua, Lecce, Benevento, Gardone di Riviera, Montoro.
Dopo la canonizzazione, avvenuta il 22 maggio 1712, ci furono Monasterace (RC), Piacenza, Parma, l’isola di Maiorca, Foligno (PG), Sorrento, Avellino, Milano, Bari, Bagnolo Cremasco (CR), Fidenza (PR), Folignano (AP) e tante altre città.
In Canada, una cittadina dove vivono 3500 persone, fondata nel 1851 “per commemorare la memoria di un frate italiano nato a Castronuovo nel 1521 e morto il 10 novembre 1608”, si chiama Saint’André Avellino.
Il prossimo anno ricorrerà il quinto centenario della nascita.
Il paese natale, con meno di mille abitanti, si sta organizzando con le sue strutture (Comune, Proloco, Congrega, Associazioni) per celebrare tale evento in modo adeguato.
In tutta la Basilicata le istituzionali, religiose e culturali dovrebbero fare squadra per celebrarlo degnamente. La Regione, la Provincia, l’Università, i Sindaci, l’APT Basilicata, la Diocesi, i Teatini, i mass media (quotidiani, emittenti radio e televisivi, la rete) dovrebbero mettere in calendario questo avvenimento e contribuire con Castronuovo di Sant’Andrea e il portale ufficiale sul Santo (www.santandreaavellino.it) a organizzare gli eventi.
È necessaria un’azione corale da parte di tutti per celebrare tale anniversario anche per smentire quanto affermato qualche anno fa dal giornalista cattolico Vittorio Messori: “Andrea Avellino, un tempo tra i più venerati, è diventato un Santo Disoccupato. Tanto noto e venerato quando era in vita, oggi molto trascurato”.
E aggiungerei “anche dai suoi conterranei”.
Nicola Arbia
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