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Una scultura di Guadagnuolo in memoria di Isabella di Morra |
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13/03/2019 | La sventurata realtà di Isabella di Morra, una delle tante poetesse italiane, non valorizzate per quanto meriterebbero, è stato il tema principale della serata di Arte e Poesia, presentata domenica 10 marzo, all’interno dell’Evento Voci rosa dal Passato, presso il “Milan club Aprilia - Herbert Kilpin” del Vallelata Village, ad Aprilia.
Sono intervenuti il Mº Francesco Guadagnuolo, la Prof.ssa Chiara Della Valle, la Prof.ssa Patricia Renzi, moderatrice dell’evento.
Il Mº Francesco Guadagnuolo ha esposto il monumento funerario in memoria di Isabella di Morra, dal titolo: “Isabella di Morra: Poesia, Amore e Morte” mentre la Prof.ssa Chiara Della Valle con la sua conferenza: “La solitudine e la forza della poesia in Isabella di Morra”, ha illustrato la sua vita, ma soprattutto la sua produzione poetica, concentrandosi sulla lettura e relativo commento di ciò che resta del suo cosiddetto Canzoniere.
La scoperta dei suoi versi è avvenuta casualmente a Napoli da parte del libraio Marcantonio Passero, il quale li affidò allo scrittore Ludovico Dolce, che li inserì tra le Rime di diversi illustri signori napoletani. Successivamente, le sue poesie apparvero in Rime diverse d’alcune nobilissime, et virtuosissime donne di Lodovico Domenichi. Riscossero un certo successo negli ambienti letterari del tempo. Poi caddero in oblio, finché Angelo de Gubernatis, agli inizi del ’900, le riscoprì. Benedetto Croce le dette la notorietà approfondendo lo studio e la critica della sua poetica.
Isabella di Morra fu attratta da un certo petrarchismo, giungendo a produrre versi originali, nei quali mostrò avversione per la società arretrata di quel tempo nella quale dimorava. Ella aveva un’incolmabile voglia di manifestare la sua emancipazione di donna e di poetessa e un’insofferenza verso tutto ciò che esprimeva violenza. Studiata come uno dei poeti più validi del Rinascimento, anticipatrice del Romanticismo, Isabella di Morra sembra aver stimolato Giacomo Leopardi nella stesura di alcune delle sue poesie più famose.
Si tratta di un’eroina della letteratura italiana, talvolta adulata, talvolta dimenticata solamente perché donna. La sua fama è comunque legata alla sua tragica fine, infatti, fu massacrata dai fratelli solamente perché sospettata di una relazione amorosa clandestina, che oggi diremmo vittima di “femminicidio”.
Dice la Prof.ssa Della Valle: «La volontà di celebrare questa figura femminile rinascimentale, essendo da tempo appassionata e studiosa di poetesse dimenticate, mi hanno spinta, anche con varie pubblicazioni, di occuparmene, non potevo non coinvolgere il grande Maestro Francesco Guadagnuolo, che da anni si occupa proprio del connubio “Arte e Poesia”, realizzando diverse opere di importanti poeti del ’900, ed oggi con il suo monumento è come se avesse voluto dare una degna sepoltura alla grande poetessa Isabella di Morra, poiché neanche il corpo sarebbe mai stato ritrovato, nonostante l’impegno di Benedetto Croce di cercarlo a Valsinni nel Castello abbandonato. Del caso però non comparve niente, e venne favorita la legenda del fantasma della poetessa, che vagherebbe tra i resti del Castello in cui è avvenuto l’omicidio».
La scultura di Guadagnuolo è un’opera visionaria, drammatica ed evocativa ed è composta da due esili braccia auree di Isabella protese idealmente e spiritualmente verso l’alto in segno d'invocazione che sostiene il suo cranio dal candito biancore simbolo di purezza. Le tensioni delle braccia escono dalla Madre Terra come dire “eccomi sono riapparsa” con il suo teschio gravato di rabbia e pathos. L’opera è come fosse un’apparizione della stessa Isabella, ci osserva come se volesse ancora parlare e declamare, attraverso la poesia, tutto il suo dolore esistenziale e invoca rivalsa. Quello che colpisce di questa scultura è il verticalismo, ovvero una composizione strutturale che si erge dal basso verso l’alto dando un senso di leggerezza e di silenzio. Guadagnuolo con il suo monumento funebre vorrebbe offrire alla poetessa, nella sua insaziabile infelicità, una tomba che non ha mai avuto per una corretta e degna sepoltura. La targa funeraria è incisa e installata nella tomba ideale di Guadagnuolo con uno scritto di Isabella di Morra che recita: “Torbido Siri, del mio mal superbo, or ch'io sento da presso il fine amaro, fa' tu noto il mio duolo al padre caro, se mai qui 'l torna il suo destino acerbo. Dilli com’io, morendo, disacerbo l'aspra fortuna e lo mio fato avaro…”.
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