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La tratta: sogno o realtà? |
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13/05/2011 | Carmela volge il suo sguardo luminoso e sincero al sole, che in questa mattina di luglio pare levarsi più in fretta del solito sullo Ionio perfettamente piatto, come in un dipinto. Placido e silenzioso, se non per i piccoli sbuffi schiumosi che l’onda emette tuffandosi sull’arenile dorato, il mare manda il suo alito fresco a stemperare l’afa incipiente del giorno. L’agrumeto, spoglio dei suoi frutti, arriva fino quasi alla battigia e l’intenso verde delle foglie esalta di contrasto l’azzurro splendido del cielo lucano. La contadina comincia piano, accordando la voce al canto mattutino degli uccelli, ad intonare una triste melodia: è il tempo della raccolta delle pesche. La mano che si riempie non già dei sogni, delle speranze e delle fatiche della primavera ma di frutti succulenti che potranno essere venduti ad un buon prezzo data la qualità e la stagione. Più in là campi di fragole, distese di ortaggi, piantagioni di agrumi e piccolissima, proprio al centro del mare blu, come un puntino bianco si muove lenta una vela, sospinta dalla docile brezza. Con Carmela altri contadini e braccianti si affrettano a compiere l’opera di raccolta in una corsa frenetica contro il tempo: alle nove infatti passerà il treno e le cento casse, già tutte prenotate, dovranno partire. Oggi stesso quei frutti dalla buccia gialla e rossa che sembrano essere sul punto di scoppiare tanto appaiono rigonfi di polpa e turgidi all’esterno, verranno esposti nei negozi della Val D’Agri, della città di Potenza e del Vallo di Diano, e già in serata potranno adornare le tavole imbandite dei lucani e dei campani. Il tempo passa in fretta e quella moltitudine di mani, quel coro di voci festanti si appressa a trasportare i contenitori ricolmi di frutti sul furgoncino che li porterà alla stazione. La bella padrona sbuffando, scuote felice il crine e abbracciando i suoi operai con uno sguardo riconoscente fa cenno al fattore di annotare le ore di lavoro dei braccianti.
Si conoscono tutti, quegli uomini e quelle donne: la terra li sfama, li sostiene e li rende fratelli. Il lavoro gratifica gli animi e tonifica quei corpi che si muovono e si affaticano per uno scopo che va oltre il puro e semplice guadagno: è la loro vita. Viene portato un termus ed ecco il buon caffè della Gina, due chiacchiere ancora e poi via, alla stazione. A Carmela, la “padrona”, batte forte il cuore perché sa che al treno ci sarà anche Salvatore, il suo bel pescatore. E se oggi non venisse? Lei si chiede nel segreto dei propri pensieri. Se ci fosse suo fratello? che delusione! Ma non voglio pensarci, tanto tra poco lo saprò. Il furgone procede sobbalzando sulle buche della strada sterrata, poi accede con prudenza alla SS 106 e quindi, in breve tempo, ecco che appare lo scalo merci della stazioncina di Scanzano Ionico. Una ressa di mercanti si trova già sul piazzale e Carmela fatica non poco ad ispezionare uno per uno quei volti di contadini, pescatori, commessi e commercianti, alla ricerca impaziente e quasi disperata, del suo amore. Ecco Rocco, con la coppola a quadrettini anche con questo caldo; Pasquale, con l’Ape piaggio e i pantaloni di mimetica ormai laceri e Giovanni, che poi è il cugino di Salvatore; ah ecco! Ma che: neanche quello è lui. Ma dov’è finito? Perché non è ancora arrivato. Il cuore comincia a battere ancora più forte ma questa volta per la preoccupazione: e se gli fosse accaduto qualcosa? Questo pensiero però, non ha il tempo di prendere forma che il rumore inconfondibile dell’auto-frigo di Salvatore richiama la sua attenzione ed ecco che il cuore innamorato a poco a poco rallenta e si placa. Il ragazzo scende e senza accorgersi della donna, comincia a salutare gli astanti: i binari emettono bagliori infuocati sotto il sole fattosi cocente. È la tratta Scanzano – Atena, con scali a Ferrandina bivio, Caprarico, Sant’arcangelo, Missanello, Armento, Spinoso, Montemurro, Viggiano, Villa D’agri, Paterno, Marsico Nuovo, Brienza, Atena, che attende passeggeri e merci. Proprio su quel treno Carmela, due mesi fa, ha conosciuto il suo pescatore. La sua vita di giovane donna è cambiata proprio attraversando quella terra che passa gradatamente dai paesaggi brulli cosparsi di macchia e di coltivazioni tipiche della “Bassa” alle lussureggianti colline tappezzate di ulivi e da qui sbuca, quasi per incanto, passando ai piedi dei faraglioni di Sant’Oronzo, tra le montagne imponenti della Media ed alta Val D’Agri. Questi monti, dalle cime innevate fin quasi a giugno, circondano lo splendido bacino del Pertusillo: luoghi che sembrano fatti ad arte per gli innamorati dove i tramonti riempiono l’intero aere dei loro colori, caldi e solenni, e gli antichi castelli posti sulle sommità dei borghi antichi sembrano usciti da un libro di fiabe. Tutti e due, Carmela e Salvatore, si erano messi in viaggio, quel giorno, per le commesse. Entrambi erano diretti a Potenza. La locomotiva filava allegra trascinandosi dietro i lunghi vagoni carichi di uomini e di cose. I paesaggi cambiavano in fretta e così i colori. Il finestrino dello scompartimento era aperto e i capelli corvini di lei si sollevavano leggeri attirando l’attenzione degli occhi sinceri di Salvatore nei quali si specchiavano le verdi acque del lago. La prima carezza, un contatto casuale tra le mani, ara avvenuto in galleria, sotto San Martino; il primo Bacio, una settimana dopo, alla stazione di Brienza, mentre aspettavano la coincidenza per il capoluogo. Insieme hanno scoperto quei posti: paesini arroccati sui fianchi rupestri dei monti o sui cocuzzoli di dolci colline che danno l’impressione, a vederli, di parlarsi dalle sponde opposte della valle. Sempre insieme, da quel giorno, hanno concluso tanti contratti di fornitura con ristoranti e negozi, quegli stessi contratti che forse gli consentiranno di costruirsi una casa e di sposarsi. Il piazzale dello scalo di Scanzano Ionico è ormai assolato e pieno di gente: vi si trovavano accalcati anche turisti e vacanzieri giunti lì via Bari e desiderosi di assaporare, magari per una giornata cibi, aria e atmosfere di quell’entroterra incantato. Dopo i primi convenevoli Salvatore comincia a voltarsi inquieto cercando a sua volta la donna. La scorge seduta e assorta, protetta dall’ombra fresca di un salice fronzuto. Ella gli appare quasi assente, tanto è presa dai ricordi e dai pensieri. Ad un tratto la ragazza si desta quasi richiamata da quello sguardo, e i sorrisi dei due si fondono in un unico, profondo sospiro di speranza e di felicità.
Antonio Salerno |
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