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'U scaliello d’Orlando': a Gallicchio rivive la tradizione |
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10/08/2018 | Grandissimo successo ieri sera a Gallicchio per la messa in scena de "U scaliello d’Orlando".
A curare il tutto, a partire dalla regia, sino all’accensione materiale dei falò che hanno illuminato le scene e creato atmosfere d’altri tempi, Giulia Gambioli della compagnia teatrale de "La Mandragola teatro" di Marsicovetere.
"U scaliello d’Orlando" (Lo scaliello di Orlando) è un progetto culturale promosso dalla Pro-Loco, in collaborazione con l’amministrazione comunale, Regione Basilicata e APT (Azienda di promozione turistica).
Il lavoro rientra nell’ambito del progetto regionale dedicato alla conservazione del patrimonio dei beni intangibili.
Nello spettacolo si racconta della distruzione di Galliclus, l’antico villaggio situato nell’area denominata Gallicchio Vetere, all’epoca inaccessibile a chiunque non fosse suo abitante in quanto solo questi ne conoscevano l’ingresso segreto, e saccheggiato e dato alle fiamme dai Saraceni guidati da Orlando solo dopo che questi, con l’inganno, convince un pastore a introdurlo in paese.
Una volta all’interno Orlando e il suo luogotenente Karim uccidono l’ingenuo pastore e dopo aver chiamato il proprio esercito di sanguinari dà il via all’eccidio.
Non si salveranno che poche decine di persone che nel momento della barbarie si trovavano fuori le mura amiche.
Ed è tra loro e la disperazione che li circonda -alla vista dei corpi martoriati dei propri cari e le macerie e le ceneri cui son ridotti i pochi averi -, che irrompe uno straniero e strano viandante.
Si tratta di Aldrigo, il franco cavaliere pellegrino, il quale abbandonati gli agi e i privilegi di cui gode in patria, essendo tra i più amati dal proprio re e dove però si sente come "Uccello prigioniero in una gabbia d’oro", è partito alla ricerca della risposta di Dio affinché gli indichi il proprio futuro e dalla cui voce si sente chiamato.
Ancora uno straniero dunque giunge a Galliclus. Ancora una volta arriva dal navigabile fiume Agri come già fu per Orlando e ancor prima per Annibale che fece "risuonare il ferro delle spade".
Questa volta, però, lo straniero non arriva con la spada e la brama dell’avere ma con nel cuore la sua smania gioiosa di "restituire qualcosa alla vita".
Porta con sé il fascino potente della parola che userà per infondere speranza tra quei pochi superstiti dal "cuore stanco" i quali si sentono "come fantasmi di una vita ora sommersa" e con la forza di essa, a spronarli a partire; ad abbandonare luoghi di morte e spingerli a piantare in terre fertili il seme della vita. "Perché tutto ciò che è vita si muove e soltanto ciò che è morto è fermo ".
Dirà ancora loro, il pellegrino, di "Seguire l’esempio dell’acqua che scorre, del vento che soffia, del sole che sorge e tramonta, delle piante e degli alberi che crescono, degli animali che corrono e giocano, […].
Ed essi partono! Dando vita così a nuovi insediamenti e da cui oggi la nuova Gallicchio.
Ed è stata la quasi totalità dei gallicchiesi ad avvertire le forti emozioni che i protagonisti, tutti attori del posto, unitamente ad alcuni dei paesi limitrofi, hanno saputo trasmettere al pubblico presente.
Emozioni rese ancora più vive grazie al pregevole lavoro di regia dove i dialoghi si svolgono tra i paesaggi, gli anfratti; il fiume in giù e le cime in alto passando dalle grotte, tra cui quella dell’incolpevole pastore locale e dalla maestosità della cattedrale in quel territorio lontano dove il cavaliere Aldrigo è raccolto in preghiera.
La grande partecipazione di pubblico locale -da registrare altresì la presenza di tanti provenienti dal paesi limitrofi- è la conferma della validità del cammino che Pro-Loco e l’Amministrazione comunale da alcuni anni hanno intrapreso. Cammino che trova ancor più sostanza nell’affidare i progetti teatrali sì a professionisti del settore, qual è la regista Giulia Gambioli, ma chiedendo alla stessa di avvalersi di cittadini del posto cui affidare le parti e i ruoli.
Da registrare a proposito, accanto alla grande crescita di quanti ormai da anni si dedicano all’arte del teatro, la partecipazione di volti nuovi.
Elementi, quest’ultimi, che oltre a rassicurare circa la continuità, danno percezione di come i gallicchiesi siano sempre in cammino e del loro rifiuto a fermarsi.
"Perché tutto ciò che è fermo è morte, mentre vi è vita e vitalità in quanti si muovono e camminano", per dirla con la forza e il messaggio del cavaliere pellegrino.
Va poi sottolineato, come hanno riferito sia il sindaco, Antonio Salerno, che il presidente della pro-Loco, Vincenzo spina, come a proporre da sempre la valorizzazione del racconto della distruzione di Gallicchio Vetere sia stato uno tra i cittadini appassionati di storia locale, Luigi Volpe.
Paolo Sinisgalli
Redazione-Agri - Lasiritide.it
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