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Viggianello: successo su Rai Uno per l’attore lucano Vincenzo Palazzo

24/01/2019

Vincenzo Palazzo, giovane attore classe ‘93 di Viggianello, è stato tra i protagonisti (nel ruolo di Giovanni), del film di Giacomo Campotti andato in onda martedì sera su Rai Uno e dal titolo “Liberi di Scegliere” (nella foto in basso è il quarto da sinistra). Circa sei settimane di riprese tra Reggio Calabria, la Sicilia e Bari, dove le scene sono state girate in un Tribunale e in un carcere veri, per una pellicola tratta dalla storia vera del presidente del Tribunale Minorile di Reggio Calabria Roberto Di Bella, nella fiction Marco Lo Bianco interpretato da Alessandro Preziosi, che da anni lotta per offrire un futuro diverso ai ragazzi nati all'interno di una famiglia appartenente alla ‘ndrangheta.
Vincenzo vive da 6 anni a Roma e torna dalla sua famiglia a Viggianello 3 o 4 volte l’anno, e non è alla sua prima esperienza nel piccolo schermo. “Due anni fa – ci dice – ho recitato nel Paradiso delle Signore”.
Il liceo Scientifico a Rotonda, poi la frequentazione di un’accademia di recitazione ed ecco arrivare il grande salto. “Fin da piccolo ho sempre prestato molta attenzione ai film, rappresentavano il mio spazio immaginifico”. Ma il suo amore per l’arte tocca anche la musica. “Suono la chitarra da quando avevo 5 anni e prendevo lezioni a Rotonda, il paese dei miei nonni”.
La sua passione per la recitazione, il suo spazio immaginifico, adesso è divenuta qualcosa in più e, probabilmente, questa è la logica conseguenza nella vita di un ragazzo cui non piacciono le banalità e che vuole sentirsi libero. “Mettersi nei panni di qualcun altro credo sia positivo, è una sorta di speranza. Mi suscita una bella sensazione perché vuol dire essere in grado di comprendere un qualcosa che vada al di fuori di te”. Vincenzo approfondisce ancora questo concetto. “Ti consente di superare l’indifferenza che troppo spesso condiziona la nostra società e che mi disturba molto”. Ed è stato questo l’approccio anche per il delicato ruolo di Giovanni. “Io credo che per fare l’attore sia difficile avere dei riferimenti fissi, ma sia necessario essere più aperti possibile. In questo caso io ho semplicemente ascoltato e mi è arrivato, forse perché ho pensato fosse necessario interpretare il personaggio cercando di uscire dallo stereotipo e avvicinandolo all’umanità che ci rende unici e diversi”. E a suo avviso non sempre accade. “Ho notato che invece, ultimamente, i personaggi della malavita fossero troppo stereotipati, mentre io, anche senza fare nulla di eclatante, ho semplicemente cercato di infondere una sensibilità a una vita vissuta, come si è visto, in modo piuttosto doloroso. Non ho mai pensato a un personaggio cattivo, ma a qualcuno che si trovava in una situazione psicologica disarmante, come può capitare a chiunque, cui restituire un po’ di dignità umana”. Che detta così, sembra facile: ma in realtà, ovviamente, non lo è affatto. “In realtà lo è dal punto di vista umano, ossia quello più diretto per esprimere un lato di se stessi o di altri”.
Oltre 4 milioni di telespettatori hanno visto il film: il programma più seguito della serata, anche di più di quello di Adriano Celentano. “Prima non sapevo cosa aspettarmi ma vista la tematica trattata ne sono molto contento, ma ciò che mi ha fatto più piacere è stato l’interesse dimostrato dai giovani. E lo abbiamo potuto toccare con mano nel giorno della presentazione alla Camera alla presenza del presidente Fico”. Un tema che riguarda il Sud, non proprio quello della sua terra, la Basilicata e Viggianello, che Vincenzo definisce “il sud che ancora respira” e verso il quale è legato da un rapporto particolare. “Un po’ travagliato: diviso tra l’amore per la terra in cui sono cresciuto, che mi ha dato davvero tanto e nella quale vivo un senso di bellezza naturale e delle persone; e l’esigenza di evadere da alcuni modi di vivere e di essere, nei quali mi sarei sentito imprigionato”.
E martedì Vincenzo, la bellezza delle persone di cui parla, l’ha percepita tutta. “La Valle del Mercure, che sembra così diversa di Comune in Comune ma che in realtà è uguale ovunque, grazie al film l’ho sentita davvero vicina e mi hanno fatto molto piacere i tanti messaggi e attestati di stima ricevuti. Per me sono un sintomo di umanità, un sintomo di quella bellezza che fa il cambiamento e fa andare avanti le cose perché spero che i loro pensieri non fossero dedicati a me, ma ad una loro visione interiore della vita. I film non cambiano la realtà: ma le persone che li vedono, sì”.

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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