Sabato 25 maggio 2019, chiude a Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” - Atelier “Guido Strazza”, la mostra dedicata a Honorè Daumier (che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Bernard, Mirò, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Assadour, Henri Goetz, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Anselmo Bucci, Perilli, Raphaël, Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Azuma, Guarienti, Richter, Viviani, Arp, Viani, Breton e il Surrealismo, Fazzini, Max Bill, Sol LeWitt, Bram Van Velde, Gruppo CoBrA, Martin Bradley, Jean Messagier e Lucio Venna.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie 100 litografie realizzate da Honoré Daumier tra il 1830 e il 1864 e che fecero la loro prima apparizione nella rivista “La Silhouette” (1829-1831). Acuto osservatore della vita parigina, che considerava uno spettacolo affascinante, non ritraeva dal vivo i suoi soggetti, bensì preferiva memorizzare ciò che gli accadeva attorno per poi rielaborare il tutto sulla pietra litografica, con quel suo segno energico e al tempo stesso morbido. Le sue osservazioni venivano tradotte poi in immagini lampanti, attraverso un tratto considerato, per l’epoca, una vera e propria rivoluzione: nei manuali ottocenteschi, infatti, si consigliava ai litografi di utilizzare matite ben appuntite e di tratteggiare con segni incrociati e regolari per ottenere le diverse tonalità. Daumier, invece, preferiva usare avanzi di matita, dando così ai suoi soggetti una vitalità ed una profondità mai viste prima.
Quello di Daumier era un segno espressivo che riusciva a far vibrare le figure che riempivano i suoi fogli, a infonderle movimento e forza grazie all’evidenza plastica del chiaroscuro.
La gente era il soggetto preferito di Daumier: ripresa per la strada, seduta al caffè, nelle piccole o grandi azioni quotidiane e, soprattutto, nella sfera politica e sociale. Sebbene Daumier fosse prima di tutto un pittore e uno scultore, la maggior parte della sua fama proviene dalle sue caricature pubblicate su riviste francesi settimanali come “La Caricature” e “Le Charivari”. Immagini di politici corrotti, giudici, imbroglioni, bricconi e folli in generale, facevano eco alla sua forte coscienza sociale. Un occhio satirico acuto che portò la litografia (e la scultura che ne consegue: piccoli busti in terracotta policroma) all’altezza di un vero e proprio documento storico, in grado di lasciare una testimonianza insostituibile della vita borghese e popolare di Parigi fra la rivoluzione del ’48 e la Commune.
NOTIZIE BIOGRAFICHE
Honoré Daumier nasce a Marsiglia il 26 febbraio 1808 da Jean Baptiste Louis, poliedrico artigiano-poeta, e da Cécile Catherine Philip. Presto manifestò attitudine per il disegno e dopo aver fatto il fattorino e il commesso di libreria, convinse i suoi della propria vocazione. Nel 1822 divenne allievo di Alexandre Lenoir, che gli trasmise l’amore per l’antichità e la venerazione per Tiziano e Rubens. Presto preferí lavorare da solo all’Académie Suisse e al Louvre, prendendo a modello dei suoi disegni le sculture greche e copiando i maestri: abitudine che conservò per tutta la vita. Con la sua copiosissima produzione artistica, che si sforza di descrivere la realtà in maniera distaccata e asettica, Daumier va a collocarsi, insieme a Gustave Coubert e Jean Francoise Millet, fra i padri del Realismo, movimento culturale nato in Francia intorno al 1840. L'attività che più lo ha reso noto è quella di caricaturista: negli anni dal 1830 al 1835 pubblica sul giornale di opposizione "La caricature", litografie di asperrimo sarcasmo socio-politico ed antiborghese, proseguendo, dal 1835, sulla testata "Charivari" producendo, complessivamente, circa 4.000 vignette create con la tecnica litografica. Una delle più celebri caricature è "Gargantua", dedicata a Luigi Filippo: la dissacrazione del re, fino a rasentare l'insulto, gli costa sei mesi di carcere ed una pesante multa. Ma il sovrano resterà anche in seguito l'oggetto prediletto della sua satira. L'irrigidimento delle norme sulla libertà di stampa, che giungono fino alla censura, lo inducono però a mutare stile, imprimendo alle proprie vignette contenuti esclusivamente culturali: in questa fase Honoré Daumier collabora alla "Chronique de Paris", il giornale del grande Honoré de Balzac e sposa, nel 1846, Marie-Alexandrine Dassy. Nella seconda metà degli anni '40 inizia a dedicarsi alla pittura, anche in seguito all'amicizia col pittore romantico Eugène Delacroix. In seguito stringe ottimi rapporti con Charles-François Daubigny, Jean-Baptiste Camille Corot e Jean-François Millet, artisti che lo arricchiscono tanto nello spirito quanto nell'espressione artistica. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in povertà e solitudine, con il conforto di pochi amici che continuavano a considerarlo un maestro, in particolare Corot che lo sosteneva anche economicamente. Si spegne a Valmondois, il 10 febbraio 1879. |