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Don Marcello Cozzi su anniversario Vincenzo De Mare |
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25/07/2018 | A Vincenzo, venticinque anni dopo
Quel trasporto non lo volevi fare, avevi paura. “Non è che qualcuno poi da qualche ponte mi spara?”, dicesti preoccupato al tuo interlocutore. L’aria era diventata irrespirabile, la situazione pesante. “Tu che sei nell’ambiente, mica mi possono fare qualche scherzo?”, chiedesti un giorno a quell’amico che poi invece dinanzi ai magistrati ti volterà le spalle. Tu sapevi cose che nessuno sapeva, avevi visto cose da far accapponare la pelle: “se dico una sola parola su quello che fanno allo stabilimento li faccio saltare a tutti quanti”, confidasti a tuo fratello.
Ed invece poi sono stati loro a far saltare te. Come fanno sempre, come fanno con quelli che li possono smascherare. Come fanno con chiunque gli si mette di traverso, come fanno quando devono difendere i loro affari sporchi.
Ma tutto sommato non ci sono riusciti completamente.
È vero, venticinque anni dopo nessuno ha pagato per il tuo omicidio, ma è anche vero che in fondo dalle carte dell’inchiesta una mezza verità spunta. E in questa Basilicata che non sempre ci ha restituito verità giudiziarie, noi continuiamo a pensare che prima o poi si scriveranno di sicuro almeno le verità storiche.
Ed ora che anche dalle tue parti, nel Metapontino, dopo anni di attentati e di intimidazioni iniziamo a scorgere e a toccare con mano una presenza dello Stato diversa rispetto agli anni delle sottovalutazioni, chissà che prima o poi qualcuno con l’uniforme addosso non ritorni fra quelle carte e finalmente possa renderti giustizia.
Per te, per i tuoi figli e per tua moglie Nicolina che finché ha camminato sulla faccia della terra non si è mai messa “l’anima in pace” come in tanti la invitavano a fare e come in tanti ancora oggi ci invitano a fare.
don Marcello Cozzi
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