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Sentirsi a casa, lontani da casa in un progetto di Pasquale Giannelli |
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17/10/2018 | In un film del 1933 di Rouben Mamoulian, la regina Cristina (interpretata da Greta Garbo), costretta a lasciare per sempre la Svezia, tocca e osserva ogni angolo della stanza per ‘’imprimerla nella sua memoria’’. Una scena ripresa anche da Bertolucci nel film ‘The Dreamers’. Sono i ricordi di luoghi, di sensazioni e di istanti che ci ricordano una parte della nostra vita dalla quale, per sempre o per un periodo di tempo, dobbiamo allontanarci. E sono sempre ricordi legati a qualcosa di materiale, di 'avvertibile': il panorama che si vede dalla finestra di casa dei genitori, il colore di una coperta, il profumo del sugo appena fatto, la lampada accesa in salotto. E, comunque, quando torneremo in quei luoghi molte cose saranno cambiate ma gli odori, i particolari, le tipicità ci riporteranno esattamente al punto di partenza. Sembra essere questo uno dei concetti alla base di un progetto di un giovanissimo lucano, senisese, Pasquale Giannelli, innamorato della fotografia ed ora promotore di “Abitare se stessi”. Un libro di scatti e di parole, che non sarà difficile comprendere per le tantissime persone che, a 19 anni, hanno lasciato la sicurezza del proprio piccolo paese per cercare altrove realizzazione.
Partiamo dal significato della parola che 'apre' il concept del tuo progetto: ''abitare''. Che vuol dire?
Ho dato ad "abitare" un significato che si discosta dal senso stretto del termine. Abitare perché, quando si vive in un luogo, non significa soltanto essere posizionati in quel punto preciso; significa farne parte, interiorizzare le tradizioni e lasciare che sia quel posto a vivere dentro te.
Cosa ha significato, per te, allontanarti dalla tua terra per seguire i tuoi sogni? E quali sono questi sogni?
Allontanarmi dalla mia terra ha comportato che mi allontanassi, di conseguenza, dalla mia famiglia e dai miei cari. Mi ha allontanato dalla mia vita di sempre, tra sicurezze e comodità. Molto spesso mi ha fatto desiderare cose che magari prima ritenevo scontate, ad esempio il cibo tipico o la spensieratezza che si ha in un paesino come Senise. D’altro canto la lontananza non porta solo cose negative, anzi, è maestra di vita. Aiuta a crescere e a seguire i propri sogni. Il mio è quello di lavorare nella fotografia, e di studiarla innanzitutto, cosa che mi è stata possibile soltanto grazie a questa scelta.
Il distacco è stato più un ''volo'' o più un nostalgico e duro allontanamento dalle radici?
Andare via di casa a 19 anni è sicuramente un’esperienza che chiunque dovrebbe fare. All’inizio può sembrare quasi un gioco, evadere dalla vita di sempre, essere indipendenti, sentirsi adulti. Poi casa inizia a mancare quando, magari, ci troviamo davanti ad un ostacolo e dobbiamo cavarcela da soli. In parole povere, è stato entrambi, un "volo" perché mi ha dato la possibilità di esprimermi nel miglior modo possibile (cosa che a Senise non avrei potuto fare) e un allontanamento dalle radici, seppur non radicale, anche perché nella mia stanza, a Roma e a Milano, c’è sempre "na sert i zafaran" appesa al muro.
Quali sono gli elementi che ritornano sempre in questo tuo ''viaggio''?
I paesaggi sicuramente sono molto presenti attraverso un gioco; due paesaggi, uno romano l’altro lucano, che quasi si uniscono a formare un unico panorama. Questo avviene soprattutto nella prima parte del libro. Sono presenti molti oggetti legati alle nostre usanze e cose che per me significano molto, come il quadro della natività appeso sopra il letto di mio nonno, una coperta che sa di casa o la mia famiglia. L’elemento che in questo caso ritorna spesso è legato all’intimità, al calore di una casa non intesa come tetto, ma come un "luogo" sicuro.
Intorno a questo progetto c'è un crowfunding? Chi e come può aiutarti?
Si, ho avuto una proposta di pubblicazione da una casa editrice indipendente e insieme abbiamo pensato che la soluzione migliore fosse il crowdfunding. Fortunatamente sto avendo il sostegno di molte persone, che vorrei ringraziare anche qui.
Chiunque può partecipare, con una donazione libera e ognuno riceverà una ricompensa che può essere scelta direttamente dal sito in base alla quota donata. Fare un crowdfunding non è facile, ma consiglio a chiunque abbia un’idea, un progetto o un sogno in generale di creare una campagna.
Ma, insomma, che cosa è ''abitare se stessi''?
"Abitare se stessi" è la voglia di non staccarmi mai dalle mie radici e, anzi, valorizzarle portandole sempre con me, facendole conoscere. È un rifugio dalla nostalgia e soprattutto è un modo, seppur per il tempo occupato a sfogliarlo, di tornare a casa, lontani da casa. Non è un rimpiangere l'essere andato via, ma una presa di coscienza delle mie origini che assieme alle esperienze fatte "fuori casa" mi hanno fatto diventare la persona che sono.
https://it.ulule.com/abitaresestessi/
Mariapaola Vergallito
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